Ad una settimana dal presunto attacco chimico che ha coinvolto la città di Duma e sulla cui paternità si sta ancora discutendo, Donald Trump ha deciso, come aveva anticipato, di fare pagare amaramente il gesto attribuito al regime di Assad.

Nella notte (le 3 in Italia), Stati Uniti, Regno Unito e Francia hanno fatto partire un attacco congiunto e concordato nei confronti di alcuni obiettivi sensibili in Siria. L’attacco missilistico, durato circa un’ora, ha colpito alcuni siti di produzione e deposito di sostante chimiche, quelle che si ritiene siano state usate da Assad.

Colpire gli arsenali chimici non sovvertire il regime di Assad

Mentre i primi missili tomahawk stavano per colpire i tre obiettivi, situati a Damasco e a Homs, Donald Trump annunciava alla nazione intera ciò che in diretta stava succedendo. “Il destino di Assad dipenderà dalla sua gente” – ha detto Trump, definendo poi Assad come un “mostro“.

 “Questo è un chiaro messaggio per Assad” – ha sottolineato il segretario americano alla Difesa, l’ex generale James Mattis – Lo scorso anno il regime di Assad non ha compreso bene il messaggio. Così questa volta abbiamo colpito in maniera più dura insieme ai nostri alleati. E se Assad e i suoi generali assassini dovessero perpetrare un altro attacco con armi chimiche, dovranno rispondere ancora di più alle loro responsabilità“.

Gli obiettivi sarebbero stati colpiti, senza gravi conseguenze per i civili. Per ora l’attacco non dovrebbe essere soggetto a repliche ma gli Stati Uniti fanno sapere che se Assad non desisterà dalla sua condotta le prossime azioni potranno essere ancora più pesanti.

La reazione di Siria e Russia

Assad minimizza quanto accaduto, ma per Mosca, tra i principali alleati, la reazione è più dura.
Le azioni degli Usa e dei loro alleati non resteranno senza conseguenze” – ha replicato l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov.
Bisogna essere davvero eccezionali per colpire la capitale della Siria proprio nel momento in cui si è guadagnata una possibilità di avere un futuro pacifico” – ha scritto in un post su Facebook la portavoce del Ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova.
Dai portavoce russi l’accusa di non essere stati anticipatamente informati dell’attacco, anche se diversi osservatori internazionali sostengono che gli obiettivi, per evitare ulteriori incidenti diplomatici, erano stati già concordati con la Russia.

Regno Unito e Francia a fianco di Donald Trump

Da sottolineare l’appoggio forte e deciso da parte del Regno Unito e della Francia, le quali avevano già anticipato la volontà di non lasciare impunito l’attacco chimico di Duma. Proprio ieri il presidente francese, Emmanuel Macron, aveva comunicato di avere le prove che quanto accaduto a Duma la settimana scorsa era da imputarsi ad un attacco chimico condotto dal regime di Assad. Dalla Russia, invece, la smentita: il Ministero della Difesa russo aveva invece sostenuto di avere le prove di un coinvolgimento della Gran Bretagna nell’organizzazione dell’attacco di Duma.

La linea rossa fissata dalla Francia nel maggio del 2017 è stata superata – ha scritto Macron su Twitter -. Quindi ho ordinato alle forze armate francesi di intervenire questa notte, nell’ambito di un’operazione internazionale congiunta con gli Stati Uniti d’America e il Regno Unito e diretta contro arsenali chimici clandestini del regime siriano“.

Ho ordinato alle forze britanniche di condurre attacchi coordinati e mirati per ridurre il potenziale dell’armamento chimico del regime siriano e dissuaderne l’uso” – si legge invece in una nota sul Downing Street relativamente alle parole pronunciate dalla premier Theresa May.

Da più parti l’accusa di non aver rispettato le leggi internazionali e di aver agito sconsideratamente, senza attendere il verdetto degli ispettori dell’Opac. Inoltre, Trump non avrebbe chiesto le autorizzazioni, previste dalla legge, al Congresso americano ma avrebbe invece agito in piena autonomia e discrezionalità. La Nato ha però sostenuto positivamente l’azione bellica degli Stati Uniti, Francia e Regno Unito.

Di Lorenzo Maria Lucarelli