Negli ultimi giorni si è creata una profonda tensione tra la Svezia e il Mondo Islamico. Il 28 giugno scorso -giorno in cui cade la Festa musulmana di Eid al Adha– durante una manifestazione autorizzata, un cittadino svedese di origine irachena ha bruciato il Corano proprio davanti alla Moschea centrale di Stoccolma. Prima ha preso a calci il testo sacro e, in seguito, gli ha dato fuoco. “Non stiamo combattendo contro i musulmani, ma contro i loro pensieri”, si è giustificato l’uomo, che in seguito è stato indagato per “incitazione all’odio”. Purtroppo lo Stato scandinavo non è nuovo a certi tipi di esternazioni. Già nel gennaio scorso, un leader danese di estrema destra, Rasmus Paludan aveva bruciato una copia del libro nei pressi dell’ambasciata turca insita nella capitale. Il “rogo” del Corano in Svezia mette a serio rischio l’ingresso di quest’ultima nella Nato.

La reazione della Turchia e del Marocco dopo il “rogo” del Corano in Svezia

Il Presidente turco Erdogan, anch’egli a capo di un Paese membro della Nato, ha espresso parole molto dure nei confronti del gesto, scagliandosi soprattutto contro le autorità svedesi che non sono intervenute con sufficiente decisione per fermare l’accaduto. “Monumenti occidentali di arroganza”, ha dichiarato; “Insegneremo a quei monumenti che insultare i musulmani non è libertà di pensiero”. Questo mette in una posizione molto difficile Stoccolma, il cui probabile ingresso nella Nato sarà oggetto di discussione durante il Vertice che si terrà a Vilnius l’11 e il 12 luglio. Lo stesso Erdogan ha annunciato che la Turchia si opporrà a tale decisione “nel modo più forte possibile, finché non sarà ottenuta una vittoria decisiva contro le organizzazioni terroristiche e l’islamofobia”.

Nel frattempo, a seguito di questo episodio, diverse proteste hanno dilagato in tutto il Medio Oriente. A Baghdad, alcuni manifestanti hanno fatto irruzione all’interno dell’ambasciata svedese, portando con loro cartelli di protesta e bruciando alcune bandiere arcobaleno, simbolo della comunità LGBT+, secondo quanto riportato dall’Ansa. Hanno lasciato il loro presidio solo dopo l’intervento degli agenti della sicurezza, circa quindici minuti più tardi. Da parte del Marocco, invece, la reazione è stata ancora più estrema. Il Paese, infatti, ha richiamato il suo stesso ambasciatore dalla Svezia e ha giudicato l’intera situazione come “offensiva e irresponsabile”. Anche l’Iran ha bloccato la stabilizzazione del suo nuovo ambasciatore a Stoccolma: lo ha annunciato il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian, attraverso i suoi canali social.

La difesa della Svezia

L’organizzatore della protesta avvenuta in Svezia il 28 giugno, Salwan Momika, aveva già preannunciato giorni prima che avrebbe bruciato il Corano. Nonostante ciò, le autorità svedesi hanno comunque permesso che la manifestazione avesse luogo, appellandosi alla libertà di parola: l’atto di bruciare il Corano, secondo la giustizia svedese, non è imputabile come reato e non costituisce un rischio per l’ordine pubblico. Tuttavia, a seguito del gesto di Momika, la polizia ha diffuso un comunicato in cui affermava che l’uomo è stato denunciato per istigazione all’odio.

Lorenza Licata

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