Sabato 14 ottobre si sono festeggiati i dieci anni del Pd. Al Teatro Eliseo di Roma hanno sfilato vecchi e nuovi segretari e protagonisti di un partito democratico che, dopo un decennio, appare molto diverso da com’era. Ieri c’era Veltroni e il suo “Non abbiamo paura della parola sinistra”. Oggi Renzi e Gentiloni. Vediamo come è cambiato e perché votarlo o no oggi.

Matteo Renzi al teatro Eliseo durante l’evento ”Democratici nati ? 10 anni Pd”, Roma 14 ottobre 2017. ANSA/TIBERIO BARCHIELLI

Il Pd compie 10 anni: un’enormità in politica. Un tempo lungo anche in una vita. Per festeggiare questo compleanno “democratico” è stata organizzata una festa che è sembrato più un congresso. Hanno sfilato e parlato sul palco del Teatro Eliseo di Roma vecchi e nuovi protagonisti delle varie stagioni del Partito Democratico. A ricordarci le diverse anime che lo hanno attraversato. E quanto oggi sia diverso da ieri. Anche attraverso le assenze.

Un decennale dal retrogusto un po’ amaro per il partito democratico, che spegne le dieci candeline in un clima di forte contrapposizione all’interno del centrosinistra. a causa del Rosatellum bis e degli addii degli ultimi mesi.

Pd: la festa all’Eliseo

Inizia con l’inno dell’Ulivo, La Canzone Popolare di Fossati, la festa per i 10 anni del Pd. Perché in fondo è da lì che tutto nasce, da un Ulivo che aveva bisogno di crescere, consolidarsi. E cambiare faccia. Se questa è la colonna sonora, la regia è di Walter Veltroni. E, diciamolo, lo spettacolo è sempre stato il suo campo. Nelle prime file siede Franco Marini, omaggiato come un padre nobile. 

“Per #10anniPD con riconoscenza e nostalgia penso ai tanti entusiasti ed esigenti militanti, veri protagonisti della storia del Pd”  Così Enrico Letta su Twitter

Presenti tanti ministri, da Franceschini a Lotti, da De Vincenti a Poletti e Fedeli. Ma in questi casi si notano molto anche le assenze. Pesa quella di Romano Prodi (qualcuno in sala grida “Perché non c’è?” che resta senza risposta). Si avverte quella di big storici come Arturo Parisi e Francesco Rutelli, che pure abbiamo viso in tv negli ultimi tempi. Manca pure Andrea Orlando, leader della minoranza dem dei giorni nostri. Tutto ciò a memoria di divisioni, tensioni e scaramucce che, al contrario, non sono mancate mai. Ma questa è la politica italiana, bellezza. E probabilmente non cambierà mai. Dunque passiamo ai discorsi.

Compleanno Pd: il discorso di Walter Veltroni

Gli interventi al Teatro Eliseo a Roma per i 10 anni del partito iniziano da Walter Veltroni e il suo omaggio alle origini. Ovvero: Romano Prodi, figura autorevole e fondatore dell’Ulivo, da cui nasce il Pd. E assente alla festa. Ma cosa resta di quel movimento e delle sue idee, a parte il ramoscello d’ulivo? È utile ricordare che, nella sua storia lunga e spesso contorta, l’obiettivo dell’Ulivo era quello di riunire sotto un’unica bandiera le diverse anime del riformismo italiano di centrosinistra.

Walter Veltroni all’Eliseo di Roma per i 10 anni del Pd credits: formiche.net

E oggi? Oggi il Partito Democratico, per dirla con Veltroni, rischia di essere colpito dagli stessi mali che hanno ucciso il suo padre putativo: “il massimalismo e le divisioni“. Che poi altro non sono che i due mali storici della sinistra. Ma il primo segretario Pd si conferma anche un po’ poeta e scrittore. E un po’ sognatore. Dice, prima di chiudere con l’appello a Renzi e Gentiloni per lo ius soli:

 “Non abbiamo paura della parola sinistra, è un’idea del mondo e della giustizia, cambiata nel tempo come è dovere farlo, la sinistra ci ha messo troppo a capire che libertà e giustizia non sono separate. Sinistra è libertà, per me sinistra era quel ragazzo cinese con le buste della spesa e non il carro armato”.

Veltroni non disdegna una stoccata all’ex rivale storico Massimo D’Alema e ai suoi. Poi tocca rapidamente gli argomenti più delicati della sua avventura al comando del partito: la vocazione maggioritaria e l’antiberlusconismo. E ci ricorda perché è una figura ancora amata: perché sa parlare alla pancia dei dem. E sa comunicare: sottolinea i punti forti della storia del Pd e sorvola su quelli deboli. Come l’indebolimento del secondo governo Prodi dovuto proprio alla nascita del Pd. Punge come un’ape e vola come una farfalla. Forse potrebbe insegnarlo anche a Matteo Renzi.

Renzi&Co.: gli altri discorsi che non scaldano i cuori dem

Dai protagonisti Pd di ieri a quelli di oggi. All’Eliseo parla anche Paolo Gentiloni, attuale premier. Il succo del suo discorso è di puntare ad andare avanti, ringraziando chi ha tracciato la strada. The show must go on. E il Pd pure. E, se possibile, deve cercare di vincere le prossime elezioni.

“Teniamocelo stretto questo Pd perché non so come sarebbe sopravvissuta una sinistra di governo e una sinistra in generale se non avesse assunto la forma del Pd. Il Pd c’è, lotta insieme a noi si potrebbe dire”.  Gentiloni chiude il suo intervento  confermando l’impegno del governo per far approvare lo ius soli. Poi la parola passa a Matteo Renzi, con lo sguardo rivolto alla legge elettorale , alle prossime elezioni e alla polemica stantia contro chi c’era prima. 

 “Il nostro avversario è il centro-destra. Se passa come spero il Rosatellum abbiamo di fronte a noi un corpo a corpo in tutti i collegi con un centrodestra populista, che ci ha lasciato con lo spread e la più grande crisi economica del dopoguerra. O noi saremo nelle condizioni di capire che questa è la sfida o rischieremo di perdere non noi come Pd ma l’Italia”.

Che qualcuno gli dica di farsi dare ripetizioni da Walter Veltroni, please.

 

Federica Macchia