Bjork insegna la sua Utopia a Caracalla. Roma ai suoi piedi

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Di Redazione Metropolitan

L’ultima volta che un’opera chiamata Utopia sconvolse il mondo era il 1516 quando Thomas More pubblico il suo trattato politico. Più di cinquecento anni dopo, Utopia di Bjork sconvolge il mondo elettronico musicale dalle fondamenta.

Bjork creatrice di mondi. Modella un universo musicale in un luogo dove ogni pietra è impregnata di storia. Le Terme di Caracalla hanno alle spalle una così lunga storia da cedere un po’ della loro cultura all’universo multimediale della cantante islandese. La cantautrice è una musa ambrata cosparsa di brillantini che vaga nel palco, in penombra, mentre si lascia trascinare dalle onde elettroniche che vengono sprigionate dagli strumenti musicali. Ha voglia di cantare e di vendicarsi per la pioggia terrestre che lo scorso 13 Giugno non gli ha concesso di creare la sua Utopia su Roma. Nonostante sia vestita in modo sfarzoso non sembra essere realmente presente, rimane nel buio e lascia alla sua voce dare il benvenuto al pubblico e invitarli ad entrare nella parte microscopica delle natura, all’origine dei suoni della terra, li dove nasce la musica. Questa è la sua Utopia. Qualcosa che sembra totalmente impossibile nella realtà diventa possibile nella note di Bjork che ci convince della potenza dei micro suoni. Fischi di grilli che diventano note elettroniche mentre il suono della crescita dell’erba diventa un sottofondo musicale assordantemente bello. Il nuovo mondo è finalmente creato. I mille fiori possono sbocciare facendo esplodere i loro colori come le potenti luci che hanno accompagnato l’intero spettacolo con coreografie sensazionali che facevano ingelosire gli astri. Bjork è la regina di questo mondo ed è seguita da 5 guerriere armate di flauti che combattono lo squallore della normalità. Non è un ordinario concerto ma un esaltazione di sensi dove si uniscono le più famose sonorità dei paesi scandinavi: la musica elettronica graffia le dolci note dei suoni dell’arpa. Bjork li unisce insieme e li fa giocare con le potenti percussioni riuscendo a creare un mix di sonorità innovative tenuto in piedi dall’incessante presenza dagli strumenti delle guerriere. Un ora e mezza intensa, di grande forza dove la cantante ci propone molte canzoni del suo nuovo album lasciando da parte alcuni dei singoli più famosi come It’so oh quiet o Venus as a boy. Scelte dettate più dalle tematiche affrontate che da esigenze commerciali. Utopia si pone come un ulteriore esperimento della cantante ed assieme alla sua nuova creazione vuole proporci canzoni che sappiano ripercorrere il suo passato sperimentale che l’ha portata alla creazione di questo nuovo album. Rompe il velo della sua intoccabilità quando ringrazia con il suo italiano stentato dimostrando che una regina non può regnare senza i suoi sudditi. Sudditi di tutte le età e di tutte le etnie che formano una grande unione di cuori e di musica. Migliaia di sudditi da tutto il mondo sono venuti ad ascoltare la sua parola che mette d’accordo sempre tutti.