La musica è cultura, la musica è politica, la musica è vita. Lo si pensa e lo si afferma così tanto da aver quasi banalizzato queste verità. Poi ci sono stati George Floyd e Black Lives Matter: ecco che abbiamo ricominciato a vedere,qualora ce ne fossimo dimenticati, l’importanza della musica come veicolo socio-culturale. Non sto parlando solo di note, ma anche di azioni pratiche.
Black Lives Matter – Una rivoluzione culturale
Il caso George Floyd ha messo in piedi un vero e proprio movimento di rivendicazione dei diritti della comunità nera. Il Black Lives Matter è riuscito a sfondare un portone blindato dietro il quale si orchestra comodamente il suprematismo bianco ed il mondo della musica sta facendo da cassa di risonanza a questa lotta. Tanti gli artisti che si sono messi al fianco del movimento, anche solo virtualmente, per smuovere le tante coscienze cieche o, peggio ancora, conniventi con un razzismo dalle fortissime radici. Una delle prime dichiarazioni è stata quella di Billie Eilish, critica nei confronti di chi ha ribattuto al nome del movimento con “All Lives Matter” in un post su Instagram:
” Se sento ancora una persona bianca dire All Lives Matter esco di testa… Se le vite di tutti contano perché sono i neri a essere uccisi in quanto tali? Perché gli immigrati sono perseguitati? Perché ai bianchi vengono date più possibilità?… Fottuti privilegi dei bianchi.”
A ruota, tantissimi altri musicisti hanno utilizzato la propria esposizione mediatica per amplificare le cause del Black Lives Matter: Adele, Rihanna, Justin Bieber, Lorde solo per citarne pochi famosissimi. Dal mondo indie, i Big Thief hanno richiamato i bianchi alla loro grande responsabilità in questa lotta invitando ad informarsi, a scendere in piazza, ad essere tutt’uno con i nostri fratelli della comunità nera, così come Sharon Van Etten e tanti altri colleghi bianchi che hanno sposato la causa.
Le iniziative e le azioni pratiche
Altro fronte di protesta da parte dei musicisti è stata l’adesione al #TheShowMustBePaused, scelto per esempio da Moby e dai Radiohead, da Lana del Rey e dai Rolling Stones, che hanno mutato i loro profili social Martedì 2 Giugno in segno di riflessione sull’accaduto a George Floyd e sulle proteste in atto, che ricordiamo non essere sempre state pacifiche nei giorni scorsi.
C’è stato poi chi si è mosso anche in modo più concreto: Kanye West non solo ha donato due milioni di dollari a copertura delle spese legali alle famiglie di Floyd e di altri due afroamericani (Ahmaud Arbery e Breonna Taylor) vittime anch’essi di americani bianchi, ma ha aperto un fondo per pagare gli studi alla figlia di George Floyd.
Il rapper Jay-Z ha donato migliaia di dollari suddivisi tra le iniziative del Black Lives Matter e il pagamento di cauzioni per i tanti manifestanti arrestati durante le proteste; anche The Weeknd ha effettuato una donazione di 500 mila dollari per sostenere il movimento.
Altro gesto importante è stato quello di Bandcamp: tantissime le labels che, spinte dai propri artisti, hanno deciso, lo scorso Venerdì 5 Giugno, di donare i propri guadagni alle iniziative per il movimento. E ancora, il 19 Giugno la piattaforma donerà il 100% delle proprie entrate al NAACP Legal Defense and Educational Fund, una delle principali organizzazioni per i diritti civili negli USA.
Spotify ha creato una playlist intitolata al movimento: Nina Simone, 2Pac, Beyonce, Childish Gambino e tantissimi altri nomi da ascoltare a ricordarci quanto dobbiamo alla comunità nera anche solo per essere stati gli inventori della dance music e per essere sempre, con la loro musica, un’ancora di salvezza per le vite di noi bianchi. #blacklivesmatter!
Francesca Staropoli
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