BEN HUR – di Gianni Clementi con Nicola Pistoia, Paolo Triestino e Betta De Vito

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Di Redazione Metropolitan

Dopo dieci anni torna in scena a Roma lo spettacolo BEN HUR all’interno della stagione teatrale del Teatro Vittoria.

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La platea è piena, degno sold out di ogni prima che si rispetti, nonostante in contemporanea ci sia la partita della Roma in Champions League. E proprio Roma e la Roma saranno il trait d’union che avvolgeranno la vicenda di questa divertente commedia alla romana che scova un interno della Capitale e racconta la vicenda di una pseudo famiglia che si arrovella per sbarcare il lunario in una situazione disagiata di semipovertà.

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Il plot è semplice: lui, Sergio (Nicola Pistoia) è un rozzo ex stuntman che attende un risarcimento nientemeno che dalla Paramount Pictures di Hollywood e fa il centurione per turisti al Colosseo. Lei, Maria (Betta De Vito) è una frustrata donna di mezza età, separata, che vive con suo fratello lavorando per una fantomatica chat erotica. L’altro, Milan (Paolo Triestino) è un bielorusso ingegnere clandestino in cerca di un lavoro nella Capitale per sostentare la famiglia a Minsk.

 

L’ozio di Sergio, accidioso impoltronito romanaccio si scontra con la desolante situazione di sconfitta di sua sorella Maria, depressa donna che vive abbruttita tra una telefonata erotica e l’altra. La prima parte della commedia ruota attorno a questa vicenda familiare e la situazione disagiata dei due appare grottesca perché sostenuta costantemente da ripetute battute comiche e gerghi romani che accalorano la platea riproducendo numerosi applausi a scena aperta. In soldoni in tutta la prima parte la commedia ruota in maniera pigra attorno alla desolante condizione economica dei due. Sergio non riesce a guadagnare abbastanza e Maria si ritrova senza lavoro a causa della chiusura della chat erotica.

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La fotografia sulla società è chiara, è ben messa in evidenza la condizione antropologica degli strascichi degli anni ’80, dove i disagiati sono tali perché incapaci di rivedere le loro vite in senso positivo ma più tranquilli nel bearsi dell’attesa o gongolarsi del passato (Sergio ripensa a quando era uno stuntman di successo e Maria spera nel mutamento graffiando gratta e vinci).

Quando la situazione economica diventa ingestibile (l’ansia dell’arrivo dell’amministratore per il pagamento della pigione) Sergio si convince ad accettare un secondo lavoretto per guadagnare qualche spicciolo in più ma non rinuncia al suo “stabile” lavoro da centurione per turisti al Colosseo e decide di subappaltare il posto a qualcun altro al posto suo.

 

L’intreccio è svelato, nella disperata vita dei due si affaccia Milan (interpretato brillantemente da Paolo Triestino) che carico di buoni auspici e di una positività esagerata riesce a riconsolidare  la situazione economica di Sergio e Maria, svolgendo alla meglio non solo il lavoro da centurione ma anche tutta un’altra serie di lavori occasionali.

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Lo scenario cambia. L’accoglienza dello straniero, dapprima scettica e xenofoba, assume il colore positivo della fratellanza e dell’alleanza. Lo straniero (zingaro lo chiamano in alcuni passaggi) diventa alleato perché riesce a “risolvere” la situazione economica devastante. Il terzetto si allea, diventa tutto positivo, tutto nuovo, tutto ricco.

Finché la penna dell’autore (Gianni Clementi) ordisce il tranello e la brutalità dell’italiano medio contro il clandestino viene fuori in maniera ruggente, desolante e intollerante.

La commedia viaggia su canoni indissolubili: le battute “romane” strizzano l’occhio alla platea, il colore dei personaggi disegna un’affezione in cui ognuno può trovare tracce, la forza scenica degli attori rende armonico tutto l’impianto.

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La scenografia, essenziale, resta un po’ piatta, così come alcune trovate registiche lievemente imprecise (semibui in cui gli attori si posizionano “di servizio” per un cambio scena o una imprecisata proiezione video che dovrebbe restituire il fuori) ma la forza dello spettacolo è superiore a questi tecnicismi che non possono inficiarne la riuscita.

Uno spettacolo datato 10 anni fa appare, oggi, nello scenario xenofobo dilagante nella nostra Italia, l’ennesimo monito. Il diverso, seppur accolto per interesse, resta sempre diverso. E questa commedia, dopo che si è riso tanto, lascia l’amaro in bocca per un finale fin troppo tragico quanto precipitoso.

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Italiano batte bielorusso, si direbbe in gergo. Proprio mentre la Roma batte il CSKA Mosca, allo stadio Olimpico che inneggia all’amore sulle note romantiche di Antonello Venditti.

“Grazie Roma” è sarcastico e il regista, Nicola Pistoia, lo palesa in maniera efficace.

In scena al Teatro Vittoria fino al 4 novembre.