“Cafarnao – Caos e miracoli”: la tragedia raccontata attraverso occhi innocenti

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Di Redazione Metropolitan

Il nuovo film di Nadine Labaki candidato al premio Oscar per il Miglior film straniero e vincitore del “Premio della giuria di Cannes”. Potente, evocativo ed emozionante.

La regista libanese ha deciso di posare il suo occhio meccanico sulla storia di Zain, un ragazzo di dodici anni con una famiglia numerosa che vive a Beirut il dramma della guerra, della violenza e della povertà. Il piccolo, però, non vuole rassegnarsi al sistema ed è pronto a citare in tribunale i suoi stessi genitori per averlo generato quando non erano in grado di crescerlo in modo adeguato, solo di dargli amore.

La battaglia di questo bambino ha un eco universale e impersona tutti le grida degli “ultimi”, degli emarginati, dei disagiati, di coloro che sono costretti a lottare contro ingiustizie e di coloro che sono schiacciati da un sistema in cui bisogna avere un pezzo di carta che dimostri la nostra esistenza.

Durante l’incontro con la regista Labaki è emerso che questo lungometraggio è il risultato di 3 anni di ricerche in cui lei stessa si era recata nei quartieri più disagiati e periferici della città per osservare la drammatica situazione. Alla fine della registrazione, il risultato erano 520 ore di materiale, proprio perchè aveva lasciato i suoi attori liberi di essere stessi e di improvvisare. Con questo spirito ha lasciato che gli esseri umani narrassero altri esseri umani, con tutta la loro semplicità e allo stesso tempo complessità.

Nadine Lbaki mentre dà delle direttive al protagonista Zain Al Rafeea
Nadine Lbaki mentre dà delle direttive al protagonista Zain Al Rafeea
La regista Nadine Labaki insieme al protagonista del suo film Zian Al Rafeea nelle strade di Beirut

A tal proposito, ciò che abbiamo domandato alla regista è quale fosse il suo atteggiamento verso i suoi giovani e inesperti attori e lei ci ha risposto di essersi completamente messa al servizio dei piccoli talenti, affinché il film non risultasse fittizio e lontano dalla realtà, ma fosse un emblema di ciò che si sta vivendo nel Nord Africa.

Tramite quest’opera cosi potente, i bambini e le loro famiglia hanno finalmente avuto un “lieto fine”, trasferendosi in Europa e potendo finalmente accedere ad un sistema scolastico.

Un happy ending inaspettato e commovente, perchè raro.

Il film è assolutamente diretto e incisivo, invita lo spettatore a riflettere sulla condizione umana di malessere, fin dall’infanzia, un periodo di vita che dovrebbe essere solo sereno e spensierato, non scandito da povertà, guerra, fughe verso un altro continente alla ricerca di una vita migliore e di matrimoni combinati sin dalla nascita.

Il lungometraggio uscirà nelle sale italiane l’11 Aprile.

Claudia Colabono