È durato appena cinque mesi il mandato di Matteo Fantacchiotti alla guida di Campari. Il manager, nominato ad aprile, ha rassegnato a sorpresa le dimissioni «per motivi personali», con effetto immediato. Lo ha annunciato Campari in una nota, specificando che il contratto è stato risolto di comune accordo e che sono in corso le negoziazioni con il manager per definire la buonuscita. La notizia ha generato sconcerto fra gli investitori e il titolo Campari non è riuscito a fare prezzo in apertura di Piazza Affari, con un ribasso teorico del 9,4%.
Dopo aver espresso il suo rammarico a seguito della decisione di Matteo Fantacchiotti, Luca Garavoglia, presidente del Consiglio di amministrazione, ha dichiarato: «La nostra ambizione di crescita rimane fortissima. Abbiamo davanti a noi un futuro solido, grazie alla nostra solida organizzazione, alla nostra presenza globale e, in particolare, al nostro portafoglio unico» di alcolici. «In continuità con quanto fatto finora», ha aggiunto il numero uno della holding Lagfin che controlla Campari, «la nostra priorità continua a essere la costruzione delle nostre marche, con l’obiettivo di continuare a generare una crescita profittevole e sovraperformare il nostro settore nel lungo periodo, come abbiamo fatto sin dalla nostra quotazione nel 2001»
La nuova struttura Campari
Il board ha quindi deciso di nominare Paolo Marchesini (chief financial and operating officer) e Fabio Di Fede (general counsel and business development officer) come interim co-ceo e membri esecutivi di un «comitato per la transizione della leadership, che sarà presieduto da Bob Kunze-Concewitz», amministratore non esecutivo e in passato a.d. della società.
Questo comitato, insieme al comitato remunerazione e nomine, «sarà anche responsabile per l’identificazione del nuovo chief executive officer, da proporre al consiglio di amministrazione dopo una valutazione di profili sia interni che esterni, in linea con le best practice della governance». Jean-Marie Laborde è inoltre nominato vice presidente.