Caso Caivano: dopo l’omicidio di Maria Paola, la stampa è accusata di misgendering

Oltre al danno, la beffa: numerose testate giornalistiche hanno parlato del compagno di Maria Paola al femminile, nonostante la sua identità di uomo trans, definendo anche il rapporto tra i due “omosessuale”.

La tragedia di Caivano

Pochi giorni fa, Maria Paola Gaglione è stata uccisa dal fratello Michele Antonio, che ha speronato lo scooter su cui viaggiavano la vittima e il compagno, Ciro Migliore. Il movente dell’aggressione è stata l’incapacità di Michele di accettare la relazione della sorella con un uomo trans, motivo di chiacchiere e prese in giro in paese. Dopo aver speronato il veicolo, Michele ha poi seviziato Ciro con violente percosse, rendendo necessario un ricovero urgente presso la clinica Villa dei Fiori di Acerra. Non c’è stato nulla da fare invece per Maria Paola, che ha perso la vita poco dopo l’urto. “Volevo darle una lezione, non ucciderla. Ma era stata infettata“: questa la dichiarazione del fratello.

Violenza di genere: l’incapacità della stampa di presentare i fatti

Accanto alla violenza di Michele, c’è però un altro tipo di violenza, più subdola, perpetrata da svariati giornalisti ai danni di Ciro, provato dall’aggressione fisica e in lutto per la perdita della sua compagna. La loro relazione non è stata compresa né tanto meno ben raccontata dalla stampa, che ha definito “omosessuale” il loro rapporto, nonostante Ciro sia da considerarsi a tutti gli effetti uomo. Come se ciò non bastasse, in alcuni articoli ci si è riferito ai due ragazzi chiamandoli semplicemente “amiche”, come se la loro relazione di fatto non esistesse e, di nuovo, ignorando l’identità di genere di Ciro. La comunità LGBTQ+ è indignata di fronte a una simile incapacità di rappresentare una vicenda drammatica come questa. Urge che i professionisti dell’informazione imparino a dialogare con queste realtà e a conoscerle, per poter sviluppare gli strumenti più adeguati per riportare i fatti in maniera obiettiva.

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