Benjamin Netanyahu è “personalmente responsabile” della morte di 45 persone nella calca durante un pellegrinaggio sul monte Meron nell’aprile 2021, secondo il rapporto di una commissione d’inchiesta presentato il 6 marzo.
“Siamo giunti alla conclusione che il capo del governo è personalmente responsabile, e che il disastro avrebbe potuto essere evitato”, si legge nel rapporto.
Secondo il documento, “Netanyahu sapeva o avrebbe dovuto sapere che il sito era stato sottoposto a scarsa manutenzione per anni e rappresentava quindi un pericolo per i partecipanti al pellegrinaggio”, che si tiene ogni anno in occasione della festività ebraica di Lag Baomer.
Il rapporto sottolinea “una cultura di scarico delle responsabilità” all’interno dell’esecutivo.
Cosa successe sul Monte Meron
Come ogni anno in occasione della festività ebraica di Lag ba-Omer (che ricorda la ribellione ebraica del 132 d.C contro le legioni romane) giovedì oltre 100mila ebrei osservanti si sono recati sul monte Meron per pregare sulla tomba Shimon Ber Yochai, un celebre rabbino del secondo secolo d.C. Secondo la tradizione questi è l’autore del testo mistico dello ‘Zohar’ (lo splendore). Da anni questo evento è il più affollato in Israele, richiamando a volte fino a mezzo milione di persone. L’anno scorso, a causa del coronavirus, era stato annullato. Quest’anno, col miglioramento della situazione sanitaria e la campagna di vaccinazione avanzata nel Paese che ha immunizzato già metà della popolazione, era stato autorizzato, ma con numerose limitazioni che però non hanno resistito alla pressione della folla immensa. Le autorità avevano autorizzato la presenza di 10mila persone, ma secondo i giornali locali ce n’erano almeno 100mila.
Il 30 aprile 2021, decine di migliaia di ebrei ultraortodossi si riunirono sul Monte Meron, vicino al confine tra Israele e il Libano, in occasione del pellegrinaggio annuale sulla tomba del famoso rabbino Shimon Bar Yochai. La ressa che ne seguì fu una strage; e dall’inchiesta è emerso che dal 2008 l’ufficio del premier era stato informato più volte dei potenziali pericoli causati dall’elevato affollamento attorno alla tomba.
“Ci sono basi ragionevoli per concludere che Netanyahu sapesse che il sito della tomba di Rashbi era stato manutenuto in modo inappropriato per anni e che poteva costituire un pericolo per le masse che visitavano il sito, specialmente a Lag B’omer”, si legge nel rapporto della commissione. “Anche se, in nome della prudenza, presumiamo che Netanyahu non avesse una conoscenza concreta della questione, visto quello che è successo avrebbe dovuto saperlo”, continua il documento, sottolineando che “Netanyahu non ha agito come ci si aspetta da un primo ministro per correggere questo stato di cose”.
Yair Lapid, leader dell’opposizione, ha esortato Netanyahu a dimettersi: “Non è qualificato. Doveva dimettersi il giorno dopo il disastro. Questo è ciò che farebbe qualsiasi altro capo di Stato. Ora arriva questo rapporto e dice tutto. In segno di rispetto per le vittime del Monte Meron, per evitare il suo prossimo disastro, dovrebbe andare a casa”. Sulla stessa linea la leader dei laburisti, Merav Michaeli, che ha presentato alla Knesset una mozione di sfiducia, sostenendo che “questo è un governo pericoloso per lo Stato di Israele, che non sa assumersi la responsabilità né per il disastro del Monte Meron né per quello del 7 ottobre”.
Un attacco al quale il Likud ha risposto, accusando Lapid di usare il disastro come “arma politica” contro Netanyahu. “Un “tentativo cinico e deliberato che non avrà successo”, ha tuonato il partito del premier
Un altro disastro era avvenuto sul monte Meron anche nel 1911. Allora decine di persone morirono nel crollo di un edificio vicino alla tomba del rabbino.