L’arte contemporanea è in un continuo dibattito fra provocazione degli artisti e critica dell’opinione pubblica. Tutti abbiamo sentito, o abbiamo detto almeno una volta: ”Questa è arte?’’ ”Potevo farlo anche io!’’ ”Costa così tanto?’’.

Ciò che ignoriamo è che questo fatto è sempre esistito. In ogni epoca storica, la critica e gli artisti stessi rinnegano, sia la forma artistica che gli precede, per potersi distaccare da essa, sia quella che minaccia di rubargli il posto: è un continuo ciclo di scandali e scomunicazioni, intervallate da un breve spazio di accettazione. Il caso più eclatante degli ultimi anni, è stato un vero e proprio fenomeno mediatico, oggetto di forti critiche e soggetto di tante campagne pubblicitarie è l’opera Comedian di Maurizio Cattelan.

Il ”fil rouge” dell’arte contemporanea: la provocazione

Ma è veramente un episodio così isolato da poter creare un tale eco di disapprovazione?  La domanda è di facile risposta: no. Ovviamente l’opera di Cattelan è stata una provocazione, come tutta la sua produzione artistica, basti pensare all’opera America: un water perfettamente funzionante realizzato in oro 18 carati. L’evoluzione dell’arte dei nostri giorni è contraddistinta da una continua critica alla società moderna fondata su vizi, tabù e su cui sovrana il politicamente corretto.

Da sempre ciò ha contraddistinto i movimenti artistici di questi ultimi 80 anni di storia dell’arte. Come non pensare al famosissimo episodio in cui Marina Abramović, grande rappresentate della Performance Art, subì violenze durante la mostra ”Rhythm 0” ospitata dallo Studio Morra di Napoli. Questo evento rivelò la vera indole dell’uomo. Nelle prime ore dello spettacolo il pubblico interagì poco in l’artista.

Arte contemporanea e provocazione: il caso di Marina Abramovic alla mostra Rhythm 0

Quando si resero conto che l’Abramović non opponeva resistenza la trattarono come un vero e proprio oggetto, a tal punto che rischiò anche la vita. Trascorse le sei ore, il tempo era scaduto, l’artista si mosse e al vedere il corpo prendere vita, molte persone presenti nella sala si affrettarono ad uscire. Questo accadeva nei primi anni degli anni ’70, ma i comportamenti dell’uomo sono sempre molto attuali: chi molesta e si discolpa quando viene denunciato; il nero vittima di razzismo; l’omosessuale picchiato in metro perché si tiene per mano col proprio amat*. 

La maggior parte scappa davanti alle proprie colpe. La domanda ora sorge spontanea: è l’arte il vero problema? Sono gli artisti i presuntuosi che vendono dei veri e propri oggetti industriali a migliaia di dollari? O questi ultimi riflettono solamente la società in cui viviamo?  Una società individualista, non curante del prossimo, in continua decadenza, un mondo in cui non vengono accettati uguali diritti fra essere umani. Una questione tanto spinosa, quanto semplice da risolvere se ci si pensa. 

Federica Tocco

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