Regge la claudicante maggioranza Tory del premier Theresa May. Il Great Repeal Bill ha ottenuto, infatti, nella votazione tenutasi la scorsa notte, l’approvazione da parte della Camera dei Comuni.

 

Per interi tre giorni si è discusso senza sosta, dando vita a dibattiti duri e dal tono severo. Ma a spuntarla, alla fine, è stata la maggioranza conservatrice sostenuta dal partito unionista nordirlandese (DUP), con 326 voti favorevoli e 290 voti contrari. Sul fronte opposto, il leader Jeremy Corbyn (labour) alla testa di una “colaizione contingente”, formata da SnP (partito nazionalista e indipendentista scozzese ) e libdem, è costretta a una brusca frenata.

 

Il Great Repeal Bill è una “legge quadro” che permette al governo britannico, una volta concretizzatosi il divorzio con Bruxelles, di: sopprimere l’European Communities Act del 1972; assorbire tutte le norme europee, salvo poi valutare quale mantenere in vita, quali cancellare e quali riformare; ritrovare la potestà legislativa della Gran Bretagna sull’Unione Europea.

 

Attraverso questo provvedimento, il Governo May intende rendere meno “caotica” la totale emancipazione da Bruxelles, al fine di evitare una “voragine” nel corpus legislativo del Regno Unito. Vi è l’intenzione di giocare in anticipo e di valutare, ed eventualmente trasformarle in leggi britanniche, le circa 19.000 norme e direttive (provenienti dall’UE) che regolano tutt’ora la vita di milioni di cittadini britannici e non.

 

Se il Parlamento di Westminster avesse rigettato questo provvedimento di “revoca”, non avrebbe fatto altro che gettare un ulteriore alone di sfiducia e incertezza sulla tortuosa via che traghetterà Londra fuori dai “confini” Europei.

 

Se dal punto di vista procedurale ci si trova dinanzi a una semplificazione votata all’ordine, però, dal punto di vista pratico ci si trova dinanzi a una situazione altamente complessa. Delle 19.000 norme comunitarie che regolano la vita in Gran Bretagna, infatti, molte, forse troppe, sono di natura essenziale in materia di diritti. Nel mondo del lavoro, secondo quanto riportato dai “media” inglesi, ci sarebbero molti imprenditori pronti a minare le direttive comunitarie relative ai turni di lavoro dipendente. Così facendo si aumenterebbe sì la flessibilità, ma si andrebbero a intaccare le tutele del lavoratore imposte dall’UE.

 

Infine, se da un lato il Parlamento si è dimostrato favorevole a “votare con senso di responsabilità, per evitare una Brexit Caotica”, dall’altro dovrà dimostrare di avere a cuore quelle poche, pochissime, regole che in tutti questi anni la Comunità Europea ha prodotto in materia di tutela dell’individuo.

 

William De Carlo