
Esistiamo per non perderci autopubblicato dall’autore Basilio Petruzza, è la dimostrazione di quanto il mondo dell’editoria, da sempre difficilmente penetrabile da nuovi autori, quelli non “rappresentati” da nessuno per intenderci, sia oggi più che mai, totalmente chiuso. “Ho ricevuto molti no”, ha dichiarato l’autore, porte chiuse: “le grandi case editrici cercano il fenomeno”, ma di fenomeni sugli scaffali non se ne trovano. Si trovano piuttosto i personaggi famosi, i soliti noti, i frequentatori di talk show, gli asserviti a quel potere che gli procura visibilità e vendite.
Basilio Petruzza è un bravo scrittore, di quelli che meriterebbero di essere pubblicati, pubblicizzati, letti. È uno scrittore che non vuole essere politico, che non lancia messaggi, che non affronta tematiche sociali per allinearsi a qualcuno o a qualcosa. Petruzza è libero, scrive la vita, la verità di cui è fatta, il dolore da cui è inevitabilmente attraversata. A soli trent’anni scrive, seppur con qualche ingenuità nei dialoghi, come un uomo che di anni ne ha attraversati il doppio. E questo, perché la vita l’ha affrontata, l’ha capita, perché si il “talento capita“, come scrive, non è un merito, ma è sicuramente un merito saper scrivere di sentimenti, di vissuto, come riesce a fare lui.

Che ne sarà del tempo che verrà se quello che è trascorso ci ha già traditi?
Esistiamo per non perderci è di fatto la storia di Marcello, tutto intorno, solo comparse. Marcello è un ragazzo come tanti, di una famiglia come tante. Tutte le famiglie sembrano normali viste da fuori, e immaginare che al loro interno possano essere abitate da dinamiche terribili, è qualcosa che rifiutiamo di accettare. Ma con la verità, chi ha coraggio, chi vuole vivere, chi impara che non deve abituarsi al dolore, prima o poi deve farci i conti.
È la storia di un ragazzo nato uomo, perché uomini si nasce e ci si riconosce, che per amare contro il suo volere, come si amano spesso i familiari, butta via i suoi anni migliori. Marcello si perde l’adolescenza, quel periodo terribile e bellissimo di cui tutti sorridiamo una volta che ne siamo usciti indenni, senza neanche sapere come. Perde i suoi anni più belli perchè sa solo restare, per amore. Per cullare il dolore di sua madre, la rassegnazione di suo padre, la rabbia di suo fratello. Per vegliare sulle loro esistenze, su tutto quel dolore di cui riesce solo a intuirne l’origine, ma che taglia la sua vita, il suo cuore, i suoi pensieri, i suoi sentimenti.
Marcello incontra Barbara e riconosce in lei qualcosa che abita dentro di lui. Una ragazza dai capelli rossi, rossi come il fuoco, la rabbia, la dannazione. Si amano di un amore che non è carne, che non è sangue e passione, che non è spogliarsi dei vestiti, ma delle maschere che portano e delle brutture sopportate. La vita di Barbara finirà per portarne alla “Luce” un’altra, per far venire al mondo quella bambina che sarà il suo posto, che salverà Marcello e forse tutti quanti.

Siamo tutti la colpa di qualcuno
In questa storia di dolore, al punto che spesso si ha paura a leggere la pagina dopo, ci ricordiamo di quanto sia la vita a decidere per noi, non di rado in un crescendo di sfortuna e abbandono, e verità che uccidono, sia quando le affronti sia quando non lo fai. Marcello racconta attraverso la storia che lo ha portato al mondo, quelle origini fatte di violenza, di strappi, di sangue che ti tradisce in tanti modi diversi, anche quando non se ne accorge. La storia da cui ognuno di noi viene, anche se non lo sa, anche se non lo immagina, anche se non vuole saperlo.
Le madri infelici sono il frutto di madri altrettanto infelici, abusate, madri che hanno perso tutto di se e degli altri ancora prima di metterci al mondo. I padri sono infelici perché nemici di loro stessi. Petruzza sa perdonare, assolve i colpevoli perché sono stati innocenti anche loro, perché non esiste dolore che non abbia una ferita da giustificare. Non giudica, e attraverso Marcello ama, ama sempre, ama e basta. Anche quando il suo cuore è straziato trova la forza per innamorarsi di Eugenio, per lottare per quell’amore, umiliandosi qualche volta, come solo la gioventù sa fare. Non siamo al mondo per essere chiunque, ma per essere noi stessi, e non basta una vita intera per imparare a meritarsi la propria felicità.
Cristina Di Maggio
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