Non abbiamo ancora esaurito i discorsi su Barbie e sull’operazione di marketing costruita ad hoc, e oggi esce un’altra notizia. La felpa di Ken in pile con sfumatura tie-dye e la scritta I am Kenough, che ha conquistato pubblico e fama sui social, è in vendita in preorder a 60 dollari sul sito di Mattel con spedizione a partire da fine settembre. Qual è la notizia? Sta già andando a ruba e il merito del successo non può che essere riconducibile alla Costume Designer Jacqueline Durran.
Chi c’è dietro Barbie e Margot Robbie?
Andrew Mukamal, stylist di Margot Robbie, per il tour promozionale di Barbie ha fatto scelte di stile ben precise, in continuazione con gli abiti indossati dell’iconica bambola. Esplosione di rosa in tutte le sfumature: dal metallico Versace, ai pois Valentino, fino ai minidress Balmain e Emilio Pucci.
Ma Barbie, si sa, possiede anche un’invidiabile collezione di accessori, che a Margot Robbie non sono venuti di certo a mancare sul pink carpet. Telefoni giganti, orecchini e collane, occhiali da sole a forma di cuore, cappellini e fiocchi tra i capelli. L’ispirazione è al vintage e chiaramente allo stile della bambola degli anni ’60, ’80 e ’90. L’apice è stato raggiunto alla presentazione della prima mondiale del film, il 9 luglio a Los Angeles, dove Margot Robbie indossava un abito Schiaparelli, perfetta riproduzione di quello di Barbie in the Spotlight degli anni ’60. Un’attenzione maniacale ai dettagli, quella di Andrew Mukamal, che rispecchia la stessa che hanno avuto Jacqueline Durran e Greta Gerwin nel portare sul grande schermo la creazione di Ruth Handler.
I’m a Barbie girl in a Barbie world
L’attenzione al fenomeno Barbie non si è limitata solo al film. L’industria moda, che qui è particolarmente incisiva, non è stata di certo a guardare. I trend lanciati sono stati potentissimi e, per riflesso, hanno aperto le porte di un mondo parallelo a Barbieland nel Real World. Sono nate collezioni, capsule collection, edizioni limitate e speciali selezioni che cavalcano il trend, aumentadone la popolarità.
La capsule collection che Zara ha dedicato a Barbie è un’esplosione di rosa e glitter, che omaggia lo stile della bambola. Perchè se gli abiti indossati da Margot Robbie durante le presentazioni e nel film stesso sono inavvicinabili per un’ampia fascia del suo pubblico, le collezioni che la omaggiano danno una nota di rosa anche agli armadi di tutti i giorni. Non soltanto abbigliamento, ma anche accessori, articoli per la casa e prodotti di bellezza. E non solo il rosa in tutte le sue sfumature, ma anche denim, black and white, argento, oro e glitter.
Primark ha tinto una collezione di rosa, dedicando alla bambola una linea di abbigliamento e pensando anche a Ken. Beauty, nightwear, homewear e beachwear per indossare anche gli iconici costumi da bagno di Barbie Venice Beach e gli outfit da spiaggia di Ken. Secondo Mango il Barbiecore è fatto di una serie di coordinati in denim e microabiti rosa; poi borse, foulard, sandali e occhiali da sole pink. Ma non solo: l’universo della bambola Mattel si è estesto anche ai cosmetici Nyx Cosmetics e ad Asos Design; alle calzature in gomma Crocs e alle scarpe in tela Superga; all’abbigliamento dal sapore vintage Cotton On; alle candele per interni Homesick e alla gioielleria, con l’anello e gli orologi Fossil.
Costume Designer chi?
Il potere del Costume Designer di una pellicola fino a poco più di dieci anni fa, non era tanto incisivo per il lancio di tendenze e per il successo del film. Le serie tv, in particolare quelle prodotte da Netflix che hanno fatto della loro estetica il punto di forza per la creazione di universi perfettamente calati nella cultura pop e aderenti alla Gen Z, hanno rivoluzionato anche il lavoro dei Costume Designers. Piuttosto recentemente, infatti, i disegnatori di abiti nei film sono diventati tanto incisivi, al pari di stilisti con le loro collezioni, e di influencer sui social.
Così facendo, i Costume Designers, hanno determinato un nuovo andamento del mercato per cui nei negozi gli accessori e i capi di abbigliamento più ricercati oggi sono quelli con riferimento a qualche personaggio di una serie tv o di un film. Basti pensare all’immaginario di Gothic Girl resuscitato da Wednesday, serie di Netflix sull’adolescente Mercoledì Addams. Collen Atwood, disegnatrice dei costumi, con il suo lavoro ha contribuito a caratterizzare maggiormente un personaggio già caratterialmente non fraintendibile. Atwood ha inquadrato Mercoledì in una cornice stilistica dallo stile preppy ma dal taglio gotico, oscuro.
Per dare dei numeri: le Monolith Prada, le scarpe stringate indossate da Jenna Ortega nella serie, hanno raggiunto un impatto mediatico di 1,4 milioni di dollari. Scelta di stile non casuale, ma in accordo con la Donna Prada. Come lei, anche Mercoledì: forte, intelligente, determinata e immune alle critiche del mondo intorno.
Merito dei vestiti o di chi li indossa?
Emily in Paris, Euphoria, entrando in merito alle nostrane potremmo citare Mare Fuori 3, sono ormai moltissime le serie tv che determinano mode. Il potere delle serie tv e dei film come catalizzatori di tendenze è ormai innegabile. L’idea di caratterizzare il personaggio e costruirne l’evoluzione anche attraverso il suo stile si è dimostrata una vincente scelta narrativa, ma anche di mercato. Così si crea l’ispirazione per un pubblico – in particolare per quello molto giovane – e che ha il potenziale per sfociare in abbozzi di vere e proprie correnti estetiche.
Dunque, siamo ad un bivio? Gli influencer non bastano più? L’audience più giovane, replicando e personalizzando gli outfit di beniamini del piccolo e grande schermo, stanno anche cercando dei riferimenti del loro carattere, della loro personalità? É una ripetizione passiva, o c’è anche rielaborazione attiva? Siamo di nuovo a quel discorso che sta tanto a cuore alla moda e che poco piace a chi pensa che si tratti solo di questo, appunto, di moda. Quello per cui i vestiti non sono solo vestiti.
Giorgia Lanciotti
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