Briganti, la serie prodotta da Netflix Italia e creata dal collettivo GRAMS* con la regia del direttore irlandese Steve Saint Leger, è arrivata sulla piattaforma streaming nella giornata di ieri, 23 Aprile 2024. Attraverso sei episodi, viene messa luce sulla situazione del Meridione italiano negli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia. I protagonisti di questo viaggio sono i briganti del 1862, in una storia di vittorie e sconfitte contro l’oppressore alla ricerca dell’oro del sud. Ecco la nostra recensione.

Briganti: “Dalla terra si nasce, per la terra si muore”

La serie segue le avventure della protagonista, Filomena de Marco, e della sua evoluzione che la rende sempre più consapevole della situazione in cui è costretta la sua gente. In fuga da un matrimonio violento, si unisce ai Monaco, una banda di briganti a cui dovrà provare la sua lealtà nel corso della serie. Una brillante Michela De Rossi, è accompagnata sulla scena da un affascinante Marlon Joubert, nei panni dello Sparviero. Questo è il narratore della storia ed un eroe chiaroscurale che sembra sempre pensare ad ottenere un proprio tornaconto personale. Le vite dei due si incontrato in una serie di peripezie che li vede allearsi verso un nemico comune, il Generale Fumel, avendo un obiettivo: ritrovare l’oro del sud rubato alla povera gente.

“Dicono che la mia terra è povera. Bruciata dal sole. Maledetta. Ma non è vero, la mia terra è ricca. Per questo c’è sempre stato qualcuno pronto a saccheggiarla”. Con queste parole dello Sparviero viene dato inizio al primo episodio che segna prontamente il tono di tutta la serie. La ragia e la fotografia permettono allo spettatore di perdersi negli spettacoli naturali dell’Italia del 1800. La serie regala un’estetica suggestiva che trasporta l’audience in un mondo rurale in cui la cura dei dettagli, dal trucco alla scelta dei piani di ripresa alle luci e all’uso di diversi dialetti che danno vita all’azione, è sicuramente il punto forte dell’intera produzione.

L’importanza dell’unione

La serie convince per quanto riguarda l’atmosfera creata ma meno per quanto riguarda la messa in scena dell’intreccio. Il costante avanti-indietro di situazioni di pericolo che sembrano succedersi in una trama ciclica, non permette infatti di sviluppare empatia verso i personaggi. Tragedie e sventure non attaccano lo spettatore che si emoziona a fatica perché non si trova ad aver costruito un legame autentico con i personaggi. La chiarezza di legame non va assolutamente ad intaccare però le fantastiche performance del cast, dai già menzionati Michela De Rossi e Marlon Joubert, ai personaggi secondari come il Ventre di Nando Paone, il Pietro Monaco di Orlando Cinque o Jurillo, interpretato dal giovane ma promettente e fortemente espressivo Federico Ielapi.

Ciò che lo show fa perfettamente è descrivere il conflitto interno dei briganti. Questi sono costantemente tormentanti camminando sulla linea che li lega, da una parte, alla libertà del proprio popolo e, dall’altra, al trionfo personale. Lo Sparviero, per iniziare, combatte per la liberazione dell’Italia ma, disilluso, diventa un cacciatore di briganti avvezzo, con la sua morale ambigua, al doppio gioco. Anche i briganti tra loro nutrono astio, con battute colorite vengono mostrate non solo discriminazioni di genere ma anche di appartenenza territoriale. L’intera fede della banda Monaco si sgretola quando pensano si nasconda tra loro un traditore ed il capofamiglia, riconosciuta l’importanza del legame che li unisce, fa di tutto per ritrovarlo. La paura della morte e la fame di ricchezza separano quando l’unione si conferma sempre l’arma più forte dei briganti. È Fumel ad affermare: “Fino a quando vi tradirete a vicenda, per me sarà sempre troppo facile”.

Donna e libertà

Mentre gli uomini della serie faticano a guardare oltre, le donne lo fanno con naturalezza. Nella storia di Briganti queste non sono solo protagoniste ma sono la varie facce della libertà. Filomena de Marco, è una donna caratterizzata da un profondo senso di giustizia e da una forte determinazione che la fa agire di fronte alla paura. Quello di De Rossi è un personaggio complesso che tenta di scogliere i propri nodi interiori ma che non dimentica mai per chi ha deciso di vivere: la sua gente.

Ciccilla, interpretata con gran naturalezza da Ivana Lotito, è per i Monaco ciò che le radici son per gli alberi. Non solo è forte ed intelligente ma conosce l’onore e grazie ad esso si muove. Se non verso un popolo, la sua devozione và verso la sua famiglia e più volte si trova ad essere l’unica a lottare per Filomena, per non lasciarla sola, per vendicarla di fronte ad un forte disinteresse. Quando Pietro arriva ad affermare di voler combattere per la libertà lo fà anche perché ispirato dalla moglie che lo ha come svegliato da un incubo di solitudine.

Una carismatica Matilda Lutz interpreta Michelina de Cesare, l’icona della rivoluzione. Parla direttamente al popolo, gridando ad una vita libera dallo straniero e chiedendo aiuto alla gente del Sud. Michelina è la regina della ribellione che riconosce, nel suo ruolo più pienamente politico, l’importanza del sostegno del popolo. L’unione darà la vittoria e Michelina è simbolo di unione, di ripresa, della determinazione delle donne del Sud e per questo viene ammirata e temuta.

Briganti si distingue per la sua capacità di intrattenere e di far pensare il pubblico, trasformando in romanzo un periodo ed una criticità troppo spesso dimenticata della storia italiana, con elementi epici e anche punte di divertimento. Ideale per un binge-watching e piacevole, la serie si rivela un altro bel progetto da aggiungere all’interno del mondo delle produzioni italiane.

Francesca Cramerotti

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