Avere un cane ti allunga la vita e fa bene al cuore: lo dice la scienza

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Di Redazione Metropolitan

Uno studio durato quasi settant’anni rivela che avere un cane allunga la vita

Avere un cane ridurrebbe la possibilità di morire precocemente del 24%. E per chi ha avuto un infarto o un ictus sembrerebbe essere un vero toccasana.

La ricerca e i risultati

Secondo Caroline Kramer, assistente universitaria del dipartimento di endocrinologia e metabolismo dell’università di Toronto, la ricerca ha coinvolto circa 4 milioni di persone. I partecipanti provengono da tutto il mondo. Circulation, il giornale dell’American Heart Association, ha quindi pubblicato i risultati.

“Avere un cane riduce del 24% ogni causa di mortalità” ha dichiarato. Inoltre, per chi soffre di malattie cardiovascolari, il rischio si riduce del 31%.

Avere un cane migliora la salute
Fonte: 9gag.com


Secondo un altro studio, sempre pubblicato su Circulation, tra i 336mila uomini svedesi presi nella ricerca, i possessori di un cane hanno una ripresa migliore dopo aver sofferto di malattie cardiovascolari.

E per di più, la dottoressa Martha Gulati, caporedattrice di Cardiosmart.org, ha dichiarato alla CNN che “le persone che vivono da sole sembrano trarne il beneficio maggiore in entrambi i gruppi, quello di chi ha avuto infarti e di chi ha avuto ictus.” E ancora, “chi vive da solo e possiede un cane riduce del 33% il rischio di mortalità rispetto a chi non lo possiede.”

Per questa ragione, molti cardiologi hanno pensato di “prescriverli” come cura. “Se soffri di depressione, la ripresa è molto più difficile” spiega la Gulati. Lei è infatti uno dei motivi per cui in molti ospedali ha preso piede la pet therapy.

E il dottor Glenn, infine, specifica: “Non è scientificamente provato che possedere o adottare un cane riduca la mortalità, ma questi studi dimostrano a tutti gli effetti una correlazione.” E ci tiene ad aggiungere che “adottare un cane è molto impegnativo sia dal punto di vista economico sia per le responsabilità che comporta. Dunque non lo si dovrebbe fare se lo scopo primario è quello di ridurre le malattie cardiovascolari.”

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