Avengers: Endgame è più di un cinecomics, è un bel film ben fatto. I lati positivi sono indubbi, e avremo modo di parlarne. Lati negativi? Nulla può essere perfetto, ma degli scivoloni potevano essere evitati.
Ero all’anteprima stampa del film e sono uscita pensando che fosse davvero uno dei migliori film dell’universo Marvel. Il film di per sé non fa pensare solo a un buon cinecomics (termine che forse tra i critici fa anche pensare a una categoria da valutare in modo più leggero), ma a un buon film in generale.
Avengers: Endgame, la sceneggiatura e le prove attoriali
Un po’ tutti lo sappiamo e lo pensiamo: di solito se su qualcosa i film Marvel cadevano era proprio la sceneggiatura. Personaggi macchietta, cattivi (sigh!) macchietta, reazioni non proprio intelligenti da parte dei protagonisti e i cattivi, e – diamine – che urto il dover far ridere a ogni costo con quelle macchiette. In tutto questo poi, tra troppe risate anche indotte forzatamente, la vera bravura attoriale degli attori non era minimamente contemplata. Potenziale sprecato, ammettiamolo, lo abbiamo pensato tutti (sapendo anche quanto si facciano pagare). In Avengers: Endgame invece riusciamo finalmente a vedere il calibro degli attori, e ci riusciamo perché le battute “cacca, pupù, daje!” (citando Zerocalcare) sono equilibrate e limitate. Ragazzi, è inutile che ve lo dica, si piange tanto durante questo film. Mentre trattenevo i lacrimoni sentivo intorno a me in sala i singhiozzi trattenuti e i nasi salvati da pronti fazzoletti. E si riesce a piangere perché gli attori finalmente recitano bene a pieno potenziale, e vediamo l’orrore della perdita perché i nostri cavolo di neuroni a specchio percepiscono il dolore di Vedova Nera, di Occhio di Falco, di Capitan America, di Tony Stark, ecc.
Tutte cose positive mi direte… beh guardate sotto per gli scivoloni.
Avengers: Endgame non edulcora il dolore
In Avengers: Endgame si inizia navigando nel dolore, la scena iniziale credo sia tra le più strazianti che potessero essere create. Non serve parlare, spiegare troppo. Stai navigando nella mer… *coff coff* dolore, tu lo devi sapere perché lo vedi e lo percepisci, non perché Capitan America ti farà un discorso impostato con il broncio su come sia brutto essere tra quelli rimasti. E si sceglie di mostrare la perdita più grande immaginabile per un essere umano, facendola impersonare dal personaggio più adatto. Scelta meravigliosa nella disperazione, non me lo aspettavo dallo stesso universo di Thor: Ragnarok. Un tocco di stile registico e di sceneggiatura da maestro.
E la sofferenza non è solo ad appannaggio degli eroi in calzamaglia ipertecnologica. Perché si è fatto in modo affinché questa enorme sofferenza da parte delle “calzamaglie” non andasse ad offuscare lo spazio morale e immorale del titano, Thanos. Un Thanos che nella sua imperscrutabilità mantiene la sua forza, una forza che solo un grande sacrificio può annientare. Lo abbiamo sempre saputo che non sarebbe stato un cattivo facile, ma vedere come la sua figura e la sua aura fossero forti nonostante tutto è stato un pregio. Però… non si è proprio resistito all’idea di fargli fare delle scelte un po’ irrazionali nonostante tutto. Vogliamo perdonare questo e farlo rientrare nel personaggio nell’ottica di scelte compiute sotto l’influsso della superbia e la certezza di una superiorità morale? Non lo so, non mi convince proprio su tutto, ma potrebbe avere un senso.
Avengers: Endgame tra ineluttabilità, sacrificio e volontà di ferro
La perdita dei propri cari e dei propri amici è affrontata in modo diverso da tutti i personaggi. Abbiamo chi diventa vittima della rabbia, chi si butta nel lavoro cercando di portare avanti un equilibrio, chi cerca di affrontare il lutto pensando al futuro, chi cerca di andare avanti lasciando indietro il ricordo di un sogno di vittoria. E poi arriva la speranza, una speranza che può essere dolorosa per chi non vuole più soffrire nel sentirsi sconfitto per l’ennesima volta. Anche accettare la speranza comporta sofferenza, riflessione, paura, e il riconfrontarsi con la perdita (e qui davvero altro plauso agli sceneggiatori per come hanno gestito il procedere passo passo del film per tre ore).
“Io sono ineluttabile!”
Thanos in Avengers: Endgame
Il primo grande sforzo per i nostri personaggi è quindi accettare la possibilità che ci sia una soluzione, un qualcosa che finirà per unire i nostri eroi sconfitti. Da quel momento in poi, dopo aver elaborato una soluzione, la strada sarà avviata.
L’avventura che ha seguito a questo è legata al sacrificio e alla volontà di ferro. Il tutto immerso nei sentimenti di affetto sincero che lega le persone, un affetto costruito nel corso del tempo, tra alti e bassi, tra lotte e delusioni profonde. Loro sono a tutti gli effetti una famiglia, lo sono diventati a forza e poi decidendolo e definendosi così.
Avengers: Endgame e Captain Marvel
Captain Marvel appare in questo film, e per fortuna poco. Se tutto fosse stato incentrato su di lei credo che avrei messo una pietra tombale su tutto il film. Salva persone, ci manda informazioni da altri mondi (o almeno così intuiamo dal discorso con Vedova Nera), e subito tiene a farci sapere che ha anche altro a cui pensare.
“Ci sono altri mondi colpiti da Thanos”
Captain Marvel in Avengers: Endgame
E poi, per fortuna, porta anche un po’ di forza bruta che non guasta mai!
Da questo punto in poi ci sono degli SPOILER di Avengers: Endgame, cammina oltre con attenzione lettore!
Avengers: Endgame e i suoi scivoloni
Nulla può essere perfetto, neanche Avengers: Endgame, nonostante la sceneggiatura ben curata, la recitazione spettacolare, addii importanti e meno gag comiche del previsto. Di seguito parlerò di alcune perplessità su questo film.
Avengers: Endgame e Hulk
Il personaggio di Hulk non mi ha per niente convinto, magari all’inizio poteva anche andare come Hulk traumatizzato… ma – diciamolo – io mi aspettavo di poterlo vedere scatenarsi come Hulk primordiale da un momento all’altro, magari davanti alle scene più emotivamente disturbanti. Invece no, invece proprio no. Appare come seconda scelta, come scienziato in prima battuta dall’animo gentile, privo di tutto il pathos che ha sempre caratterizzato il personaggio (mondo dei fumetti compreso). Poi mi chiedono perché ancora ho nostalgia di quello interpretato da Edward Norton… Ma non divaghiamo! Il punto è che la sua mancanza di pathos lo uccide proprio come protagonista, nonostante si debba a lui uno snodo importante della storia.
Avengers: Endgame e Thor
Ok, va bene. Inizio questa parte con la battuta di uno degli spettatori all’anteprima: “Adesso posso farlo anche io il cosplay di Thor!”. Ecco. Bene, è stato divertente e ci ha fatto ridere “Thor panzone”. Anche la parte della persona traumatizzata che si comporta in modo adolescenziale… però… ecco… non l’abbiamo tirata troppo per le lunghe? Non tifavo già abbastanza per Loki? A parte gli scherzi, davvero… come fa poi a combattere come il se stesso precedente e allenato? E poi, anche in questo caso, avevamo davvero speso tutto il budget per la tristezza di Vedova Nera, Occhio di Falco e Tony Stark? Perché, da tipo ombroso che si vendica di Thanos non perdonandosi per il suo errore di valutazione, è in grado di diventare solo il Grande Lebowski? Io ci avevo creduto in un Thor ombroso e post-apocalittico! Avrebbe potuto funzionare!
Avengers: Endgame e Gamora
Gamora del passato e il suo voltagabbana quasi immediato. Una Gamora del passato, senza troppe informazioni, guidata dal cuore che agisce per impulso. Veramente, Nebula redenta batte questa Gamora dalle idee e dai sentimenti fragili. In tutto questo avrebbero potuto, non so, farle cambiare idea su Thanos facendole notare che l’aveva sacrificata per ottenere il suo sogno? Cioè… il pathos lo avevamo esaurito sul contratto e lo avevamo lasciato solo alle scene di Vedova Nera e Occhio di Falco (tra le più belle che abbia in generale visto in un film Marvel, giusto per chiarire il mio punto di vista).
Avengers: Endgame e il villain per eccellenza: Thanos
Non voglio in questa sede parlare del Thanos dei fumetti, voglio parlare solo di quello che trapela dai film a un pubblico di persone che non per forza lo conoscono nella sua versione fumettistica.
Ha un esercito, è superbo, è sicuro di agire per il meglio e di essere l’individuo con la più alta morale nell’universo. Mi piace il Thanos che da solo affronta la responsabilità del suo schiocco di dita, mi piace il Thanos che distrugge le pietre perché dopo il suo atto di epurazione rimangono solo una tentazione per gli istinti più bassi. Ammiro anche il modo in cui accetta la sua fine, il suo destino, ineluttabile come lui stesso si definisce. Però, mi piace più il Thanos che vediamo all’inizio, il titano che finisce decapitato da Thor che aveva bisogno di prendersi quella vendetta. Dell’altro, che commette errori sciocchi dettati dalla superbia e dalla sicurezza acquisita dalla sola idea di avercela fatta nel futuro, mi rimane un po’ di amarezza. Non mi convince fino in fondo, mi sembra non caratterizzato. A tutto questo si aggiunge la mia perplessità nei confronti dei suoi alleati che mi portavo dietro fin da Avengers: Infinity War: perché lo seguono? Chi sono? Cosa ha fatto lui per meritarsi questa fedeltà? Sappiamo fin dai miti del passato che la paura non basta mai a conquistare la fiducia. Mi mancano dei pezzi di caratterizzazione, e mi dispiace perché poteva uscire un film ancora migliore rispetto comunque al buon lavoro che abbiamo ottenuto.
di Eleonora D’Agostino
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