Birmania, va avanti ormai da febbraio la detenzione forzata della premio Nobel per la pace e la politica birmana Aung Suu Kyi. Le accuse sono incitamento al dissenso contro i militare e violazione delle misure anti Covid. Molte altre accuse potrebbero arrivare nel corso del processo. La donna rischia di passare in carcere da 4 a diversi decenni. Amnesty International: “Sono l’ultimo esempio della volontà dei militari di eliminare ogni opposizione e soffocare le libertà in Birmania”.

Eliminare ogni opposizione e soffocare le libertà: la nuova politica della Birmania di arrestare chiunque si opponga

Dopo il colpo di stato avvenuto il 1º febbraio 2021, per rovesciare il governo di Aung San Suu Kyi, la donna 76enne e premio Nobel per la pace e la politica birmana è stata arresta. Il colpo di stato avvenne per organizzazione di  generale Min Aung Hlaing, capo delle forze armate, che il 26 gennaio 2021 contestò i risultati del ballottaggio elettorale del 2020 chiedendone una verifica. In caso contrario, egli sarebbe intervenuto con le milizie. E così fu perché il governo rigettò ogni accusa.

Da quel 1º febbraio la donna è detenuta dal golpe dei generali e le sono state rivolte di una molteplicità di accuse. Tra queste: dissenso contro i militare e violazione delle misure anti Covid ma anche una lunga serie di presunti reati come violazione della legge sui segreti ufficiali, corruzione e brogli elettorali. Per le sole prime due accuse, le uniche fino ad ora confermate, Aung Suu Kyi rischia fino a 4 anni di carcere. Come evidenziato dal portavoce della giunta militare Zaw Min Tun “è stata condannata a due anni di reclusione ai sensi della sezione 505(b) e a due anni di reclusione ai sensi della legge sui disastri naturali”. Oltre alla donna arrestato con le stesse accuse e condannato anche l’ex presidente Win Myint.

I due leader non saranno per ora trasferiti in carcere ma affronteranno il processo dal luogo in cui si trovano ora, la capitale della Birmania, Naypyidaw. Considerando le sfilza di accuse che i suoi, ed in particolare Suu Kyi, portano sulle loro spalle rischiano di dover passare decenni in carcere. La stampa non potrà prendere parte al processo e gli avvocati dei due accusati non possono rilasciare alcuna intervista a giornalisti.

Amnesty International interviene per difendere i diritti di Aung San Suu Kyi

Un chiaro segno, questo avvenimento, di come l’obiettivo del nuovo governo sia quello di soffocare le libertà di ogni individuo. Bisogna infatti ricordare che dal colpo di stato di febbraio, uccise più di 1.300 persone e oltre 10.000 arrestate nella repressione. Amnesty International decide di intervenire. “Le dure condanne inflitte ad Aung San Suu Kyi sulla base di false accuse sono l’ultimo esempio della volontà dei militari di eliminare ogni opposizione e soffocare le libertà in Birmania”, ha affermato l’organizzazione.

Cristina Caputo

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