Ayrton Senna Ferrari – Ayrton Senna, the Magic, il pilota brasiliano con un posto speciale nel cuore della F1. Ayrton e il voler essere pensato come al numero uno; semplicemente “Beco” e quell’umanità dietro ad un numero uno.
Ayrton Senna Ferrari – Il 1994
Ayrton approda alla Williams prendendo il posto di Alain Prost, fresco quattro volte campione del mondo. La scuderia tanto desiderata per l’enorme salto tecnico che aveva fatto negli anni precedenti finalmente vede il suo nome al fianco. Ma in quel 1994 dall’aria strana qualcosa non funziona; non solo la macchina, instabile, stretta, difficile da guidare. Ayrton Senna non funziona. La sensazione è quella di essersi scelto una famiglia che però non è la sua; Senna commette un errore. Una scena rara per il tre volte iridato.
Forse è in quel momento che il puntino rosso dentro la sua testa, messo in un angolo qualche anno prima, inizia a riprendere forma. La Scuderia Ferrari. Montezemolo ha recentemente dichiarato che il suo più grande rimpianto è quello di non aver avuto Ayrton in Ferrari; Senna probabilmente ha invece rimpianto il fatto di non essere piaciuto subito al Drake in quel lontano incontro nel 1986. La Ferrari l’avrebbe guidata, non era solo il sogno di un pilota, era la consapevolezza di chi campione ci nasce.
Ad Interlagos, Leo Turrini chiese a Senna della Ferrari; nell’intervista, pubblicata estesa nel libro “Il mio nome è Ayrton-La corsa continua”, il brasiliano rispondeva così: “Confermo che la Ferrari mi interessa, […] ma in questa fase storica la Rossa è indietro. Ho più o meno detto così a Montezemolo. […] La Ferrari è nel mio destino“.
Ayrton Senna Ferrari – Schumacher
Ayrton Senna è il miglior pilota di sempre. Difficile dirlo, impossibile saperlo. Le vetture, la tecnologia, la guida, tutto cambia nel tempo. Forse è il miglior pilota di quello che è stato il suo tempo, la sua era, conclusasi alle 14.17 con l’incidente al Tamburello. Certo se più di vent’anni dopo i piloti vengono paragonati a lui un motivo forse c’è. Un paragone tante volte pensato, immaginato, addirittura sognato da qualcuno.
E se Ayrton Senna fosse andato in Ferrari, Schumacher? Con tutta onestà non sarebbe arrivato in Ferrari; la politica di Montezemolo è sempre stata chiara: un pilota numero uno e un pilota numero due. Il duo delle meraviglie Senna-Schumi si dice appunto che non avrebbe funzionato; avessero gareggiato anche solo 10 anni prima, il Drake avrebbe mosso mari e monti per avere quello spettacolo vestito di rosso. I due piloti non hanno avuto il colpo di fulmine e questo per Enzo Ferrari era motivo di vittoria, competizione, orgoglio rosso.
Ayrton Senna Ferrari – Cosa sarebbe successo?
Un po’ tutti forse hanno immaginato Ayrton Senna in Ferrari; forse qualcuno ancora ci pensa. Avrebbe vinto tanto perché tanto aveva da dare e da mostrare, nonostante i 34 anni rubati da una modifica all’ultimo momento. Avrebbe portato tanta esperienza e tanta umile passione nel mondo della Formula 1. Avrebbe lottato con Schumacher ovviamente: vincendo e perdendo; mettendosi meticolosamente, come solo lui sapeva fare, al lavoro per battere quel ragazzino tedesco venuto da chissà dove. Il ragazzino riconosciuto dal brasiliano come il rivale. Un onore.
Se quella prima fatale domenica di maggio del 1994 fosse stata una normale domenica di GP, lo scorso 21 marzo Ayrton avrebbe compiuto 60 anni. Forse oggi sarebbe semplicemente Beco come lo chiamavano in famiglia; senza legami con la Formula 1, al di fuori del nome, ma con un altro onore da regalare. Guarderebbe a quel Lewis Hamilton, a quel diverso modo di vivere; e vedrebbe con l’amore di un padre che guarda un figlio la corsa del britannico per raggiungere quei mondiali vinti da un pilota brasiliano, ormai nel cuore di tutti.
SEGUICI SU :
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/motors.mmi/
YOUTUBE: https://www.youtube.com/channel/UCigTTOEc6pPf3YtJMj9ensw
SPOTIFY: https://open.spotify.com/show/4r2r46o8ZTBOnjzPG7Hihw
FACEBOOK: https://www.facebook.com/motors.mmi/
NEWS MOTORI: https://metropolitanmagazine.it/category/motori-sport/
Articolo a cura di Chiara Zambelli