Assassinio sull’Orient Express (Murder on the Orient Express) è un romanzo giallo scritto da Agatha Christie nel 1934. Dal libro sono stati tratti diversi adattamenti cinematografici di cui il celebre del 1974 e uno uscito da poco in questi giorni sotto la regia di Kenneth Branagh.

Il film, della durata di circa un’ora e mezza, vede nei panni del protagonista il detective Hercùle Poirot (pronunciato alla francese), uomo brillante nel trarre deduzioni determinanti per la risoluzione di casi delittuosi.

Di investigatori dalle capacità straordinarie ne abbiamo già visti: ricordiamo il personaggio di Sherlock Holmes nella triplice interpretazione di Robert Downey Junior,  Benedict Cumberbatch e Ian McKellen.

Il film ci presenta Poirot come un uomo arrivato alla mezza età, che ama i romanzi di Charles Dickens e adora prendersi cura di due bei baffi (che qualcuno nelle recensioni non ha esitato a definire un po’ hipster).

Ovviamente è un uomo estremamente sicuro delle proprie doti ma forse è proprio per questa sua maestria nel risolvere casi che sembra essere gravato dalla stanchezza.

Il peso dell’onere della giustizia, di dover sempre correre dietro a un nuovo delitto da svelare, lo hanno indotto a prendersi una vacanza per riposare la mente e lo spirito.

Peccato che la vacanza venga interrotta prima ancora di aver avuto inizio: Poirot viene convocato a Londra dal governo britannico per occuparsi di alcune misteriose indagini.

Dato che lo scenario su cui si apre il film è Gerusalemme per recarsi in Regno Unito deve muoversi fino a Istambul; da qui sanità a bordo di una leggenda dei mezzi di trasporto, il favoloso Orient Express.

Il tempo in cui hanno luogo gli eventi è il 1934, periodo storico a cavallo tra le due guerre mondiali, momento in cui si raccolgono le tensioni sopite in procinto di scoppiare pochi anni dopo.

Non siamo più nella belle époque ma il suo spirito è rimasto quasi inalterato a bordo del “re dei treni, treno dei re”. L’Oriente Express era nato nel 1883 dalla geniale intuizione del banchiere belga Georges Nagelmackers, insieme alla collaborazione dello statunitense George Mortimer Pullman. Il convoglio è un’esperienza di viaggio all’insegna del lusso e del comfort, mettendo i propri servigi a disposizione di una schiera di VIP di prim’ordine.

Ed è tra l’altro un cast stellare quello a bordo delle sontuose vetture: Johnny Depp, Michelle Pfeiffer, William Dafoe, Judi Dench, Penelope Cruz, Daisy Ridley (al cinema in questi giorni anche in Star Wars VIII: The Last Jedi).

Poirot non riesce a rilassarsi e trarre giovamento dalle comodità offerte perché la prima notte viene compiuto un omicidio a bordo.

Paradossalmente, più avanza nelle indagini più si trova ingarbugliato in una rete di intrighi; per la prima volta da anni non riesce facilmente a venire a capo del crimine, dal momento che nessuno sembra pienamente innocente ma neanche del tutto colpevole.

Quando crede di aver trovato un indizio si ritrova fra le mani una prova ambigua; dubbio, confusione, scoraggiamento sono emozioni nuove per il detective belga.

In un delitto conta sempre il movente: cosa ci guadagna l’assassino dalla morte di un uomo ?

La risposta a questa domanda lo porterà alla fine del film a rivelare la soluzione ad un enigma apparentemente inestricabile legato al famigerato Caso Armstrong (si parla di eventi tragicamente reali).

La performance di Kenneth Branagh nei panni di Poirot si prospetta come convincente per chi non abbia letto il libro o preso visione del film omonimo del ’74 (come lo scrivente); parimenti si può dire la stessa cosa degli altri attori.

Una nota di plauso deve essere fatta per la fedelissima ricostruzione degli interni del treno: la cura quasi maniacale per il dettaglio ha dato i suoi frutti, rendendo quasi gli spettatori partecipi della magia e del richiamo esotico di una realtà d’altri tempi inaccessibile ai più.

Un piccolo appunto riguarda una scena verso la conclusione del film.

Quando i dodici personaggi sono riuniti intorno a un lungo tavolo orizzontale in attesa delle conclusioni a cui è arrivato Poirot si ha come l’impressione di un déjà-vu : vi ricorda qualcosa L’ultima cena di Leonardo Da Vinci ?

Questa supposizione potrebbe sembrare azzardata, dal momento che in primis nell’opera del Maestro del Rinascimento italiano a sedere a tavola sono non dodici bensì tredici persone, contando anche Gesù.

Tuttavia è una composizione, oltre che una disposizione, interessante e suggestiva: il momento dell’ultima cena è il momento in cui Gesù si congeda ufficialmente dai suoi compagni. È il suo modo di rivelare una verità amara ma innegabile: presto giungerà la sua ora e sarà per mano di uno dei suoi fedeli.

Allora ognuno degli apostoli si alza, si batte i pugni al petto, giura che mai e poi mai avrebbe tradito e condannato il suo mentore; si levano accese discussioni per riuscire a capire chi potrebbe essere, il clamore crea una sorta di simmetria alla destra e alla sinistra di Cristo.

Nel caso (più profano) dell’Assassinio sull’Orient Express, la tavolata riflette una certa unità: non vi è separazione o diffidenza tra gli astanti. Pur con la consapevolezza che al tavolo sieda un assassino, tutti quanti appaiono posati, uniti in una dignità composta e solenne.

Potreste pensare : “Non sarà paura? Incertezza, una sorta di freddezza per guardarsi le spalle e rimanere in guardia?”

L’umile opinione del sottoscritto potrebbe creare qualche problema a chi non abbia ancora potuto recarsi a vedere il film; limitiamoci a dire quindi che solo a posteriori, dopo che il mistero sarà svelato, la mia proposta di lettura è in grado di acquisire un valore ed un senso logico.

Qualche piccola curiosità della storia del treno.

Dall’anno del suo primo viaggio il treno acquista allora una fama di tutto rispetto, alimentando il fascino del mito del Vicino Oriente: la tratta prevede partenza a Parigi e sbarco finale a Costantinopoli (alias Bisanzio, alias Istambul).

Viaggiatori della ricca borghesia godono di questo gioiello sempre in servizio, tenuto conto che le uniche interruzioni che subisce sono dovute alla due guerre mondiali.

Il declino dell’Orient Express inizia dopo la Seconda Guerra Mondiale a causa del boom dei viaggi in aereo, facendo sì che l’ultima corsa del treno avvenga nel 1977. I vagoni sono messi all’asta e venduti per gli scopi più disparati: vengono esposti nei musei, adibiti a ristoranti, usati come postriboli.

Chi ha cambiato le cose fu James B. Sherwood che dopo l’acquisto di due vagoni-letto ad un’asta di Monte Carlo si mise a caccia dei vagoni rimanenti, collezionandoli uno dopo l’altro fino a riunire il convoglio.

Il treno ritorna in vita nel 1982 con il nome Venice-Simplon Orient Express con servizio tra Venezia e Parigi/Londra.

Al giorno d’oggi è ancora possibile usufruire dell’Orient Express ma se foste interessati vi conviene mettere qualche risparmio da parte, dal momento che si può arrivare a spendere quasi 8.600€ per le tratte più lunghe.

In fondo, sognare non costa nulla.

  • Alessandro Mannarini