Esteri

Bielorussia, primi manifestanti rilasciati: “Condizioni detenzione disumane”

In Bielorussia il braccio armato del dittatore Lukashenko ha effettuato un numero di arresti impressionante in queste notti di protesta post-elettorale. Salgono a due i decessi confermati. Arriva notizia dei primi rilasci di massa da varie città, ma si denunciano condizioni di detenzione che violano le condizioni di sicurezza e la dignità delle persone.

Bielorussia, la violenza continua anche in cella

Le forze dell’ordine mandate in strada a soffocare le proteste dei cittadini che chiedono di riconoscere Svetlana Tikhanovskaya come legittimo Presidente della Repubblica di Bielorussia hanno inferto violenze smisurate ai manifestanti, picchiandoli, sparando proiettili di gomma ad altezza uomo, usando gas lacrimogeni e granate stordenti. Secondo il report delle Nazioni Unite, 3000 sono gli arresti della prima notte di proteste, a cui si sommano i 2000 della notte successiva ed i 1000 della terza notte. Nelle ultime ore sono stati rilasciati circa cento detenuti a Minsk, ed altre persone sono tornate in libertà a Zhodzina e Homel.

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Un manifestante rimasto ferito dopo gli scontri con la polizia. Photo Credit: Radio Svaboda.

Dopo lo sblocco di Internet di mercoledì, i manifestanti tornati in libertà raccontano cosa accade in cella. Le donne sono in parte risparmiate dalle violenze fisiche che i poliziotti sferrano sugli uomini. Sui social circolano video in cui si vedono uomini nei cortili delle carceri a faccia in giù con grossi lividi da proiettili di gomma, lasciati per ore sotto la pioggia prima di essere chiusi in cella.

Le celle arrivano a contenere dieci volte più detenuti del numero legale. Le persone sono ammassate e senza quasi un filo d’aria, mentre fuori è molto caldo. Per far circolare in qualche modo l’aria, i detenuti chiedono di non chiudere la porta della cella. Questa condizione viene accordata a patto che nessuno faccia domande o si opponga verbalmente agli ufficiali. E dopo il rilascio di Krystina Vitushka scopriamo anche che le persone non hanno alcuna assistenza sanitaria. La ragazza infatti non ha potuto prendere i suoi farmaci per il diabete mentre si trovava in cella. Un venticinquenne che avrebbe dovuto scontare dieci giorni per partecipazione a manifestazione non autorizzata muore sotto la custodia della polizia. Si tratta del secondo decesso ufficiale dall’inizio delle proteste.

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Il corpo di un manifestante martoriato dai proiettili di gomma.

L’appello di Tikhanovskaya rimane inascoltato

Intanto Svetlana Tikhanovskaya, la principale candidata di opposizione, si è dovuta rifugiare in Lituania per ricongiungersi almeno con i propri figli, mentre il marito è ancora prigioniero politico. Durante una detenzione seguita alla sua presentazione ufficiale di ricorso alla CEC, Tikhanovskaya registra un video in cui esorta i concittadini a smettere di scendere in strada, a rinunciare alle loro richieste. Ma lo sguardo della donna non va mai in camera ed il tono è piatto, quasi sommesso. Il messaggio è stato registrato sotto minaccia, come ribadisce l’ultima dei tre membri della coalizione rimasta in Bielorussia.

I bielorussi capiscono subito che la loro leader non si sta intenzionalmente pronunciando contro la sua volontà, ma che sta pagando il prezzo per il suo coraggio. L’appello rimane quindi inascoltato ed i manifestanti scendono in piazza anche la notte successiva per chiedere pacificamente democrazia e libertà per i prigionieri politici. Lukashenko ed i suoi tentacoli armati continuano invece a negare ciecamente diritti fondamentali ai loro stessi concittadini.

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I sostenitori di Svetlana Tikhanovskaya con il braccialetto bianco, lo stesso che la candidata aveva chiesto loro di portare al braccio per contarne l’affluenza nel giorno delle elezioni. Photo Credit: NEXTA.

Francesca Staropoli

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