Si è consegnato stamattina presentandosi negli uffici dell’Fbi, dopo essersi rifiutato, nelle scorse settimane, di testimoniare sull’assalto a Capitol Hill del gennaio scorso. Steve Bannon, l’ex stratega di Donald Trump, è adesso in stato d’arresto, visto che risulta incriminato per oltraggio al Congresso avendo negato la sua collaborazione alla commissione della Camera che sta indagando sull’invasione dei sostenitori dell’ex presidente del 6 gennaio scorso. Già oggi l’ex direttore del sito di estrema destra Breitbart dovrà comparire in tribunale e davanti alle telecamere ha dichiarato: “Stiamo abbattendo il regime di Biden. Voglio che voi, ragazzi, restiate concentrati sul messaggio. Questo è tutto rumore”. Sono due i capi d’imputazione a suo carico: oltre a quello di oltraggio al Congresso c’è anche quello per non aver consegnato i documenti richiesti, invocando il fatto che Trump ha invocato il privilegio esecutivo sugli atti della sua presidenza.
Se condannato, Steve Bannon rischia fino a un anno di carcere e una multa fino a 100mila dollari. Nel rifiutarsi di testimoniare, l’ex guru – che il giorno precedente all’assalto nel suo podcast aveva dato indicazioni precise sulla volontà di azioni clamorose – si era appellato al privilegio esecutivo, invocato da Trump in qualità di ex presidente per rifiutarsi di consegnare alla commissione i documenti della sua amministrazione. Architetto della vittoria elettorale del 2016, soprattutto grazie all’attivismo del sito di estrema destra che dirigeva, Bannon ha poi avuto una breve stagione come stratega alla Casa Bianca, da dove è stato licenziato nell’agosto del 2017, sull’onda dell’ondata di allontanamenti ai vertici dell’amministrazione voluta proprio da Donald Trump. Lo scorso anno è stato arrestato ed incriminato dai federali per aver frodato i sostenitori di una campagna per raccogliere fondi privati per la costruzione del Muro sul confine con il Messico.
Con l’incriminazione il Dipartimento di Giustizia di Joe Biden si trova di fronte al difficile test di perseguire uno dei maggiori consiglieri di un ex presidente americano, rischiando di spaccare ulteriormente l’opinione pubblica.
La posizione del Dipartimento di Giustizia – “Dal primo giorno in cui ho assunto l’incarico, ho promesso ai funzionari del Dipartimento di Giustizia che avremmo mostrato agli americani che il Dipartimento rispetta la legge, si basa sui fatti e sulle norme e punta a una giustizia uguale per tutti. Le accuse di oggi riflettono questo impegno”, ha affermato il ministro della Giustizia, Merrick Garland, criticato per la lentezza dell’azione contro Bannon dopo che la Camera, votando l’oltraggio al Congresso, aveva rimandato il caso alle autorità federali.