Il rapimento di una modella inglese a Milano il 10 luglio ha fatto tornare in circolazione il nome “Black Death”, presunta organizzazione criminale del deep web su cui però non si sa ancora molto.
La Black Death, facendo una ricerca, sarebbe coinvolta (o ne sarebbe la mano promotrice) in numerosi traffici illeciti circolanti nella darknet, dalle armi alla droga, passando per gli omicidi ed il traffico di esseri umani. Il rapitore della modella, un cittadino polacco di nome Lukasz Pawel Herba, avrebbe dichiarato agli investigatori di far parte di questa organizzazione criminale. In particolare, la modella inglese sarebbe stata rapita per essere poi venduta all’asta su internet. Sempre secondo quanto dichiarato dal rapitore, molte giovani modelle sono destinate ai paesi arabi, dove ricchi principi le comprerebbero per soddisfare i propri capricci e poi se ne libererebbero “dandole in pasto alle tigri”.
La sfilza di condizionali è d’obbligo, perché di quanto dichiarato sulla Black Death tutto rimane da verificare e passare al vaglio. Inoltre, sulla stessa esistenza dell’organizzazione rimangono forti dubbi.
Già nel 2013, Motherboard aveva svolto alcune indagini al riguardo. Partendo da un post su Reddit, il giornalista si era imbattuto nel sito della Black Death, dove effettivamente vi erano annunci di ragazze in vendita all’asta con prezzi che partivano da 150.000 dollari. Già all’epoca però la National Crime Agency’s UK Human Trafficking Centre, l’agenzia che si occupa del traffico di esseri umani sulla rete, aveva espresso seri dubbi sulla veridicità della Black Death.
In particolare, a far insospettire gli agenti era stata l’alta qualità delle foto delle ragazze (foto che sembravano prese da video o photoshooting di tipo patinato), che mostravano persone dall’aspetto molto curato (ben diverso da quello di altre messe realmente in vendita su altri siti, molto più dimesso e provato). Altra stranezza era l’indicazione del luogo dove le vittime erano state rapite. Molte erano le ragazze americane, ed erano state tutte rapite a Parigi. Possibile che non se ne sia saputo niente, che non sia scoppiato il caso?
Dato che, per partecipare alle aste, Black Death chiedeva una sorta di “deposito cauzionale” in bitcoin, era sembrato più probabile che si trattasse di una truffa più che di un vero sito di trafficanti di esseri umani.
Tirando le somme, questo è quanto si sa al momento sulla Black Death. Le indagini sono in corso, ma allo stato attuale rimane difficile stabilire se esista realmente e in che termini. Finora è stato molto difficile provare concretamente l’esistenza di un traffico di schiavi nel deep web, anche se il fenomeno esiste ed in qualche caso si è riusciti ad accertarlo.
Lorenzo Spizzirri