
Dopo l’assoluzione di Claudio Foti, il caso “Angeli e Demoni” sugli affidi torna a dividere e a far discutere. Lo psicoterapeuta condannato in primo grado a quattro anni nel processo a Reggio Emilia esce riabilitato dall’appello e la sentenza getta una luce differente anche sul dibattimento in corso a Reggio Emilia, dove tra i 17 imputati c’è il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti
La Corte di Appello di Bologna lo ha infatti assolto da tutte le accuse: per non aver commesso il fatto dall’abuso di ufficio e perché il fatto non sussiste dal reato di lesioni dolose gravi. Confermata anche l’assoluzione dall’accusa di frode processuale. In primo grado a Reggio Emilia era stato condannato a quattro anni. Il fondatore della onlus Hansel & Gretel ha accolto la sentenza, arrivata dopo una lunga camera di consiglio, con commozione.
“Hanno vinto la verità e la giustizia, dopo quattro anni di gogna. Ho pianto perché si è incrinato il teorema accusatorio”, ha detto uscendo dalla Corte bolognese lo psicoterapeuta. La Procura generale, con il procuratore reggente Lucia Musti, ha spiegato che dopo la lettura delle motivazioni si valuterà se sussistono spazi per un ricorso in Cassazione.
La sentenza arriva mentre è in corso il processo a Reggio Emilia per altri 17 imputati, quelli che diversamente dal fondatore della onlus piemontese Hansel & Gretel hanno scelto il rito ordinario e non l’abbreviato. Può essere significativa perché l’abuso di ufficio contestato a Foti è stato commesso, in ipotesi di accusa, in concorso con il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, in relazione all’affidamento senza gara, alla sua associazione, del servizio di psicoterapia nell’Unione Val d’Enza. Le lesioni invece riguardavano i danni psicologici subiti, sempre per l’accusa, da una giovanissima paziente: ansia, depressione e altri disturbi, provocati dalle sedute a cui aveva partecipato.

Foti in particolare era accusato di aver ingenerato in lei il convincimento di aver subito abusi sessuali dal padre e di averla sottoposta alla tecnica della Emdr, la discussa “macchina dei ricordi”, “in totale violazione dei protocolli di riferimento”. Fu proprio questo uno degli episodi di cui si parlò di più, quando deflagrò l’inchiesta nell’estate del 2019, con le misure cautelari eseguite dai carabinieri, abbattendosi sull’Emilia e diventando una delle indagini più citate negli ultimi anni dalla politica.
La vicenda, che suscitò scalpore in tutta Italia, risale a quattro anni fa e riguarda un presunto giro di affidi illeciti di bambini da parte della rete dei Servizi sociali della Val d’Enza alla Onlus “Hansel e Gretel” di Torino a cui furono assegnati, senza appalto, numerosi casi di minori allontanati o da allontanare dalle famiglie per presunti abusi sessuali. L’inchiesta era cominciata proprio a seguito di una anomala raffica di denunce alla magistratura su iniziativa degli assistenti sociali che avevano segnalato violenze ai danni di bambini commesse dai genitori. Le segnalazioni si rivelano però infondate. La svolta arrivò quando i carabinieri scoprirono come falsi i documenti redatti dagli stessi servizi sociali in complicità con alcuni psicologi, carte in seguito trasmesse all’autorità giudiziaria.
Gli assunti accusatori hanno trovato una severa smentita»: così la sentenza è stata commentata dal legale del primo cittadino, Giovanni Tarquini, secondo il quale l’assoluzione di Foti rappresenta «un passaggio molto importante nel tormentato percorso verso la verità». «Occorrerà attendere come sempre le motivazioni – aggiunge l’avvocato -, ma questa decisione, così netta nell’escludere ogni profilo di rilievo penale e ogni irregolarità in capo a Foti, sembra confermare ciò che questa difesa ha sempre sostenuto, ossia la totale buona fede del sindaco Carletti nell’assoluta correttezza e piena affidabilità delle attività svolte della onlus Hansel & Gretel e del percorso terapeutico svolto dagli assegnatari del servizio»Ma la procura di Reggio Emilia sta valutando un ricorso per Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello.