Quetta, Pakistan sud-occidentale: autobomba con 75 kg di esplosivo, numerose vittime e feriti in crescita.

E’ in crescita il numero di morti e feriti causati dall’esplosione di un ordigno vicino al commissariato principale di polizia di Quetta, capoluogo della provincia meridionale pachistana di Baluchistan. Inizialmente la stima era di 5 morti e 14 feriti,ma nel pomeriggio la polizia ha comunicato un nuovo bilancio delle vittime, che sono salite a 13 morti (di cui 7 agenti di polizia) e 21 i feriti.

L’attentato è stato rivendicato dal gruppo radicale talebano Jamaat ul Ahrar (JuA), con un messaggio diffuso attraverso Telegram, che assicura: «simili azioni continueranno fino all’introduzione piena della “sharia” (legge islamica) in Pakistan». Dichiarando inoltre che: «l’azione è parte dell’Operazione Ghazi» e che «particolari di essa saranno resi noti successivamente».

Muhammad Aslam Tareen, il direttore della Difesa civile pachistana comunica: «si è trattato dell’opera di un attentatore suicida», aggiungendo infine: «gli attentatori hanno utilizzato biglie di piombo e bulloni». 

Cos’è Jamaat ul Ahrar (JuA)?

Spesso succede di dimenticare o ignorare l’esistenza delle altre molteplici organizzazioni terroristiche in circolazione, alcune che spesso condividono principi comuni.

L’oganizzazione terroristica Jamaat ul Ahrar, nasce nel 2014 da una fazione dei talebani pakistani, guidati da Omar Khalid Khorasani, un ex comandante talebano. Alla loro formazione, comunicano con un video per spiegare la decisione di uscire dal gruppo principale dei talebani pakistani dicendo appunto che: “i talebani erano diventati troppo indisciplinati e dilaniati dalle molteplici lotte”. La loro roccaforte si trova presso Mohmand, città di 600 mila abitanti vicino alla città di Peshawar.

In Pakistan, la popolazione è per il 95% musulmana (80% sunnita e 20% sciita), esistono minoranze indù e cristiane compongono rispettivamente il 2% e 1,6% circa della popolazione. Il principale obbiettivo di questa organizzazione terroristica è quello dell’introduzione unica e completa della legge islamica, la “Sharia”.

Un altro giorno da ricordare, un’altra strage da imprimere a parole negli articoli di giornale, nelle notizie alla televisione, ma soprattutto un altra strage da sopportare, che ha segnato per sempre la vita di tutte le vittime e delle loro famiglie. Una guerra che continua, che non avrà mai fine, perché combattuta da esseri umani che si scagliano contro i loro simili, altri esseri umani.

Marina Lombardi