Ieri il calcio è ripartito dando un cazzotto deciso al Coronavirus. Il carrozzone sportivo più importante d’Europa, e forse del mondo, si è ripreso il suo palcoscenico balzando, nuovamente, agli onori delle cronache mondiali. Tutti i tifosi del nostro Pianeta, ieri, si sono collegati alla pay-tv per assistere al primo spezzone della 26a giornata del massimo campionato teutonico. Tutti presenti: anche chi non si è mai interessato alla Bundesliga.
D’altronde, la voglia di respirare nuovamente calcio è tanta: lo stop portato dal Covid-19 ha sottratto “la cosa più importante delle meno importanti” a tutti i tifosi che, dall’oggi al domani, si sono ritrovati orfani del passatempo più inebriante. La ripartenza, però, ci ha consegnato un prodotto estremamente diverso da quello che conoscevamo. Avete presente quando perdete i contatti con una persona e, per puro caso, la rivedete al parco pubblico oppure al supermercato dopo anni di lontananza? In molti casi, faticherete a riconoscerla appurando, in tono sommesso, il cambiamento radicale. Ecco, la stessa sensazione l’abbiamo vissuta ieri pomeriggio alle 15:30, orario che ha sancito il ritorno in campo della Bundesliga. Tra goal ed ipocrisia, possiamo chiamare “calcio” lo spettacolo visto ieri?
Ipocrisia condita da goal spettacolari
La premessa è d’obbligo: assistere ad una partita di calcio lascia sempre un senso di compiacimento, quasi onirico, in tutti gli appassionati. Il goal è sempre emozionante. Conta poco il contesto. O forse no? Possiamo definire “calcio” il prodotto visto ieri? Non credo. L’assenza dei tifosi, ovviamente, rappresenta il primo schiaffo al vecchio football: senza colori, cori ed esultanze è sembrato tutto “vuoto”. Quasi senza anima. In alcuni impianti sportivi hanno apposto cartonati sugli spalti mentre in altri stadi c’era un sottofondo, flebile, di tifo: erano gli altoparlanti. Un goffo tentativo di riempimento. Come quando gli adolescenti s’imbottiscono di ovatta alcune regione del corpo per sembrare più grandi e procaci.
I calciatori in panchina, separati per mantenere la famigerata “distanza sociale“, sembravano quasi bambini in castigo. Anche le esultanze di squadra hanno inciso su questo prodotto difettato: colpetti col gomito, segni d’assenso con le mani, applausi a distanza ed occhiolini strizzati. Tutto molto casto. A vincere è stata, soprattutto, l’ipocrisia.
Perché la Bundesliga ha incarnato perfettamente il sentimento popolare che porta avanti l’idea del “terminare i tornei assolutamente. Il resto? Non importa“. Anche a costo di accanirsi su un prodotto senza senso. Questa presa di posizione, che potrebbe avere ragioni solide, si è dissolta come neve sotto al sole dell’ipocrisia. Perché non si può esultare normalmente quando le marcature, soprattutto sui corner, sono rimaste identiche? Nell’area di rigore il Coronavirus non è efficace? Ci sfugge la differenza tra le due situazioni, onestamente.
Possiamo definire “calcio” la Bundesliga ammirata ieri?
“Che bello! Ieri è ricominciato il calcio!”
“Ma tu ricordi cos’era il calcio prima del Coronavirus?”
Due frasi, anche banali, che potrebbero riassumere perfettamente le due correnti di pensiero che, in tutti i Paesi europei, si stanno confrontando. Anche in Italia. Possiamo definire “calcio” lo spettacolo visto ieri in Bundesliga? Sì e no. Una luce alogena illumina ma non possiamo chiamarla sole. Ecco, probabilmente la differenza è tutta qui: in tempi di magra, l’essere umano arriva a rosicchiare anche le ossa. Chiamasi spirito di sopravvivenza. Ma quelle spoglie non potranno mai donare al corpo umano l’apporto nutritivo di un cenone di Natale.
“Chi si accontenta, gode“. Assolutamente. Ma un diamante non può mai valere come un pezzo di vetro levigato. Il prodotto di ieri si può chiamare calcio? Sì, ma non confondiamolo mai con quello vissuto prima del Coronavirus. Esultiamo per il suo ritorno? Sbagliato. Lo sport più bello del mondo non è tornato: si è presentato, soltanto, un suo lontano parente che possiede i suoi stessi tratti somatici. Solo quelli, perché tutto il resto è completamente diverso. Nuovo. La Serie A potrebbe ricalcare la strada della Bundesliga e, prossimamente, quella della Premier League? Possibile, non abbiamo dubbi in merito.
In molti spingono per riprendere i campionati. La ripartenza del calcio è un segnale comunque positivo: la malattia pandemica fa meno paura di qualche mese fa. Ma non paragoniamolo al calcio prima del Covid-19, vi prego. Quel mondo era in grado di far sognare tutti. Questo lascia soltanto un velo di tristezza ed ipocrisia…
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