Il Premier britannico chiede le elezioni anticipate a seguito della mozione anti-no deal votata dalla Camera dei Comuni. Oggi il voto del parlamento sul testo delle opposizioni e sullo scioglimento della Camera.
Brexit: nuovo stop alla Camera dei Comuni
La questione Brexit sembra non avere una conclusione. Si fa sempre più concreta, infatti, l’ipotesi di elezioni anticipate.
Il segnale decisivo è arrivato ieri dalla Camera dei Comuni, dove una maggioranza formata da laburisti, liberaldemocratici, indipendenti e nazionalisti scozzesi, più una parte dei conservatori, ha approvato una mozione per costringere la Camera dei Comuni ha votare una legge finalizzata a posticipare la Brexit: 328 i sì contro i 301 no.
La risposta di Boris Johnson è stata durissima; in serata, il premier ha espulso dal partito i 21 deputati conservatori che hanno votato in maniera contraria alle direttive della maggioranza.
Tra questi figurano nomi di spicco, come l’ex ministro delle finanze Phil Hammond, Phillip Lee e Nicholas Soames, nipote di Winston Churchill.
Le divisioni nel Partito Conservatore
Il voto in aula di ieri sembra essere la risposta alla criticatissima sospensione del parlamento per cinque settimane voluta da Boris Johnson, finalizzata ad impedire all’Aula di posticipare nuovamente la data della Brexit.
La scelta del Premier, contestata duramente dall’opinione pubblica, mirava ad evitare gli ostacoli che hanno costretto alle dimissioni Theresa May a seguito dei ripetuti rifiuti all’accordo da lei siglato con l’Ue.
Si aggiunga che il Partito Conservatore è attualmente diviso tra chi, come il Premier, vuole un’uscita dalla Ue entro il 31 ottobre, con o senza accordo, e chi invece spinge per posticipare la data al fine di trovare una soluzione che consenta un’uscita morbida del Regno Unito dall’Unione Europea.
La mozione di ieri ha mostrato ancora una volta un dato inequivocabile: il Partito Conservatore non detiene la maggioranza dei voti in Aula. A seguito dell’uscita dalla maggioranza dell’ex sottosegretario Philip Lee, contrario alla Brexit, i Tories, in coalizione con gli unionisti irlandesi, contano un gruppo di 309 deputati, appena uno in meno della totalità dei partiti di opposizione.
L’ipotesi di nuove elezioni
Boris Johnson, ormai con le spalle al muro, ha deciso quindi di proporre una mozione per sciogliere le Camere ed andare anticipatamente al voto, verosimilmente il 15 ottobre.
Secondo l’ordinamento britannico, è necessario un quorum dei 2/3 della Camera dei Comuni; le opposizioni, in particolare il leader laburista Jeremy Corbyn, è favorevole allo scioglimento della Camera ad una sola condizione; l’approvazione del testo anti-no deal e della firma da parte della regina.
Nella giornata di oggi il Parlamento sarà quindi chiamato a votare tanto sul testo anti no-deal quanto sullo scioglimento della Camera.
Le dichiarazioni di Boris Johnson
“Se questo governo sarà in carica e io andrò a Bruxelles, otterrò un accordo. E ce ne andremo comunque, anche senza accordo, il 31 ottobre. […] Io non voglio le elezioni ma se si voterà per interrompere i negoziati e costringere a un altro inutile ritardo della Brexit, potenzialmente per anni, allora sarebbe l’unico modo” .
Il Premier non ha risparmiato il leader dell’opposizione Corbyn:
“Il suo disegno di legge genererà anni di incertezza e rinvii. Sono determinato a far progredire questo Paese e a condurre il Regno Unito fuori dall’Ue il 31 ottobre”.
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