Blitz contro i fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro

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Di Redazione Metropolitan

Si stringe il cerchio intorno a Matteo Messina Denaro, il super latitante di Cosa Nostra che ha fatto perdere le sue tracce nel 1993. Boss del Mandamento di Trapani, è considerato una delle figure di spicco della Mafia siciliana. Dalle prime ore di questa mattina sono in atto diverse perquisizioni nel trapanese. Sono 17 gli indagati, tutti presunti fiancheggiatori di Messina Denaro.

(Foto dal web)

Il blitz scattato alla prime luci dell’alba è stato coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Portato a termine nella sua fase operativa da circa 150 unità dello Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia di Stato. Durante le perquisizioni sono state utilizzate delle apparecchiature sonar per individuare bunker sotterranei. Questo particolare indica la “vicinanza”degli inquirenti al latitante, anche se non mirato direttamente a Messina Denaro, questo blitz dimostra che la rete è pronta. Ciò non deve far pensare che si sia effettivamente vicini alla cattura. Già in passato si era fatta terra bruciata intorno al latitante, ma senza mai scalfirne il potere. Un boss atipico che probabilmente ha abbandonato il territorio, cosa inconsueta per un capo di Cosa Nostra. La sua presenza in toscana è stata confermata da un testimone attendibile sentito dall’ Espresso. “Figlio d’arte” di Francesco “ciccio” Messina Denaro, morto durante la latitanza, Matteo ha preso il posto del padre ed ha fatto parte di quella parte di Cosa Nostra in seguito definita “ala stragista”. Nonostante questa vicinanza strategica a Riina e Bagarella, Messina Denaro mantiene buonissimi rapporti con il successore Bernardo Provenzano (fortemente contrario alle stragi). Con “binnu” intrattiene una fitta corrispondenza di pizzini in cui si firma “Alessio”. Quando il Corleonese viene arrestato, vengono trovati in suo possesso molti pizzini il cui mittente era proprio Messina Denaro. Il boss trapanese non gradisce la cosa e lo esterna in una lettera indirizzata all’ex Sindaco di Castelvetrano Antonino Vaccarino, successivamente condannato per traffico di stupefacenti e ingaggiato dal Servizio Segreto civile per fare da “esca”, senza risultati.

“Se lo avessi davanti gli direi cosa penso e, dopo di ciò, la mia amicizia con lui finirebbe. Oggi posso dire che se la vede con la sua coscienza, se ne ha, per tutto il danno che ha provocato in modo gratuito e cinico ad amici che non lo meritavano. Chiudo qua che è meglio. Come lei sa a quello hanno trovato delle lettere; in particolare di quelle mie pare ne facesse collezione. Non so perché ha agito così e non trovo alcuna motivazione a ciò e, qualora motivazione ci fosse, non sarebbe giustificabile.”

Se si pensa che queste parole venivano usate per definire un boss del calibro di Bernardo Provenzano, se ne deduce il carisma criminale che Matteo Messina Denaro può avere all’interno di Cosa Nostra. Lo stesso carisma che gli permette di essere amato dai suoi uomini pur non avendo un contatto diretto con loro. Lo stesso carisma per cui fino ad ora, smantellata una rete di fiancheggiatori se ne è sempre fatta subito un altra. Il padre “Ciccio” Messina Denaro è morto comodamente nel suo letto in Latitanza, il figlio avrà la stessa sorte? Dipende principalmente dagli uomini che gli danno la caccia perchè Matteo Messina Denaro per ora non ha commesso “errori”.