Bertold Brecht: non è stato facile, eppure ce l’ha fatta. Dalla lista nera di Hitler, alla fuga per le minacce naziste. Attraversando non pochi stati, gli è bastato un sogno per mantenere serrato il passo su una strada con un unico obiettivo: il teatro. Tra i riformatori del teatro più influenti del ‘900, Bertold Brecht sintetizzato nei suoi frequenti cambiamenti sociali, politici e poetici.

Bertold Brecht - internopoesia.com
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Bertold Brecht, dal patriottismo all’antisecessionismo

Educato alla fede protestante dalla madre, sin dai primi versi dimostra la propria inclinazione patriottica e ammirazione per tutto ciò che era tedesco. Nato il 10 febbraio 1898 ad Augusta, visse un’infanzia non molto tranquilla, a causa del suo carattere schivo e problemi di salute, ma fu precocemente apprezzato dai redattori suoi contemporanei. Quando nel 1917 ottenne il Notabitur (diploma concesso a chi si doveva arruolare), festeggiò l’evento cantando canzoni in giro per la città insieme ai suoi compagni, gli stessi con cui le componeva.

Il nazionalismo e l’anticonformismo svanirono decisamente quando fu richiamato al fronte come infermiere e vide con i suoi occhi le condizioni dei feriti. La leggenda del soldato morto, che narra di un soldato fatto resuscitare e in cui Brecht dimostra la sua traslazione politica, lo mise contro Hitler, che nel 1923 lo inserì sulla sua lista nera.

Esattamente dieci anni dopo, quando Adolf Hitler viene eletto cancelliere, Brecht è costretto a fuggire con la moglie, il figlio Stefan e alcuni amici. Nei primi otto anni all’estero Brecht cambia spesso paese: da Praga a Vienna e Parigi. Dopo un soggiorno di cinque anni in Danimarca, nel 1940 è costretto a trasferirsi prima in Svezia e poi Finlandia, a causa di un attacco delle truppe naziste.

Sogna così l’America e più nello specifico Hollywood, ma questa volta è l’arrivo del passaporto a causargli problemi. Opta per la strada più complessa e, mettendosi in viaggio, arriverà in California attraversando tutta la Russia in treno e imbarcandosi a Vladivostok.

Dall’Espressionismo al marxismo

Bertold Brecht - latinacittaaperta.info
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Quello politico non fu l’unico mutamento della forma mentis di Bertold Brecht. Le sue prime opere sono infatti influenzate dall’Espressionismo e in alcuni casi da culture di stampo dadaista e futurista. Sono questi gli anni del Lachkellet, gruppo diretto da Karl Valentin, cabarettista che influenzò molto lo stile brechtiano del primo periodo. Al centro di questa poetica c’era la ribellione, come strumento per riportare alla pace una Germania reazionista.

Gli scritti di quegli anni rispecchiano il momento storico che viveva, con temi che hanno come sfondo la fame, la miseria, il deterioramento sociale, pietà per le vittime e per la povertà vissuta a causa della carestia della guerra. Non solo nelle poesie, ma anche nelle sue opere teatrali si leggono chiaramente gli elementi appena descritti. Baal, dramma che ha come protagonista Christian Grabbe, poeta romantico realmente esistito, narra della sua triste e precoce morte in solitaria, dovuta al suo carattere di natura ribelle e antisemita. Il fine di Brecht è quello di ribaltare il messaggio poiché il fallimento è quì visto con occhio positivo, dal punto che Grabbe muore amico della terra e nemico della tirannia.

Studiando Hegel e Marx, Brecht si avvicina al pensiero dell’ultimo, che sfocia nel suo personalissimo teatro epico. In completa opposizione alle tecniche attoriali di Stanislavskij, elabora un teatro che non si serve più dell’immedesimazione dell’attore nel personaggio, ma l’opposto: il cosiddetto effetto di straniamento. Tutto il lavoro impostato sin dagli anni della nascita della regia è ora inutile. L’attore deve mettere in scena un personaggio osservandolo criticamente, per suscitare nel pubblico lo stesso approccio. L’attore brechtiano si tiene a distanza dal personaggio, limitandosi a suggerire e a proporre, sollecitando lo spettatore alla critica del personaggio che vede in scena.

Bertold Brecht: l’opera da tre soldi

Scatto di una regia di Damiano Michieletto (2016) - vulcanostatale.it
Scatto di una regia di Damiano Michieletto (2016) – vulcanostatale.it

Negli anni in cui matura questa impronta drammaturgica, scrive “L’opera da tre soldi” su musica di Kurt Weill. La commedia, sia dalla prima, avrà un successo tale da essere rappresentata anche oggi in tutto il mondo. Il successo è stato accompagnato da uno scandalo non indifferente viste le tematiche trattate e i personaggi in scena: tutto gira intorno alla corruzione e non mancano criminali e puttane.

Per quanto riguarda l’aspetto musicale bisogna sottolineare che ha dato un contributo fondamentale al successo dell’opera: dal jazz si va alla musica di intrattenimento, all’opera lirica e alla musica sacra, per dar rilievo alle diverse vicende che si susseguono nel corso dell’opera.

Il Berliner Ensemble

Nel 1945, finita la Seconda Guerra Mondiale, Brecht freme dal tornare in Europa, ma mentre faceva le valigie venne chiamato per un interrogatorio. Durante la Guerra Fredda nasce in America un sentimento di paura nei confronti di eventuali spie comuniste che cospiravano con l’Unione Sovietica. Interrogato insieme ad altri grandi nomi della storia dello spettacolo quali Charlie Chaplin e Gary Cooper, nega le accuse definendosi scrittore antinazista. Esattamente il giorno dopo parte per la destinazione prestabilita.

Riesce a far rientro in patria nel 1949, dopo un soggiorno a Zurigo. Si stabilisce a Berlino Est avendo avuto la possibilità di aprire un teatro tutto suo: il Berliner Ensemble. Quì dedicherà tutto il resto della sua attività, sperimentando e formando attori col suo marchio e mettendo in scena opere sue e di altri autori.

a cura di Silvio Silvestro Barca