Dopo mesi di indagini la polizia di Israele ha chiesto alla Procura Generale di procedere nei confronti del primo ministro Benjamin Netanyahu per fatti di corruzione, frode e abuso della fiducia dei cittadini.
Non accennano a calmarsi le acque in quel di Israele che, dopo la riapertura del conflitto palestinese per mano di Donald Trump, torna sotto i riflettori internazionali per le presunte vicende di corruzione a carico del primo ministro Benjamin Netanyahu.
La polizia israeliana ha infatti deciso di chiedere alla magistratura l’incriminazione di Netanyahu in relazione ai reati di frode, corruzione e abuso della fiducia dei cittadini.
A seguito di indagini della polizia israeliana, durate 14 mesi, sarebbero infatti emersi importanti elementi a carico del primo ministro riguardo a due casi specifici, rinominati dalla polizia “Caso 1000” e “Caso 2000”.
“Ci sono prove sufficienti contro il premier” – ha affermato il portavoce della polizia, Micky Rosenfeld.
I fatti che potrebbero portare il primo ministro israeliano a processo
I casi in cui, secondo la polizia israeliana, Benjamin Netanyahu sarebbe coinvolto sono due e diversi: entrambi lo avrebbero portato a ledere l’“interesse pubblico“.
Netanyahu avrebbe, per prima cosa, accettato ingenti donazioni (sigari, champagne…) da parte del produttore hollywoodiano Arnon Milchan e di James Packer in cambio di favori politici, quindi facendosi corrompere.
Inoltre, Netanyahu avrebbe incontrato più volte Arnon Mozes, proprietario ed editore del giornale Yedioth Ahronoth con il quale avrebbe pattuito un’apposita legge per avvantaggiare il suo giornale rispetto al competitor Israel Hayom se Mozes avesse trattato con favore il primo ministro e sua moglie attraverso il giornale stesso.
Sulla richiesta di incriminazione dovrà decidere la Procura Generale. Tuttavia, il primo ministro respinge tutte le accuse.
In un intervento televisivo pubblico, Benjamin Netanyahu ha infatti ribadito: “Siccome io so la verità tutto si concluderà con un nulla di fatto. Non è la polizia che decide, ma la magistratura. Non è illegale accettare regali da amici. Non succederà nulla perché non è successo nulla“.
Il primo ministro israeliano ha anche smentito l’ipotesi delle dimissioni, date le indagini. La legge israeliana impone di lasciare la carica solo a seguito della condanna.
“Queste raccomandazioni non hanno alcun valore giuridico in un Paese democratico – ha sottolineato -. Continuerò a guidare Israele in modo responsabile e leale“.