Si chiamava Santo Romano e aveva solo diciannove anni il ragazzo ucciso la scorsa notte a San Sebastiano al Vesuvio, provincia di Napoli. La vittima si trovava con degli amici in piazza Raffaele Capasso; l’omicidio sarebbe avvenuto al culmine di una violenta lite tra gruppi. Il giovane è stato colpito in pieno petto da colpi di arma da fuoco, esplosi da una persona al momento ancora non individuata; trasportato d’urgenza all’ospedale del Mare, poco dopo il suo arrivo al pronto soccorso. Un altro proiettile ha ferito al gomito un diciannovenne, che però non sarebbe in pericolo di vita.
Capasso, nato ad Acerra ma residente a Casoria, era incensurato, e giocava come portiere dell’Asd Micri, formazione che gioca nel campionato di Eccellenza. Sul caso indagano i carabinieri della sezione operativa della compagnia di Torre del Greco. In queste ore, le forze dell’ordine stanno raccogliendo le testimonianze dei presenti, per poi procedere con l’acquisizione di eventuali immagini da impianti di video sorveglianza pubblica e privata.
L’omicidio a San Sebastiano al Vesuvio, a pochi giorni da quello di Emanuele Tufano
La morte di Santo Romano è solo l’ultima di una lunga lista. Sparatorie nel cuore della notte, regolamenti di conti tra bande o, banalmente, persone che si sono trovare nel posto sbagliato al momento sbagliato. Due settimane fa era toccato ad Emanuele Tufano, quindicenne del Rione Sanità, freddato la sera tra il 23 e il 24 ottobre in una traversa di Corso Umberto I, Forcella. Pochi giorni fa, durante i suoi funerali, che si sono tenuti nella basilica di Santa Maria alla Sanità, l’arcivescovo di Napoli Don Mimmo Battaglia ha tenuto un’accorata omelia, in cui ha parlato di quest’assurda e immotivata scia di sangue. «Basta parole di fronte l’ennesima vittima di violenza, l’ennesimo copione che si ripete. È arrivato il momento di interrompere questa violenza. Dico e prego i giovani di scegliere la vita e non seguire i cattivi esempi. E dico a chi ha fatto scelte sbagliate di deporre le armi, Napoli deve cambiare», sono state le sue parole.
Alla messa hanno partecipato anche Tina e Antonio Maimone, genitori di Francesco Pio, ucciso a diciott’anni da un colpo di pistola, ennesima vittima innocente della criminalità locale. Con l’assassinio di Romano, appare evidente come, per il momento, l’appello di Don Mimmo sia rimasto inascoltato.
Federica Checchia
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