Quando parliamo dell’Italia non possiamo che parlare anche del suo tricolore. Chi prova, per qualsiasi motivo, un profondo attaccamento al Belpaese, lo sente inevitabilmente anche per la sua bandiera.

La lasciamo sventolare fuori dai balconi durante gli eventi per cui ci ritroviamo uniti; la guardiamo salire in alto accompagnata dall’inno durante le premiazioni sportive; la poniamo a mezz’asta quando un profondo dolore ci scuote. Ci ferisce e ci indigna ogni oltraggio ad essa. Col naso all’insù, la osserviamo sfrecciare nel cielo nelle esibizioni della Pattuglia Acrobatica Nazionale dell’Aeronautica Militare Italiana.

La bandiera italiana è un vessillo di libertà conquistata da un popolo che si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di eguaglianza, di giustizia. Nei valori della propria storia e della propria civiltà.” 
(Carlo Azeglio Ciampi)

Storia della bandiera tricolore

Siamo nel novembre 1796. Lungo la penisola italiana sono appena nate nuove repubbliche di ispirazione giacobina, indotte dai recenti fatti di Francia. Al fianco dell’esercito di Napoleone, che arriva in Italia come liberatore dei popoli dalla tirannia dei sovrani, si schiera la Guardia Civica milanese. Napoleone stesso consegna alla prima coorte della Legione Lombarda un vessillo di tre colori: bianco, rosso e verde. Sopra questo tricolore è rappresentata una corona di foglie di quercia e alcuni simboli repubblicani, tra cui il berretto frigio usato durante la Rivoluzione francese; ed è presente una scritta: Eguaglianza o morte.

Trascorrono soltanto pochi mesi, ma sufficienti a far sì che quel tricolore assuma un potente valore simbolico. Il 7 gennaio 1797, a Reggio Emilia, la Repubblica Cispadana riconosce il tricolore italiano come bandiera nazionale. Su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, il Parlamento ne approva l’adozione. Viene così stabilito che “si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco, e Rosso” adottato dal contingente italiano all’interno dell’esercito di Napoleone.

Adozioni della bandiera tricolore

Se la maggior parte delle Repubbliche nate in Italia sull’onda lunga della Rivoluzione francese non sopravvissero all’offensiava austro-ungarica del 1799, il tricolore sì. Tuttavia, probabilmente, non sarebbe sopravvissuto neanche lui se non ci fossero state quelle repubbliche a dar voce ai primi ideali di indipendenza e libertà.
La nostra bandiera, nata come stendardo militare, divenne tanto velocemente il simbolo di un popolo che qualche decennio dopo si sarebbe chiamato nazione. “Raccolgaci un’unica bandiera, una speme” scrisse Goffredo Mameli nel Canto degli Italiani nel 1847, che nel 1946 l’Assemblea Costituente ha scelto come inno nazionale.

Prima del Risorgimento, durante le rivolte mazziniane e i moti del 1831, e nelle sollevazioni contro lo Stato della Chiesa, la bandiera tricolore comparve come simbolo di libertà. Il 23 marzo del 1848, annunciando l’inizio della prima Guerra d’Indipendenza, Carlo Alberto volle che le truppe portassero lo scudo di Savoia inserito nella fascia bianca della bandiera tricolore. Il 17 marzo 1861 venne proclamata la nascita del Regno d’Italia e la sua bandiera continuò ad essere il tricolore.

Riconoscimento ufficiale del tricolore italiano

Seppure l’adozione del tricolore fosse stata una decisione quasi naturale alla nascita della nazione, mancava una legge che lo riconoscesse bandiera nazionale. Nel 1946, l’Assemblea Costituente lo confermò anche nella neonata Repubblica italiana, eliminando lo stemma della corona reale dalla fascia bianca. Nel 2012, è stato istituito per legge il 17 marzo quale Giornata della Costituzione, dell’Inno e della bandiera.

Oggi ricordiamo i 225 anni che sono trascorsi dal giorno in cui, per la prima volta, il tricolore è stato scelto come bandiera nazionale italiana. Il tempo non li ha sbiaditi, quei colori sono ancora accesi. É vivo il rosso della passione e dell’amore, del sangue di chi ha amato la sua patria pagando il prezzo più alto. É più che mai acceso il verde delle uniformi della Guardia civica di allora; il colore della “speme” e della fiducia nel futuro; del paesaggio italiano che riempe gli occhi. Infine, al centro, ancora splende il bianco. Certi che sia il colore della neve delle Alpi che ci delimitano in alto, in questo momento ci piace anche di più pensare che ricordi l’indipendenza di un popolo che sa riconoscersi nella sua unità, ancora e nonostante tutto, libero.

Giorgia Lanciotti

Seguici su Facebook, Instagram, Metrò, Metropolitan Magazine