Barcellona: il “piano A” dei terroristi islamici era “far saltare in aria” la Sagrada Familia. Dopo l’attentato continuano indagini, scoperte e la caccia agli attentatori. Aumenta il numero delle vittime, salito a 14 con Julian Cadman, il bimbo di 7 anni disperso dopo l’attentato sulle Rambla. Mentre l’Italia potrebbe essere il prossimo obiettivo dell’Isis.
La commemorazione per le vittime dell’attentato in Spagna credits: CorriereAttentato a Barcellona: le vittime e i carnefici
L’attentato terroristico avvenuto a Barcellona e Cambrils, e rivendicato dall’Isis, continua con la sua scia di indagini, scoperte e, purtroppo, vittime. Il bilancio delle vittime dell’attacco, datato 17 agosto 2017, è salito a 14 morti (e oltre 110 feriti) con la morte del piccolo Julian Cadman, il bimbo di 7 anni disperso dopo l’attentato sulle Rambla. La conferma è arrivata dall’ufficio spagnolo per le persone scomparse, come riferito da alcuni media, tra cui SkyNews. Ieri, i media spagnoli avevano invece riferito che il bambino, madre filippina e padre australiano, era stato ritrovato in un ospedale.
Confermata anche la morte della terza vittima italiana. Si tratta di Carmen Lopardo, una donna di 80 anni, da 60 residente in Argentina.
In questa storia oltre alle vittime ci sono i loro, i carnefici. Si ritiene che siano 12 le persone che componessero il gruppo jihadista. Quattro sono in stato di arresto, tre di Ripoll, dove la polizia ha perquisito l’appartamento di un imam radicale.
Prosegue anche la caccia al conducente del furgone che giovedì ha seminato morte e terrore sulla Rambla di Barcellona. La polizia catalana continua a cercare il 22enne marocchino Younes Abouyaaqoub. Fino a venerdì si sospettava che l’autista fosse invece il 17enne Moussa Oukabir, 17 anni, e si pensava che tutti i terroristi della cellula di Ripoll, fra cui il killer del furgone, fossero stati uccisi nella sparatoria di Cambrils con la polizia. Dalle nuove informazioni disponibili, sembra invece Abouyaakoub sarebbe ancora in fuga e forse in Francia, non si sa se solo o con altri due membri della cellula di Ripoll, la cittadina dei Pireneri spagnoli dove vivevano la maggior parte dei terroristi. Secondo El Pais l’uomo potrebbe essere morto nell’esplosione della casa di Alcanar.
A Barcellona l’obiettivo era la Sagrada Familia
Da quanto emerge dalle indagini, la Rambla non era il vero obiettivo dei terroristi. Il viale di Barcellona, un chilometro e quattrocento metri che collegano Plaça de Catalunya con il porto antico, e Cambrils, sarebbero stati dei “piani B”. Obiettivi scelti “alla disperata” dopo l’esplosione della casa ad Alcanar, base logistica dei terroristi, forse per un incidente durante la preparazione degli ordigni. È in quella casa che la cellula terroristica stava preparando una bomba artigianale “destinata a essere usata nell’attacco” di Barcellona per far saltare il simbolo della città: la Sagrada Familia. Il vero piano A.
La Sagrada Familia, primo obiettivo dell’attentato a Barcellona credits: ilsole24ore.comL’esplosivo prescelto, di cui la polizia spagnola ha ritrovato tracce nella casa di Alcanar, è il potente Ttap (perossido di acetone), già usato negli attacchi a Parigi, Manchester e Bruxelles. Nell’esplosione è morta una persona, un’altra rimasta ferita è stata arrestata.
La capitale catalana, nel frattempo, si traghetta verso il ritorno alla normalità. Riaperta la Rambla, subito di nuovo piena di cittadini e turisti. Da sabato riaperto anche il vicino mercato de la Boqueira, attraverso cui era probabilmente fuggito dopo la strage l’autista del furgone.
Isis: l’Italia nel mirino
L’attentato di Barcellona ha scosso il mondo, soprattutto l’Europa. Più la minaccia si fa vicina, più si pensa che possa capitare anche a casa propria. E così è successo anche in Italia. A dare manforte alla paura di un possibile attentato c’è anche quanto scritto in un canale della piattaforma Telegram legato all’Isis, in cui viene indicata l’Italia come prossimo obiettivo. La notizia è stata resa pubblica dal Site, il sito Usa di monitoraggio dell’estremismo islamico sul web, diretto da Rita Katz.
La reazione delle città italiane? Le prime ad organizzarsi e a riunire i comitati per la sicurezza sono state Milano, Roma e Firenze. Nelle tre città, che sicuramente saranno seguite dagli altri grandi centri della Penisola, aumenta l’attenzione per la sicurezza. Si pensa ad organizzare e coordinare tutti gli operatori sul campo. Militari compresi. Ovviamente il massimo dell’attenzione e dell’allerta è per i luoghi e gli eventi più affollati.
A Roma potrebbero essere presto installate nuove barriere in punti sensibili della città, ovvero luoghi particolarmente affollati o zone pedonali. Mentre a Firenze il Comune fornirà “la mappatura esatta di tutte le delimitazioni delle aree sia nel centro che fuori, come dissuasori mobili e catene, per valutare se sono sufficienti o se devono essere migliorate o rafforzate”.
Federica Macchia