Argentina-Francia e Spagna-Australia saranno le partite che decideranno chi si sfiderà per conquistare i Mondiali di basket 2019 in Cina.
Tra inaspettate sorprese e pronosticabili conferme, si delinea il quadro finale della FIBA World Cup 2019. Andiamo a vedere le quattro squadre che lotteranno per la partita del 15 settembre alla Wukesong Arena di Pechino che ospiterà la diciottesima finale dei Mondiali di basket.
Argentina
La vera sorpresa tra queste quattro. Con tutto il rispetto per i sudamericani, ma in pochissimi avrebbero scommesso su una loro vittoria contro la Serbia ai quarti di finale. Prima della partita contro la Spagna (e in realtà anche dopo) la squadra di Djordjevic era la favorita per la vittoria del titolo. Trascinata dalle prestazioni fenomenali di Bogdan Bogdanovic, la squadra con il miglior attacco del torneo si è arresa a sorpresa contro l’albiceleste di Luis Scola.
Sì, quello stesso Luis Scola che 15 anni fa insieme a Ginobili vinse – ahinoi – la medaglia d’oro ad Atene. A 39 anni l’ala ex Rockets riesce ancora a mettersi la squadra in spalla, con i suoi 17,8 punti a partita. Di fatti è lui, insieme al play Facundo Campazzo – miglior assistman del torneo e autore di una partita spettacolare – a distruggere la nazionale serba. Vedere per credere:
Prima dell’impresa contro Jokic e soci, l’Argentina ha comunque avuto percorso agevole, con un girone non particolarmente complicato. A parte la Nigeria degli NBA Metu, Okogie e Aminu, Russia e Corea del Sud sono poca cosa. Il team di Sergio Hernandez vince, più o meno agevolmente, tutt’e tre le partite passando al girone della seconda fase. Qui gioca contro Venezuela e Polonia, a cui dà rispettivamente 20 e 26 punti, passando al suddetto capolavoro contro la Serbia e arrivando allo scontro prossimo con la Francia. Partita, questa, con un dato curioso: l’Argentina, unica squadra tra le quattro senza giocatori militanti in NBA affronterà quella in cui, invece, sono presenti più uomini provenienti dalla lega a stelle e strisce.
Francia
Ok, mancavano Lebron, Leonard, KD, Curry, Harden, Davis e via dicendo, ma il Team USA partito per la spedizione cinese poteva e doveva fare di più. Vincere questi Mondiali di basket avrebbe significato tanto anche in patria. I limiti che si erano intravisti nella partita contro la Turchia si sono manifestati chiaramente contro Francia: la squadra di Popovich è apparsa spenta – a parte lo sprint dell’unica nota positiva della partita, Donovan Mitchell – svogliata, imprecisa e, soprattutto, arrendevole.
Responsabilità principale degli statunitensi, sì, ma l’interpretazione della partita dei transalpini è stata, per la maggior parte, perfetta. Sontuosa la partita di Fournier e Gobert, protagonisti sia nel primo tempo, con 13 punti a testa, che in fase finale. Il primo è il top scorer con 22 punti, mentre il secondo mette a referto una straordinaria doppia doppia da 21 punti e 16 rimbalzi condita da 3 stoppate, due delle quali decisive nel finale.
A differenza della sua avversaria in semifinale, la Francia ha avuto un percorso più tortuoso; caratterizzato sì da tre vittorie contro Germania, Giordania e Repubblica Dominicana, ma macchiato da una vittoria risicata con la rispettabile Lituania e dalla sconfitta contro l’Australia, che le è costato l’accoppiamento ai quarti con gli Stati Uniti. Sappiamo già com’è finita, e in fondo non c’è tanto da stupirsi, visto il roster di cui dispone coach Collet.
Oltre i già citati Fournier e Gobert, troviamo altri tre giocatori provenienti dall’NBA: il veterano degli Hornets Batum, il giovane play dei Knicks Frank Ntilikina e il recente innesto dei Boston Celtics Vincent Poierer. A completare l’organico francese si aggiungono giocatori i indiscusso talento come Nando de Colo, fresco vincitore dell’Eurolega con la casacca del CSKA. Insomma, gli ingredienti per vedere una partita spettacolare ci sono tutti.
Spagna
A questi mondiali di basket la nazionale di Sergio Scariolo è di gran lunga la squadra, tra le semifinaliste, con il palmares più ampio. Sono ben sette, infatti, i giocatori con almeno una medaglia d’oro conquistata con la nazionale maggiore. Tanta esperienza e tanto talento nella Roja, che oltre agli NBA Rubio, Gasol, Juancho e Willy Hernangomez, può disporre di giocatori quasi tutti militanti in squadre che negli ultimi anni si sono spartite il titolo spagnolo. Tra questi troviamo gli immancabili veterani Lull, Fernandez, Ribas e Claver.
A fronte di un girone agevole superato con tranquillità, se l’è dovuta vedere prima con i nostri ragazzi e poi contro la Serbia. Con i primi ha vinto – ahinoi (parte 2) – faticando ma approfittando poi del calo avuto dagli azzurri negli ultimi minuti di partita; con i secondi, lo abbiamo già detto, ha vinto con una facilità per alcuni inaspettata. Ai quarti incontra una Polonia solida con un ispiratissimo A.J. Slaughter, guardia statunitense con cittadinanza polacca, che tiene a galla più che può la sua squadra bucando il canestro dalla distanza per quattro volte.
Ci pensa poi Ricky Rubio a salire in cattedra ripagandolo con la stessa moneta, sparando due triple che ammazzano la partita. Il play di Phoenix, che oggi è il leader indiscusso di questa squadra, proprio durante la Polonia è diventato il giocatore con più assist nella storia della competizione, raggiungendo quota 106 e superando l’argentino Pablo Prigioni. Riuscirà a trascinare le Furie Rosse al loro secondo titolo della loro storia?
Australia
I Boomers avevano fatto parlare di loro ancor prima che iniziassero questi i Mondiali di basket. Il 24 agosto, infatti, trascinati dai 30 punti di Patty Mills avevano interrotto la striscia di 78 vittorie consecutive di Team USA. Sì, è vero, secondo alcuni questa potrebbe una delle peggiori squadre statunitensi di sempre, ma gli Australiani hanno un’ottima squadra. Tanto che nell’ultimo power ranking prima dell’inizio della competizione la FIBA aveva messo nel podio, dietro Serbia e Stati Uniti, proprio i Canguri.
Sì, perché nonostante manchi il giocatore australiano più forte di tutti, ovvero Ben Simmons, la nazionale australiana ha a disposizione un core di tutto il rispetto. Basti pensare che quattro tra i dodici a disposizione di coach Lemanis hanno nella loro bacheca un titolo NBA. Stiamo parlando di Patty Mills – fulcro del gioco dei Boomers, nonché migliore marcatore – che ha vinto il Larry O’Brien con i San Antonio Spurs insieme al compagno di pick and roll Aaron Baynes, di Andrew Bogut (nel 2015 con gli Warriors di Curry) e di Matthew Dellavedova (nel 2016 alla corte di Sua Maestà, Lebron James). Mica gli ultimi arrivati. Sì, certo, non hanno avuto un ruolo chiave nella conquista del titolo, ma questo non scalfisce l’importanza di un simile traguardo.
Inserita in un girone non particolarmente facile (Canada, Senegal e Lituania le avversarie), l’Australia si è comunque destreggiata passando sia quello del primo turno che quello del secondo. Qui ha affrontato Repubblica Dominicana e Francia, vincendo entrambe le partite e mostrando un affiatamento, soprattutto in fase di costruzione del gioco, superiore a quello di tante altre squadre (cosa che a tratti è mancata contro la Repubblica Ceca). Contro la Spagna è difficile dire chi sia il vero favorito -soprattutto dopo le recenti sorprese – ma una cosa è sicura: Canguri contro Furie Rosse sarà uno scontro imperdibile.
Seguici su:
Pagina Facebook Metropolitan Magazine Italia
Account Twitter ufficiale Metropolitan Magazine Italia