Sorriso smagliante, capelli arruffati e occhi da sognatore: Bob Marley è stato un’icona musicale, artistica e spirituale, e le sue idee, espresse attraverso le note diffuse dai pizzichi alla corda della chitarra nei brani da lui creati, hanno fatto il giro del mondo. Considerato il re del reggae, è venerato in Giamaica quasi al pari di una divinità.

A trentanove anni dalla sua morte, avvenuta a Miami l’11 maggio 1981, è ancora oggi uno dei capisaldi della musica e dell’universo sociale e politico mondiali; prima star mondiale a provenire dal Terzo Mondo, i suoi messaggi di unione e fratellanza sono rimasti impressi nelle menti di tutti.

Bob Marley, creditphoto; formulapassion.it
Bob Marley, creditphoto; formulapassion.it

Marley si è sempre contraddistinto per la sua innata capacità di “predicatore”; attraverso le sue canzoni infatti, inneggiava alla pace e all’amore fra i popoli, vivendo di positività ed altruismo. L’artista ha seguito dei principi ben precisi, da lui visti come veri e propri mantra, che vengono principalmente dal rastafarianesimo.

Bob Marley e il rastafarianesimo

Culto nato negli anni ’30 dello scorso secolo sulla base dell’operato dell’imperatore d’Etiopia Hailè Selassiè, il rastafarianesimo si basa sulle teorie di Marcus Garvey. Riscontra il suo periodo di massima espansione negli anni ’60 e ’70, grazie alla popolarità dei musicisti reggae di ispirazione rasta, diffondendosi in diversti Stati del mondo e conquistando sempre un maggior numero di seguaci, tra cui proprio il re del Reggae.

Bob Marley, creditphoto: luinonotizie.it
Bob Marley, creditphoto: luinonotizie.it

Fu lui infatti uno dei più grandi diffusori dei dettami di questo culto. Il rastafarianesimo prevede, sulla base dell’Antico Testamento, l’attesa di un leader che avrebbe ricondotto in Africa tutti i discendenti sparsi nel mondo. In questo modo, il popolo originario avrebbe avuto la possibilità di tornare alle proprie radici, sfuggire dalla schiavitù degli oppressori e cambiare il sistema di una società ingiusta e gerarchica.

Le regole di questa religione sono varie e si dividono a seconda delle diramazioni che sono nate durante lo scorso secolo, ma sono rimasti fermi dei capisaldi validi per tutti coloro che hanno aderito a venerare il Dio Jah Rastafari. I Rasta rifiutano ogni tipo di deturpazione del corpo, dal tagliarsi i capelli al tatuarsi, e preferiscono non mangiare carne.

Con uno spiccato senso di amore verso l’umanità, rifiutano i vizi sordidi come la gelosia, l’invidia o la cattiveria, rigettano la mondanità e l’edonismo; vivono per un unico scopo, che è quello di riunire il mondo sotto le regole di Selassie, creando una fratellanza composta da tutti i popoli. Un Rasta, inoltre, cerca sempre l’amore per la verità e la purezza degli animi di chi gli sta attorno.

I rastafariani sono comunemente conosciuti per i cosiddetti dreadlocks, (che costituiscono la consacrazione del proprio capo, l’astensione da alcolici, e la distanza da cimiteri e cadaveri) e per il consumo usuale della cannabis.

creditphoto: amazon.it
creditphoto: amazon.it


I colori della bandiera Rasta rappresentano il sangue che è stato sparso, la terra, la ricchezza dell’Africa ed il colore della pelle. Lo stemma raffigurante il leone è il simbolo della Tribù di Giuda. Essere Rasta significa vivere libero, rappresentare un elemento positivo per la società, che è quello che ha sempre provato a fare Bob Marley.

Si è contraddistinto per essere stato la voce di un popolo, l’espressione della lotta di migliaia di persone, il portavoce di sentimenti comuni ed un punto di riferimento per il suo Paese, oltre ad essere stato uno dei musicisti più grandi di tutti i tempi; Bob Marley è riuscito, con una naturalezza ed una spontaneità disarmanti, ad unire il mondo e i diversi popoli al ritmo dei suoi brani.

Chiara Moccia

Seguici anche su

Facebook

Instagram

Twitter