Bandersnatch, con Philip Dick, critica Netflix

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Di Redazione Metropolitan

Bandersnatch, l’ultima fatica di Netflix, cita Philip Dick e alcune delle sue opere più famose e a tratti controverse, con un film interattivo a finali multipli dove è lo spettatore a decidere le scelte del personaggio protagonista del film.

Era già da un po’ che Netflix aveva annunciato l’intenzione di fare un film interattivo che mettesse lo spettatore nella condizione di scegliere, alla stregua di un videogioco, le decisioni del protagonista sullo schermo. Tutti hanno parlato di questo, tante persone si sono avvicendate nella discussione su quanti finali percorribili ci fossero e su quanti fossero gli easter egg riconducibili all’universo di Black Mirror, ma pochi hanno parlato di Philip Dick.

(Locandina di Bandersnatch)

Bandersnatch cita Philip Dick

In Bandersnatch a un certo punto ci sarà data la possibilità di scegliere o meno se seguire Colin nel suo appartamento. Se lo spettatore scegliesse questa possibilità, il protagonista si troverà a vivere una specie di avventura psichedelica con il giovane e talentuoso programmatore, e sarà proprio nell’appartamento di quest’ultimo che sarà visibile un disegno sulla parete: una bomboletta con su scritto “Ubik”.

(Fotogramma del film Black Mirror: Bandersnatch)

Per chi non lo sapesse Ubik è una delle opere più celebri e apprezzate di Philip Dick, noto scrittore di fantascienza, il quale è entrato nel pantheon della letteratura mentre le sue opere ispiravano più di uno sceneggiatore cinematografico (Blade Runner vi dice qualcosa? E Minority Report? Ecco).

Il mondo di Ubik, libro di Philip Dick citato in Bandersnatch

La storia di Ubik è ambientata sul pianeta terra, in un futuro non troppo lontano, in cui le persone con poteri paranormali trovano spesso impiego per agenzie che si occupano dell’implementazione della sicurezza presso aziende e multinazionali. In questo mondo il protagonista, Joe Chip, è vittima di un incidente a bordo della sua navicella insieme a tutta l’equipe. In seguito a questo incidente, in cui perde la vita il responsabile dell’agenzia, Joe e i suoi colleghi sperimentano degli strani avvenimenti: intorno a loro gli oggetti sembrano tornare indietro nel tempo fino a trasformarsi inesorabilmente in versioni precedenti, mentre a uno a uno muoiono. L’apice del climax è poi raggiunto nel momento in cui appaiono dei messaggi intorno a loro da parte del defunto responsabile, uno dei quali è alquanto enigmatico: “Io sono vivo, voi siete morti”.

(Copertina di una delle edizioni italiane del libro “Ubik” di Philip Dick, citato in Bandersnatch)

Sarà svelato allora che in realtà loro sono morti durante l’incidente e sono tenuti in stato di semi-vita, cosa descritta da Philip Dick come prassi nel nuovo mondo grazie a una nuova tecnologia, condizione in cui i viventi possono interagire ancora con le coscienze dei deceduti. Da questo momento in poi la storia prosegue fino a un finale sia sardonico che inquietante.

Che cos’è “Ubik” nell’opera di Philip Dick

Durante la storia però, in cui i nostri dovranno confrontarsi anche con un antagonista che minaccia la loro coscienza individuale, Philip Dick decide di mettere una specie di deus ex machina a cui accedere: Ubik. Questo spray è l’unica cosa in grado di rallentare il retrocedere degli oggetti e delle persone, nonché l’unica arma contro l’antagonista principale. Ogni capitolo del romanzo poi inizia con un messaggio promozionale che descrive Ubik come un qualcosa di volta in volta diverso e utile a scopi diversi, fino al finale in cui esso descrive se stesso alla stregua di un essere divino creatore, Dio insomma, in uno splendido atto iconoclasta e dissacratorio.

(Copertina della prima edizione del libro “Ubik” di Philip Dick, citato in Bandersnatch)

C’è un Ubik in Bandersnatch?

Bandersnatch è un film che presenta un mondo all’interno del quale non c’è possibilità di scelta, in cui il protagonista si sente continuamente agito da qualcun altro, con tanto di riferimenti ironici alla stessa Netflix e allo spettatore che sta scegliendo in effetti al posto del protagonista. E non c’è un Ubik. E in un certo senso è come dire che non ci sia un Dio. Non c’è una soluzione, e ogni volta che si pensa che possa esserci, non è mai una soluzione definitiva o efficace: la psicologa non è una soluzione (tanto che in uno dei finali è anche una figura desacralizzata e data in pasto alla serialità televisiva); Colin è un mentore le cui soluzioni sono caotiche e mortifere; il padre è impotente; ecc.

(Fotogramma della scena di Bandersnatch che si svolge nell’appartamento di Colin)

C’è un’unica cosa che prende il ruolo di Ubik: Netflix. Netflix e il suo spettatore sono Ubik, e sono dei falsi Ubik, dei falsi demiurghi, dei falsi dei. Netflix non può arrestare né il decadimento del mondo del protagonista, né il decadimento della sua mente. Non è uno spray miracoloso. Non è un deus ex machina. È la dissacrazione della parodia del divino. Insomma, Dio davvero ora è morto.

Paralleli tra Bandersnatch e un altro romanzo di Philip Dick, Valis

Anche se non citata direttamente, c’è un’altra opera di Philip Dick di cui è bene parlare dopo la visione di Bandersnatch: Valis. Valis è il primo libro di quella comunemente definita “La Trilogia di Valis” – ultima fatica letteraria prima della morte dell’autore – composta da Valis (1981), Divina Invasione (1981), e La Trasmigrazione di Timothy Archer (1982). Valis è il libro più legato alla vita personale dello scrittore, tanto che troveremo all’interno due suoi alter ego: Horselover Fat, come protagonista, e Phil Dick, come io narrante.

(Copertina di una delle edizioni italiane de “La Trilogia di Valis” di Philip Dick, autore citato in Bandersnatch)

Per stessa ammissione di Philip Dick queste opere, soprattutto la prima, furono la sistematizzazione dei pensieri e delle allucinazioni che si svilupparono in lui durante un breve periodo tra il febbraio e il marzo del 1974. In questo testo, che ci porta negli anni dell’America psichedelica e tra i suoi circoli artistici, Horselover Fat è vittima di una rivelazione mistica che lo porta a comprendere la verità sul mondo in un’ottica molto vicina allo gnosticismo cristiano.

Il mondo come illusione in Valis di Philip Dick e in Bandersnatch

In un certo senso il mondo sarebbe un inganno architettato da un demiurgo malvagio, un falso demiurgo, e l’unico modo per uscire dalla sua illusione è alzare il velo di Maya e scoprire i segni lasciati dal vero demiurgo creatore, delle scintille di entità divina cadute nel mondo illusorio durante la sua creazione. Questo stato di illusione e la necessità di dissiparlo è paragonabile al discorso che Colin, in preda all’LSD, formula per Stefan, nello stesso appartamento dove troviamo la citazione diretta a Philip Dick e al suo Ubik.

(Fotogramma della scena di Bandersnatch che si svolge nell’appartamento di Colin)

Tra le altre cose lo stesso Philip Dick, sperimentatore di LSD e anfetamine, andò incontro alle allucinazioni ispiratrici di Valis proprio a causa dell’uso di droghe. In aggiunta a questo anche la cornice dello stesso film, rappresentata dalla possibilità di interazione tra lo spettatore e il proseguimento della storia strutturata in bivi, è paragonabile alla cornice del romanzo, dove i due alter ego dell’autore sono un io narrante e un protagonista che si confondono tra di loro e danno l’impressione di avere a che fare con una personalità scissa e schizoide. 

Netflix come falso demiurgo e “falso Ubik”

Bandersnatch, riconnettendosi sia a Ubik che a Valis, ci presenta Netflix stessa da una parte come il falso demiurgo creatore del mondo abitato da Stefan, e dall’altra come l’entità manipolatrice che utilizza gli spettatori come operatori.

(Logo di Netflix ispirato a quello di Black Mirror)

Tutto diventa quindi una critica a Netflix stessa e a che cosa essa possa rappresentare in una scala che va dalla ricerca del consenso alla vendita di un prodotto, dalla manipolazione alla creazione di una tendenza. La critica di Bandersnatch diventa quindi una critica alla piattaforma streaming ad ampio consumo in generale, una piattaforma in grado di produrre ormai su vasta scala prodotti di consumo dandoli in pasto a spettatori non sempre pienamente consapevoli. E Netflix prende sempre di più la valenza di V.A.L.I.S per l’appunto, Vast Active Living Intelligence System, con tutti noi consumatori come operatori. Alla luce di questo Netflix sembra veramente essere il nostro nuovo “Dio pop” dai tratti inquietanti.

Uno dei progetti di Philip Dick era quello di far diventare Ubik un film, forse Black Mirror ha in parte esaudito quel desiderio.

a cura di Eleonora D’Agostino