Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima. Nel caso di Margaret Keane, protagonista di “Big Eyes” (stasera su Rai 5 alle 21:15), deve essere sicuramente vero.
Diretto da Tim Burton e sceneggiato da Scott Alexander e Larry Karaszewski
(Già collaboratori del regista per “Ed Wood”), “Big Eyes” narra la storia vera (con le dovute licenze poetiche) dei coniugi Keane e dei “loro” caratteristici ritratti dai grossi occhi.
Margaret (Amy Adams) è una madre fresca di divorzio e discreta pittrice di ritratti che hanno come elemento caratteristico dei grandi occhioni.
L’incontro con l’affascinante ma subdolo Walter Keane (Christoph Waltz) porterà Margaret all’interno di un sogno (un marito, una promettente carriera, la custodia della figlia) che si trasformerà in un tormentato incubo quando Walter comincerà a crearsi una fama mostrando e vendendo i dipinti della moglie a suo nome!
Margaret, donna fragile e bisognosa di sicurezza, accetta inizialmente a malincuore la situazione ma quando la vera faccia di Walter verrà svelata, la creatrice dei “Big Eyes” avrà la sua rivalsa.
Dimenticate il Tim Burton più oscuro e grottesco. Questo film del 2014 sembra richiamare più apertamente le atmosfere solari di “Big Fish” e soprattutto il biografico “Ed Wood”.
“Big Eyes” è solo apparentemente un film meno “burtoniano”. La storia dei Keane è infatti una sorta di fiaba con tanto di cantastorie (il giornalista interpretato da Danny Huston) e con una protagonista che dovrà affrontare un “orco” per uscirne vittoriosa e maturata.
La dolce ma insicura Margaret e l’istrionico e cinico Walter rientrano così in quella galleria di “freaks” o semplici disadattati che popolano il cinema di Burton. Margaret, proprio come l’Edward D.Wood Jr. (colui che per anni fu definito il “peggior regista del mondo”), è forse un’artista mediocre che però si fa amare per la sua semplicità e la sincera passione dell’arte.
Walter è un megalomane senza speranze e, a differenza della moglie, è un abile venditore ma squallido sia come artista che come essere umano. Dopo film poco indovinati, Tim Burton necessitava di una boccata d’aria fresca e “Big Eyes” è proprio questo: un film semplice, scorrevole, spesso doloroso ma anche divertente (merito soprattutto di Waltz, sopra le righe come solo lui sa essere).
Una storia di “diversi”abbastanza comuni e una fiaba burtoniana ambientata in un luogo in cui Burton si è sempre sentito un alieno: il mondo reale.
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