Banksy lavora a casa e posta l’opera su Instagram, ecco il significato

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Di Redazione Metropolitan

Banksy, il famoso artista contemporaneo noto per la street-art dai forti messaggi sociali, nel lockdown lavora da casa. Su Instagram, l’unico social network utilizzato dall’artista, è possibile ammirare la sua ultima opera casalinga in smartworking artistico.

Anche per gli artisti contemporanei la quarantena e il lockdown da Sars-Cov-2 ha impedito molte abitudini. Niente installazione artistiche. Niente performance artistiche. E niente street art, come nel caso di Banksy.

Banksy su Instagram: «Mia moglie odia quando lavoro a casa»

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L’opera in smartworking dell’artista contemporaneo Banksy, noto per le sue street art, postata su Instagram con il seguente messaggio: “Mia moglie odia quando io lavoro a casa”.

Banksy, con la sua tipica ironia, ha postato la sua ultima opera in smartworking sul suo profilo Instagram (unico social network utilizzato dall’artista). Di seguito trovate l’opera completa e i focus su alcuni suoi dettagli.

Smartworking artistico: il significato dell’ultima opera dello street artist su Instagram

L'opera di Banksy, artista contemporaneo noto per la sua street art, postata su Instagram con la dicitura "Mia moglie odia quando io lavoro a casa". Il periodo del lockdown e della quarantena sono motivo di smartworking anche per gli artisti contemporanei.
L’opera di Banksy, artista contemporaneo noto per la sua street art, postata su Instagram con la dicitura “Mia moglie odia quando io lavoro a casa”. Il periodo del lockdown e della quarantena sono motivo di smartworking anche per gli artisti.

Nell’ultima opera postata sul suo profilo Instagram l’ironia nei confronti della condizione di smartworking forzato e di lavoro a casa è prorompente. La costrizione nelle mura domestiche è una realtà che sta colpendo tutti e Banksy decide di parlarne attraverso la propria arte.

Ritornano gli iconografici topi di Banksy, portatori di caos

Dettagli dell'opera realizzata da Banksy e postata su Instagram durante il lockdown da Sars-Cov-2
Dettagli dell’opera realizzata da Banksy e postata su Instagram durante il lockdown da Sars-Cov-2

L’immagine mostra i suoi fantomatici topi intenti a mettere a soqquadro il bagno dell’artista. Li troviamo ad arrampicarsi sullo specchio, a schiacciare un tubo di dentifricio aperto, a urinare sul water come se fosse uno sfregio. Nello specchio poi troviamo il riflesso di un topo che sembra contare i giorni segnandoli sulla parete nel modo iconico dei carcerati.

Banksy sembra aver creato una metafora della quarantena nei suoi aspetti più brutti e anche brutali

La quarantena è mostrata da Banksy nei suoi aspetti più caotici e disordinati. Anche aver scelto il bagno è un segno molto forte. Di solito il bagno è quella stanza della casa che cerchiamo di nascondere e che ci accoglie nei momenti in cui siamo non solo disordinati, ma anche più vicini alla nostra intimità a tutto tondo. Dall’altra parte però il bagno è anche quella stanza che ci accoglie nei momenti che sono così intimi da diventare quasi tabù, è il luogo delle deiezioni, del filo interdentale e del bucato sporco. I topi di Banksy mettono a soqquadro il suo bagno, la sua intimità e fanno vedere anche le parti che più di tutte vorremo nascondere riguardo alla quarantena. E i topi poi commettono anche atti di puro sfregio, come urinare sulla tavoletta del water e sporcarlo, piuttosto che utilizzarlo nel modo corretto e a modo pur avendone la possibilità. Osano anche giocare con la carta igienica. La fanno cadere, quel simbolo ironico e iconico della quarantena, che ci sta accompagnando dall’inizio delle restrizioni.

Dettagli dell'opera realizzata da Banksy, l'artista contemporaneo noto per la street art, durante il lockdown da Covid-19 e postata su Instagram.
Dettagli dell’opera realizzata da Banksy, l’artista contemporaneo noto per la street art, durante il lockdown da Covid-19 e postata su Instagram.

Sui bagni, le deiezioni, il disordine e il filo interdentale: Ode di Banksy al caos interiore

E quel bagno non rappresenta solo il caos che dall’esterno, di solito luogo prediletto dallo street artist, si trasferisce sulle pareti del suo ambiente casalingo. Quel bagno rappresenta la situazione in cui ci troviamo tutti ora, nel momento in cui per forza di cose dobbiamo fare i conti con i nostri “bagni”. I nostri panni sporchi. I nostri fili interdentali. E ci stiamo così a disagio in questa intimità non più circoscrivibile con garbo, che a volte abbiamo deciso di trasformare l’ambiente casalingo in uno spazio di condivisione tramite videochiamate o dirette sui social network. E anche Banksy lo fa, ci mostra il suo bagno. Non il salotto, non la cucina (protagonisti indiscussi delle storie di Instagram di molti), ma il bagno. E per di più in disordine. Fieramente in disordine. E intanto contiamo i giorni, come il topo nel riflesso, fino alla possibilità di poter circoscrivere di nuovo la nostra intimità e i nostri pensieri e azioni più ambigui. Circoscriverle di nuovo in un piccolo spazio – il bagno, per l’appunto – dentro il piccolo spazio dell’ambiente casalingo.

Banksy posta un’opera ambientata nel suo bagno in disordine su Instagram. Non è una cosa da sottovalutare.

Lo street artist tra i più quotati al mondo nel mercato dell’arte contemporanea è noto per utilizzare come canale comunicativo solo Instagram. Lo utilizza da tempo, ci posta suoi bozzetti e sue opere. Aver postato la sua opera su Instagram, però, in questo caso, non va fatto passare sottotraccia. Tutti noi stiamo sempre di più utilizzando i social network per comunicare con altre persone, a noi più o meno vicine. In aggiunta a questo poi è tipico in questo periodo di lockdown che le persone utilizzino i social per mostrare, cercando di creare un senso di comunità e intimità autentica, anche la propria casa. La propria casa può essere disordinata, ma di solito l’immagine che si vuole far trapelare è quella di un ambiente casalingo caloroso a suo modo o vissuto, ma mai brutto, se non per fare ironia. E quindi ci sono crostate, pizza, dolci di varia natura, battute sulla comodità di tute e pigiami. In questo caso Banksy utilizza il social network Instagram per mostrare una sua opera ambientata in un bagno in disordine, e messo ancora di più in disordine dalla sua arte. Prima abbiamo parlato di come il bagno sia quell’ambiente della casa dove tendiamo a recludere l’intimità anche nei suoi aspetti più “sporchi”. Banksy quindi utilizza il bagno per mostrare ciò che nessuno di noi sta cercando di mostrare nei social nella maggior parte dei casi. Quel lato della casa che non vogliamo mostrare, e che se mostriamo è solo per far ridere e per giocare con quei tabù. Per smorzare quei tabù che recludiamo in una stanza specifica.

Dettaglio della recente opera di Banksy realizzata in casa durante la quarantena. Il topo riflesso sta contando i giorni nel modo tipico dei prigionieri.
Dettaglio della recente opera di Banksy realizzata in casa durante la quarantena. Il topo riflesso sta contando i giorni nel modo tipico dei prigionieri.

Il significato dietro l’opera in smartworking dell’artista contemporaneo noto per la street art: ci aiuta Mary Douglas

Mary Douglas è una famosissima antropologa inglese che teorizzò come tutte le società si comportassero seguendo due categorie: quella del puro e dell’impuro. Ogni società declinava queste categorie in modo proprio, ma queste erano e sono riscontrabili in ogni sistema sociale umano. Di solito ciò che diventa tabù in ogni società è legato alla sfera dell’ambiguo e del sacro. Quando qualcuno o qualcosa mostra di non temere i tabù di un determinato sistema sociale, senza subirne conseguenze o esserne terrorizzato, allora di solito quel qualcuno o quel qualcosa legittima la propria autorità e il proprio potere. Faccio un esempio che deriva da una riflessione degli studiosi del sito Geek Anthropologist. Trump per loro vinse le elezioni perché per molte persone il suo non rispettare tabù sociali molto forti, come la realtà del riscaldamento globale o molti argomenti del politically correct, era un forte simbolo di potere. Noi potremmo fare lo stesso discorso con molti personaggi politici della politica italiana da molti anni a questa parte.

Banksy, mostrando il bagno e il disordine in modo artistico, riattesta per l’ennesima volta la missione che lui ritiene sia ad appannaggio dell’arte. L’arte per Banksy è ciò che mostra i “panni sporchi” e le ambiguità. L’arte si muove negli interstizi dell’ambiguo e ne esce mostrandoci qualcosa delle ambiguità che riguardano tutti noi in un modo o in un altro. E allora, alla luce di questo, anche Instagram, il luogo della socialità casalinga per eccellenza, diventa il luogo ideale per mostrare le ambiguità di ciò che di solito si vuole mostrare durante la quarantena. Le discrepanze tra ciò che siamo e ciò che mostriamo.

Banksy, con i suoi topi portatori di caos su Instagram, capovolge la realtà, mostrando ciò che non mostreremmo mai se non per esorcizzarlo. Un po’ come un riflesso in uno specchio.

Chi è Banksy?

Banksy è lo pseudonimo di un artista contemporaneo di cui la vera identità non è mai stata rivelata né scoperta. Famoso per i suoi lavori di street art molto provocatori e dai forti messaggi sociali, è uno degli artisti contemporanei maggiormente quotati nel mercato dell’arte. Molte sue opere sono diventate iconiche, tanto da essere diventate quasi dei loghi per quel che riguarda i discorsi contrari allo status quo o critici nei confronti di certe scelte politiche che violano le libertà individuali e i diritti umani. La sua arte, dal forte impatto visivo e comunicativo, è sempre da lui portata a una dimensione successiva senza mai snaturare il suo stile personale caratteristico. Una delle sue ultime imprese artistiche ha avuto una certa eco mediatica. Nel 2018, durante un’asta in cui era presente una delle sue opere, il pezzo in questione si è autodistrutto passando attraverso un congegno posizionato all’interno della cornice da parte dello stesso artista. In quel preciso momento l’opera, che era stata battuta all’asta pochi secondi prima per un milione di sterline, ha aumentato il suo valore nel mercato dell’arte a livello esponenziale.

di Eleonora D’Agostino

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