Il Belluno, che nel girone C della Serie D, ha “comodamente” guadagnato la zona salvezza, facendo suoi 34 punti in 27 giornate (10 vittorie, 4 pareggi, 13 sconfitte), per un anno ancora, si è aggrappato all’indiscutibile capacità realizzativa di Simone Corbanese.

L’attaccante e capitano gialloblu classe ’88, ha gentilmente accettato l’invito di raccontarci qualcosa del suo club e di sé stesso. Queste le sue dichiarazioni…

Belluno ed il piacere di giocare nella propria città

Simone Corbanese è nato a Belluno ed il prossimo 22 luglio compirà 32 anni. Con la maglia della sua città, ha disputato in tutto 13 campionati, di cui 12 in Serie D. Il giocatore spiega questo sua lunga esperienza con la formazione veneta così: “Ho fatto tutta la trafila nelle giovanili, sin dagli esordienti, con il Belluno. Con questa squadra ho esordito nel campionato di Serie C2 a 16 anni e poi sono rimasto per altri 4 anni. Successivamente, ho fatto alcune esperienze fuori (Sacilese per 2 stagioni in Serie C2 e Montebelluna in Serie D, ndr), poi sono tornato a casa e sono rimasto qui negli ultimi 8 anni. Per me il Belluno significa molto. Ho passato più tempo lì – dice divertito il giocatore – che a casa mia! Questa è una Società che conosce i propri limiti, che sa che per ora la sua dimensione è la Serie D, che sta facendo bene da molti anni. Le promesse, qui, sono state sempre mantenute. Il nostro – spiega Corbanese – è un gruppo fatto principalmente da 6/7 ragazzi del posto, che è a Belluno da diversi anni. Una realtà un po’ anomala per la Serie D, perché in molti cambiano spesso. Qui però si sta bene, è una città tranquilla, dove si può far bene. C’è molta attenzione per lo sport. Forse non è una piazza importantissima, ma ha la sua storia”.

Giocare per i colori della propria città, aggiunge responsabilità e piaceri maggiori. Ce lo conferma anche Corbanese che dice: “Noi che siamo di qua e che giochiamo per questa Società, forse diamo qualcosa in più per questa maglia, perché la sentiamo nostra. Però c’è stata sempre grande professionalità da parte di tutto il gruppo. Per quello che riguarda me, beh… – confessa il capitano del Belluno – io vivo per il gol. Quello mi piace fare. Quest’anno ci hanno interrotto ed avevo un buon ruolino di marcia, ma ne faremo altri, quando sarà l’ora…”.

Gli allenatori e le prospettive future

In carriera, Simone ha disputato oltre 400 gare ufficiali, accompagnate da oltre 170 reti. Per il Belluno, in particolare, ne ha messe a segno ben 147. Diversi gli allenatori che il capitano gialloblu ha incrociato sulla sua strada. E quando gli chiediamo con chi sia nato il feeling migliore, lui ci dice: “Ricordo Antonio Andreucci, che ho avuto i primi anni della mia carriera e che ha creduto molto in me, permettendomi poi di andare in Lega Pro. Al mio ritorno ho trovato Raschi, con il quale tutt’ora continua un’amicizia anche fuori dal campo. Ma anche con Vecchiato, che era stato anche mio compagno di squadra, abbiamo fatto grandi campionati. Non ho mai avuto particolari problemi con gli allenatori. Con tutti, insomma, mi sono trovato bene, che non è cosa da poco. Anche con Zanin, che lo scorso anno ci ha aiutato a salvarci e che quest’anno ha avuto poco tempo”.

Parlare di calciomercato con Simone Corbanese, non è cosa facile, data la sua lunga permanenza con i gialloblu. Sul punto, però, il giocatore ci rivela che: “Non so dove giocherò il prossimo anno… Sicuramente con il Belluno ci parlerò come ogni anno, ma ad oggi ancora non so cosa dire. In questo momento ancora non si sa cosa possa succedere, e dunque vedremo. Di offerte, anche negli scorsi anni, ne ho avute e l’ho prese in considerazione, quindi vedremo. Nel calcio non si può mai sapere…”

Il gol vittoria realizzato da Corbanese contro l’Ambrosiana

Il girone C e le possibili riforme

In testa al girone C della Serie D, è volato il Campodarsego, tallonato a sole 5 lunghezze dal Legnago Salus. Sul raggruppamento di competenza, il capitano del Belluno dichiara: “Tra il Campodarsego ed il Legnago Salus, a mio avviso, c’è qualche differenza. Il Campodarsego è una squadra più “quadrata”, esperta e di spessore. Il Legnago lo abbiamo incrociato e contro di loro abbiamo giocato un primo tempo, nel quale non abbiamo mai visto la palla… Sicuramente mi è piaciuto cosa proponevano. E’ una squadra giovane – ci spiega Corbanese – che però ha giocatori di qualità, che giocano a calcio. Mi è proprio piaciuto l’approccio alla partita ed il loro gioco”.

Sulla questione riforme e tutele, il giocatore ci dice: “Si parla da tanti anni del fatto che la Serie D, pur non essendo un campionato professionistico, ti impegna come se lo fosse. Inutile nascondersi. Tutti conoscono la situazione. E’ normale che avere una tutela in più sarebbe qualcosa di importante. A fronte dell’impegno richiesto, è giusto avere un certo tipo di trattamento. E’ vero che siamo dilettanti, ma non ci nascondiamo che la maggior parte delle persone, vive di questo. Ora io non so quale possano essere la modalità per farlo, però una riforma servirebbe, altrimenti non cresciamo mai”.

Consigli e l’importanza dello sport

Ad un giocatore esperto come Corbanese, non possiamo non chiedere che tipo di consiglio si può dare ad un ragazzo più giovane, e la risposta che abbiamo è questa: “Premesso che secondo me ogni ruolo è a sé stante, quello che dico sempre ai miei compagni più giovani, è che davvero devono sfruttare per bene la possibilità che gli viene data, perché un anno giocato bene, può cambiargli la vita. Per un ragazzo del 2001, può voler dire ottenere un contratto da professionista. Per quanto riguarda la regola degli under – aggiunge l’attaccante – per quello che ho potuto vedere in questi anni, spesso crea facili illusioni. Questo perché un ragazzo deve giocare per forza. Poi, però, finito l’effetto di questo regola, molti ragazzi si mettono a studiare o giocano in altre categorie. Se un giocatore giovane è bravo, gioca comunque. Io ho visto in Serie C2, quando ero giovane, e non c’era l’obbligo sugli under, molti giovani forti. Un tecnico, una volta, mi disse che tra un giovane calciatore forte ed un ‘anziano’ forte, preferiva far giocare il giovane. Naturalmente, è utile affiancare ad un giovane calciatore l’esperienza di un calciatore più grande”.

In merito al momento che vive il calcio in Italia, ma anche sull’importanza ed il valore dello sport, Corbanese afferma: “E’ giusto pensare che le preoccupazioni maggiori, al momento, vanno verso altre cose che non siano il calcio, ma anche il calcio è un’azienda. In Italia il calcio muove tantissimo, e non è certo una colpa di chi lo pratica. Ogni domenica – aggiunge il giocatore del Belluno – il calcio muove ristoranti, biglietti, tifosi, giornalisti, accompagnatori, medici, insomma, un indotto che è una vera e propria azienda. Come altre aziende, ora, è in difficoltà e come le altre va aiutata in qualche modo. Non parlo solo della Serie A o della Serie D, ma anche della 3a categoria o della 2a categoria, e questo perché c’è un movimento importante dietro. Lo sport è vita, è socialità, è scuola, soprattutto per i più piccoli. Chi pratica sport, credo, anche al di là del calcio, ha una marcia in più”.

(Photo credit in evidenza: Stadio Polisportivo)

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