Un fremito di irrequietezza e di impazienza dilaga tra i fan per il ritorno della serie Netflix Black Mirror da quando sono stati rilasciati i trailer dei nuovi episodi.

Le aspettative per la nuova stagione di questo sceneggiato sono altissime dato il livello qualitativo dimostrato sino ad ora nelle tematiche degli episodi precedenti.

Partiamo dal nome, Black Mirror. Uno specchio nero. In cosa si differenzia un siffatto oggetto da uno specchio più ordinario ? Il secondo riflette quello che ha davanti a sé (e potremmo anche dire quello che noi vogliamo che lo specchio veda). Non essendo dotato di una coscienza e di una volontà consapevoli, lo specchio si occupa di portare ai nostri occhi una visione del mondo così come ci appare in un piccolo scorcio di vita quotidiana. Proviamo a pensare agli ambienti di collocazione del suddetto: è in bagno, in auto, così come in attività commerciali di diverso tipo.   Lo scopo secondario e non negato è quello di soddisfare il senso di malrisposta vanità degli uomini, regalando a seconda dei casi e dei risultati un senso di soddisfazione o insofferenza per quello che si vede riflesso. Tutto questo è vero se accettiamo l’assunto che nella maggioranza dei casi ne facciamo un uso volontario e consapevole per verificare la nostra “compattezza” esteriore.

Difatti, nessuno specchio (tranne forse quello della regina di Biancaneve o lo specchio magico di Shrek) è in grado di offrire una veduta del nostro spettro di emozioni; non siamo quindi in grado di poter osservare il mondo dell’interiorità, il lato umano nascosto al pubblico e noto solo a noi stessi. Stiamo parlando di un dominio composto più da ombre che da luci, uno spazio nebuloso dove gli stati d’animo non sono mai limpidi e chiari per più di un momento.

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Allora cosa succederebbe se ci trovassimo di fronte ad un oggetto capace di farci rimirare, volenti o nolenti, i meandri delle nostre paure; dei nostri desideri più impronunciabili e proibiti; dei limiti del lecito e dell’immorale ? Immaginate uno specchio che vi mostri tutto questo e non solo; un oggetto che realizza e immagazzina la storia collettiva del genere umano del XXI secolo e mostra i risvolti di uno sviluppo tecnologico parossistico e incontrollato. Un insieme di visioni affastellate non comporta obbligatoriamente il rilascio di un giudizio negativo: non tutte le storie di quello che è e potrebbe essere mostrano infatti un finale negativo. Pensiamo ad esempio alla Stagione tre Episodio IV San Junipero forse il più emblematico tra gli episodi a lieto fine della serie. 

In conclusione non è forse tanto scontato pronunciarsi su un presunto fine didattico o moraleggiante delle storie narrate. Ci si limita a mostrare la realtà così come è già o potrebbe essere nel presente e cosa potrebbe diventare negli anni a venire, lasciando il giudizio nelle mani degli spettatori. Non siamo ancora alle porte di una società distopica, non abbiamo ancora raggiunto il limite dell’assurdo. È logico affermare che le relazioni umane oggi non sono gestite più come lo erano nel XIX secolo e che quindi sono soggette a mutamenti costanti; le modalità del nostro bisogno di interagire con gli altri riflettono i cambiamenti che avvengono dentro di noi e fungono da indicatori dei fenomeni sociali. 

Non è detto che la parabola evolutiva dell’uomo punterà sempre verso l’alto. Acquisire consapevolezza è il primo passo nel prendere delle decisioni determinanti per l’avvenire della nostra specie.

Probabilmente lo scopo di Black Mirror è proprio questo.

– Alessandro Mannarini –