Metaverso. Metaverso. Metaverso. Non si parla d’altro, soprattutto nel mondo della moda. Il nuovo progetto di Zuckerberg, che affascina e spaventa allo stesso tempo, ha avviato una serie infinita di collaborazioni con i brand di lusso più grandi del mondo, ma non solo. Alla lista di nomi si aggiunge anche Zara, che fa da ariete per l’industria del fast-fashion.
Metaverso e Moda: facciamo chiarezza
Ma non mettiamo il carro davanti ai buoi. Partiamo dal principio. Cos’è il Metaverso?
Con Metaverso si intende l’estensione di Internet per come lo conosciamo oggi in una realtà che non sarà parallela alla nostra, bensì un ecosistema digitale che comprende tutte le funzioni, le interazioni e le diverse anime di Internet. Questa definizione proviene dal romanzo di fantascienza Snow Crash, scritto nel 1992 da Neal Stephenson, nel quale l’avatar del protagonista vive una vita parallela, nella quale stringe amicizie, fa esperienze e acquisti. Acquisti, ecco. Ciò che ci interessa in questo articolo. Veniamo a noi.
Da quando la notizia del Metaverso è stata annunciata, le grandi case di moda hanno fatto a gara a chi prima sarebbe riuscita a guadagnarsi una collaborazione con la piattaforma, e c’è da dire che gran parte delle ragioni per una scelta simile è data dalla pandemia. Per quanto scrivere questa parola è ogni volta traumatico, non possiamo togliere il Covid dall’equazione.
È a partire dallo shock creato dalla pandemia, che le maison hanno cominciato a creare spazi virtuali per promuovere le proprie collezioni, e soprattutto per non perdere il contatto con il pubblico. Ma questo fenomeno, nonostante sia incrementato esponenzialmente da due anni a questa parte, era già nell’aria da un po’.
Digital Fashion: la moda prima e durante il Metaverso
Tra i primi a muovere i passi in questa direzione, nel 2019, c’è Louis Vuitton, che ha vestito i personaggi del gioco League of Legends. O anche Gucci, che ha lanciato su Roblox la versione digitale della borsa Dyonisus. Il progetto era semplice, ma il risultato è stato incredibile: la borsa è stata resa disponibile in quantità limitate sulla piattaforma per 48 ore, arrivando a 350mila Roblux, che corrispondono a oltre 4mila dollari. Ben oltre il prezzo iniziale.
Arriviamo ai giorni nostri, dove la storia continua (migliora? peggiora? Che confusione).
Innanzitutto va fatto presente che il Metaverso non è solo un’estensione dell’universo Facebook, ma lo sta completamente inglobando: il nome Facebook, tra poco, non esisterà più, segnando la fine di un’era e un nuovo inizio, Meta. Ebbene sì, sarà questo il nuovo nome del social. Qualcosa ci dice che presto sarà l’unico social di cui avremo bisogno, se bisogno è il termine corretto.
Ad ogni modo, una delle notizie più fresche sul fronte moda è la collaborazione con il colosso dello sportswear Nike, che ha acquisito RTFKT, una startup digitale che nel giro di due anni ha raccolto circa 8,4 milioni di euro per costruire il Supreme of Digital Fashion, una piattaforma che permette di collezionare items digitali di nuova generazione, specialmente di sneakers.
Un’altra novità è la Meta-Birkin, la borsa (che fisicamente non esiste) ispirata dalla celebre Birkin di Hermès. La storia di questo prodotto è controversa, in quanto non ha niente a che fare con la casa di moda francese. È stata infatti creata, lanciata e venduta nel Metaverso da un’artista di Los Angeles, Mason Rothschild. Poteva farlo? Non è chiaro, dal momento che la piattaforma necessita ancora di tante regolamentazioni per quanto riguarda la creazione di contenuti, la loro vendita e più di tutto, i diritti di copyright.
E chiaramente, per concludere, dove si lancia il mondo del lusso, il fast-fashion segue. Ad aprire le danze è Zara, il brand di punta del gigante galiziano Inditex, che ha invitato i suoi consumatori ad esplorare la nuova collezione digitale Az Collection, disponibile su Zepeto, un’app sudcoreana, in collaborazione con Ader Error, collettivo di moda con sede a Seul.
Insomma, presto ci ritroveremo a provare capi di alta moda tramite i nostri avatar, e forse sarà un bene, in quanto ciò permeaterà a chiunque di esprimere la propria creatività, e soprattutto aprirà a tanti giovani designer la possibilità di presentare i propri prodotti al di fuori di eventi elitari come le Fashion Week, alle quali è difficilissimo accedere.
Intanto non ci stupiamo. Per chi come noi navigava su Internet intorno al 2008, tutto questo è già superato. Solo una parola: Stardoll. Stardoll tutto questo l’aveva già fatto ben 15 anni fa. Se non avete idea di cosa stiamo parlando, vi consigliamo di cercare questa piattaforma. Se invece al solo sentirla nominare vi è già tutto chiaro, piangiamo insieme.
Serena Baiocco