Nato in Inghilterra il 15 maggio di 73 anni fa, Brian Eno ha letteralmente rivoluzionato il mondo della musica reinventando il sound di tantissime band che hanno fatto la storia e, soprattutto, creando il genere ambient.

Brian Eno, dal pennello ai tasti

Di formazione artistica, durante gli anni della scuola comincia a sperimentare con la musica elettronica, e ciò lo porta a diventare tecnico e tastierista dei Roxy Music nel 1971. L’esperienza ha durata molto breve, poiché un paio di anni dopo Eno pubblica l’album “No Pussyfooting” in cui collabora con Robert Fripp, chitarrista dei King Crimson; il disco raggiunge la Top 30 in Gran Bretagna.
Dopo una piccola permanenza nel punk con il singolo “Seven Deadly Finns”, a metà degli anni ’70 comincerà a esplorare la musica ambient: album come “Discrete Music”, “Music for Films” e “Music for Airports” ne sono degli esempi.

In questo stesso periodo Brian Eno imprime la propria impronta stilistica negli album di artisti del calibro di Ultravox e David Bowie, lavorando con quest’ultimo sulla trilogia berlinese. Nonostante il suo approccio alla musica che cambiò letteralmente il settore, divenne noto al grande pubblico lavorando con i Talking Heads e gli U2.
Negli anni ’90 torna all’arte, prestando i propri suoni a diverse installazioni, mentre nel 2005 registra un album vocale come solista, “Another Day on Earth”. Negli anni 2000 è anche produttore per Paul Simon e per i Coldplay (“Viva la Vida”).

Nel 2008 mette nelle mani dei fan e di chi ha voglia di usarli i propri strumenti del mestiere, realizzando un’app che permetta agli utenti di creare autonomamente delle tracce musicali, mentre negli ultimi anni pubblica delle raccolte particolari come solo lui sa essere: “The Ship”, in cui parla del naufragio del Titanic e della prima guerra mondiale; “Mixing Colours”, in cui recita delle poesie; e infine “Film Music 1967-2020”, dove sono raccolti tutti i suoi brani utilizzati al cinema e in televisione.

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Crediti fotografici: artribune.com

CHIARA COZZI