A seggi ormai chiusi, i ballottaggi di ieri consegnano una verità incontrovertibile: il centrodestra è in ripresa, mentre il centrosinistra ha smarrito la bussola.
I risultati del secondo turno delle amministrative 2017 segnano un clamoroso risultato per il centrodestra da nord a sud, con ben 16 città capoluogo conquistate. Caporetto di fatto invece per il centrosinistra, che riesce a vincere solo in 6 città importanti.
A livello puramente numerico, il centrosinistra è ancora il dominatore dei ballottaggi, grazie alla vittoria in 67 comuni con più di 15.000 abitanti, mentre il centrodestra si ferma a “soli” 59.
Ma è il dato simbolico a rendere l’idea di quanto sia profonda la crisi a sinistra. Genova, La Spezia, Sesto San Giovanni, città rosse per eccellenza hanno scelto sindaci di centrodestra per la prima volta dopo decenni. Quanto abbia pesato l’effetto Renzi su queste elezioni è difficile da stabilire. Tra l’altro,il segretario PD si è tenuto ben lontano dalla competizione, lasciando campo libero ai singoli candidati. Rimane la consolazione per la conquista di Padova e Lecce tra i capoluoghi.
Chi invece gongola è il centrodestra, che presentandosi unito (Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia), vince di misura nelle competizioni principali. Salvini e la Meloni parlano di un nuovo modello, lontano dalla moderazione tanto invocata da Berlusconi.
Ma l’appello più forte per il centrodestra viene dal governatore della Liguria Giovanni Toti: «E’ un risultato storico, il centrodestra ne faccia tesoro». Il centrodestra unito può vincere anche dove sembrava impossibile, e questi ballottaggi lo hanno dimostrato abbondantemente.
Male invece i 5 Stelle, che riescono ad arrivare solo in 10 comuni ai ballottaggi (sia pur vincendo in 8 di questi). Tra i comuni in cui i 5 Stelle hanno trionfato vi è Carrara, strappata al centrosinistra è, per questo, agitata come un trofeo.
Ad inficiare ulteriormente il risultato dei 5 Stelle vi è, infine, il risultato elettorale di Parma, dove ha vinto in larga misura il sindaco uscente Federico Pizzarotti.
Ma il vero partito cristallizzato dai ballottaggi si conferma ancora quello dell’astensione. L’affluenza alle urne, su base nazionale, è stata infatti di circa il 46%, ben 13 punti in meno rispetto al primo turno.
Sarebbe questo il vero dato su cui la politica dovrebbe riflettere, perché la disaffezione degli elettori è sempre un chiaro segnale. Sempre che lo si voglia cogliere.
Lorenzo Spizzirri