Benazir Bhutto è stata la prima donna ad essere eletta Primo Ministro in un paese islamico, il Pakistan. Sono passati oltre trent’anni da allora.
Con il suo esempio era riuscita nell’intento di testimoniare che anche una donna potesse occupare un ruolo di prestigio, proprio laddove le donne contassero meno di niente. Un esempio per tutte, sia nel suo paese che non.
La vita di Benazir Bhutto
Benazir Bhutto era nata a Karachi, in Pakistan, il 21 Giugno del 1953. Suo padre, Zulfiqar Ali Bhutto, era stato a sua volta primo ministro del Pakistan nei primi anni settanta. Il nonno, inoltre, era stato un personaggio molto celebre. Shaw Nawaz Bhutto, questo era il suo nome, era stato infatti uno dei maggiori esponenti del movimento indipendentista pakistano. Il padre di Benazir fu condannato a morte e giustiziato nel 1979. Scomparve anche il fratello, in circostanze molto misteriose, a Cannes, nel 1985. Politica e morte dunque, come protagonisti indissolubili nella vita di Benazir Bhutto.
“Una nave in porto è al sicuro ma non è per questo che le navi sono state costruite.”
L’ impegno politico e sociale
Aveva compiuto trentacinque anni Benazir Bhutto, quando ottenne la carica di primo ministro in Pakistan, che ricoprì fino al 1990. In quell’anno fu costretta a lasciare, in quanto accusata di corruzione. Nel 1996, a seguito di un attentato, perse suo fratello Murtaza, mentre nel 2007 rimase illesa in un attentato in cui persero la vita 197 persone e ci furono 550 feriti. Nonostante tutto, non perse mai la fede e la tenacia nel perseguire i propri obiettivi politici, sfidando la sorte e il pericolo ogni singolo giorno. La sua popolarità era all’apice e i consensi sempre più numerosi, quando cadde vittima di un attentato. Era il 27 dicembre del 2007, la Buttho era nel pieno della sua campagna elettorale. Aveva 54 anni. Assieme a lei morirono altre 20 persone.
“La democrazia è necessaria per la pace e per minare le forze del terrorismo.”
L’esempio per tutte le donne
L’ex Primo Ministro ed attivista politica pakistana era e resta un esempio intramontabile dei emancipazione della donna, sia nei paesi islamici che a livello mondiale, in generale. Resta uno dei simboli maggiori di coraggio, determinazione e fermezza femminili nel perseguire un proprio ideale, politico e sociale, con il fine di perseguire il bene di un popolo e del paese. Sebbene perseguitata tutta la vita, non colse mai l’occasione di tirarsi indietro o di rinunciare ad una lotta, a costo della vita.
“Metto la mia vita in pericolo e sono qui perché credo che questo Paese sia in pericolo”.
Sono passati tredici anni dalla sua tragica fine, ma la figura di Benazir Bhutto è ancora vivida nel suo popolo ed ha aperto la strada percorsa da altre donne illustri della sua stessa cultura.
Benazir Bhutto, la prima fra tutte ad aprire alle donne del Pakistan la strada verso l’autoriscatto
Tra le figure femminili a cui la Bhutto aprì e indicò la strada verso l’autoriscatto, certamente la più famosa è Malala Yousafzai, la giovane attivista pakistana, premio Nobel per la pace, che lotta per i diritti civili e all’istruzione del suo popolo.
Si tratta di tutte figure femminili che da anni lottano per liberare se stesse e le altre donne dal pesante retaggio di una cultura e di una tradizione che altrimenti le condannerebbe ad un condizione di eterna inferiorità.
“Come leader donna, penso di aver espresso un diverso tipo di leadership. Ero interessata alle questioni femminili, a ridurre il tasso di crescita della popolazione… come donna, ho portato in politica una nuova dimensione supplementare – quella di una madre”.
L’attivista politica pakistana è stata e rappresenta tutt’ora, a oltre dieci anni dalla sua tragica scomparsa, l’esempio che è un cambiamento radicale sia sempre possibile. Grazie alla sua esistenza si è raggiunta la consapevolezza che l’affermazione dei propri diritti non è solo un sogno o un’ambizione coltivati nella mente e nel cuore. Essa è, al contrario, qualcosa che può tramutarsi in fervida realtà da un momento all’altro.