Cultura

Basilio Petruzza: “un romanzo per far pace col Natale”

Basilio Petruzza torna con un nuovo romanzo “Ogni volta che è Natale” uscito il primo dicembre in versione online in modo da poter raggiungere tantissimi lettori e regalare un momento di intimità aspettando il Natale.

Basilio Petruzza, classe 1991, nasce a Zurigo, cresce in Sicilia e vive e si laurea a Roma. Da subito spinto da una grande sensibilità, si getta nella scrittura, un’esigenza, oltreché una passione. Fin da piccolo esplora l’arte in tutti i campi: il cantautorato, componendo canzoni, e la scrittura creativa, cominciando a scrivere romanzi.

Del 2012 è il suo primo testo, “Frantumi”; del 2015 “La neve all’alba”, libro che tratta il delicato tema della pedofilia. Suo è il blog “Tutte le parole che posso”, dove pubblica “Io basto a me stesso”, un romanzo disponibile online sul suo sito.

Oggi Basilio ci parla del suo nuovo libro “Ogni volta che è Natale” che rende disponibile gratuitamente sul suo sito web: www.basiliopetruzza.it

MMI: Come ti sei appassionato alla scrittura? C’è stato un episodio della tua vita che ti ha spinto ad approcciarla per la prima volta?

No, non che io ricordi. So soltanto che scrivo da quando so farlo.  Col tempo, il mio approccio alla scrittura è cambiato: ora sono consapevole di quello che faccio e scrivere significa per me vuotare il sacco, mettere nero su bianco quello sono diventato, quello che combatto, quello che mi spaventa.  Per me la scrittura è un piccolo miracolo: penso di essere io a dominarla, invece è lei che mi porta dove vuole. Ogni volta che finisco di scrivere un libro sono diverso, sono nuovo, più consapevole di me. Scrivere è come guardarmi allo specchio e fare i conti con quello che vedo, senza poter chiudere gli occhi. Perciò è doloroso qualche volta. Ma necessario, sempre.

MMI: Quali sono i temi ricorrenti nei tuoi testi?

Senza nemmeno rendermene troppo conto racconto spesso di famiglie in cui si fa una gran fatica a parlare. È successo in tutti i miei romanzi, da “Frantumi” sino a “Ogni volta che è Natale”. Parlo di persone che non riescono a parlarsi e quindi finiscono per ferirsi. Certi silenzi ti tolgono il respiro, l’ho imparato sulla mia pelle.

MMI: Tutto ciò che fai ruota intorno alla scrittura: ma c’è un ruolo in cui ti senti maggiormente a tuo agio?

Me lo sono chiesto spesso, ma non c’è un ruolo in cui mi senta meglio, forse preferisco vestire i panni dello scrittore e occuparmi dei miei libri perché, anche se spesso è doloroso, scrivere mi rende felice.

MMI: Scrivere e poter campare di vendita di libri al momento d’oggi, con l’arrivo di internet, è difficile. È complicato coniugare passione e lavoro?

Molto. Ma io sono fatto così, ostinato e sognatore e sono convinto che l’entusiasmo sia un mezzo necessario per affrontare questa vita. E quindi non lo perdo, nonostante tutto.  È tutta una questione di consapevolezza: se sei consapevole di ciò che sei, allora la strada la conosci già, è già tracciata, devi farla nonostante tutto.

MMI: Ma parliamo del tuo nuovo lavoro: “Ogni volta che è natale” è uscito l’1 dicembre sul tuo sito. Il Natale è un periodo che a volte è amato, altre volte odiato. Tu cosa ne pensi?

Io amo il Natale, è il periodo dell’anno che preferisco. Amo tutto, gli odori, le luci accese, quella sottile malinconia che ti tiene appeso. Però conosco tanta gente che lo odia. È che il Natale è uno stato d’animo. Per questo ho deciso di raccontare nel libro la storia di Paolo e Teresa, una coppia che mal sopporta questo periodo dell’anno per via di una mancanza che si fa sempre più tagliente e insopportabile. Ma loro, con una buona dose di coraggio e consapevolezza, imparano a far pace col Natale. Non è semplice: serve tirare le somme, attraversare certi ricordi,  certi dolori, ma la soluzione è sempre oltre l’ultimo ostacolo, mai un attimo prima. E quindi bisogna sopportare, stringere i denti, dare alle cose il peso che meritano. “Ogni volta che è Natale” racconta proprio questo: la meraviglia di fare pace con se stessi, con i ricordi e quindi con il Natale stesso. 

MMI: Essendo il Natale associato all’amore, per familiari o amici, qual è il tema principale nel libro?

Il ricordo. Si tratta di dieci capitoli in cui i due protagonisti attraversano la loro storia, a volte persino pensando di non esserne capaci, di non averne la forza, la voglia né il coraggio. E invece ce la fanno. “Ogni volta che è Natale” è un sorriso zuppo di pianto, non è un libro che lascia ferite, ma rimargina. Non è un libro che rompe gli equilibri, ma li ricompone. Racconta il giorno dopo, non il tumulto ma l’eco che è rimasta. 

MMI: Hai detto che “Ogni volta che è Natale” è un romanzo per far pace col Natale. C’è qualcosa con cui tu devi fare ancora pace?

Magari fosse una! C’è qualcosa che combatto quotidianamente: l’ansia, declinata in tutte le forme che ho imparato a conoscere mio malgrado. Negli ultimi tempi, però, sto imparando a gestire quella che chiamo “ansia da futuro”: non c’è un tempo stabilito per fare qualcosa, ognuno è il proprio tempo. Viviamo un’epoca complicata, in cui è più facile fingersi qualcosa che non si è piuttosto che combattere coraggiosamente per affermare se stessi. Ci somigliamo tutti, ci spaventa uscire dal branco, parliamo di diversità e dell’importanza di essere diversi, ma in fondo non sappiamo praticarla. Siamo tutti diversi ma ce ne dimentichiamo spesso.  Sto smettendo di dirmi «Entro quell’età devo fare questo o quest’altro» oppure «Guarda cosa ha fatto quello lì e io invece no». I social, poi, rendono sempre più completa la vita degli altri, ma non è così. Io voglio difendere la mia verità, la mia persona, i miei sogni con il mio tempo. Voglio essere il mio tempo, fare le cose che mi fanno star bene quando mi fanno star bene e godermi tutto.

MMI: Ti ringraziamo Basilio per il tempo dedicatoci. Inviteremo i visitatori di Metropolitan a leggere il tuo nuovo lavoro gratuitamente sul sito http://www.basiliopetruzza.it/2018/12/ogni-volta-che-e-natale/ , sperando di coinvolgerli in una lettura che li faccia sentire a casa.

Grazie mille a voi, è stato un piacere. E grazie a chi sceglierà di conoscere la storia di Paolo e Teresa. Grazie di cuore.

 

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