Si intitola “Can be you” ed è la campagna fotografica di fundraising del progetto Donnexstrada per sensibilizzare contro la violenza sulle donne. L’11 dicembre allo Spazio Fontanella a Roma verranno condivise immagini che vogliono indurre a riflettere sul tema della violenza. Perché si possa continuare a combattere insieme la paura di un atto che nasce dal mancato rispetto, che è il prodotto più ovvio del patriarcato, più o meno interiorizzato, di oggi. Perché ogni donna che torni a casa da sola possa guardarsi intorno perché è affascinata da ciò che vede, non per tutelare sé stessa.

Il titolo del progetto e il potere dell’arte

Can be you“. Puoi essere te. Un titolo a effetto, che nasconde una verità triste: le vittime potremmo essere noi. Io che scrivo questo articolo, tu che leggi, tua madre, tua sorella o qualunque altra donna. Can, “puoi”. Non could , “potresti”, non c’è una condizione a deciderlo, non c’è una scusa a giustificarlo. Puoi. Senza se e senza ma. O forse un ma c’è è bello grosso e riassume il problema: ma non dovrei trovarmi in una situazione del genere. Eppure, c’è ancora tanto lavoro di sensibilizzazione da fare e Donnexstrada ha deciso di affidare questo suo ulteriore passo nella direzione della sicurezza delle donne all’arte.

Quest’ultima parla anche laddove le parole non ci sono, perché non ci sono parole per esprimere l’irrispettosa e mostruosa ingiustizia che corre dietro le molestie o il cieco terrore che attanaglia una donna ogniqualvolta creda di essere o venga seguita. L’arte capisce anche l’incomprensibile e spiega; colpisce brutalmente e mette davanti alla realtà dei fatti. A far comprendere l’entità del problema non è bastata la disumanizzazione della similitudine con i richiami per il gatto che dà il nome alla pratica del catcalling. Che provi l’arte a mostrare quale mancanza di rispetto possa essere trovarsi nel centro del mirino. E così ci si trova davanti a una serie di foto che trasmettono tutta la paura che passa per le mani, per la voce e per i colpi mortali inferti a mente e corpo di chi si prende la libertà, se non la vita, di un’altra persona.

Donnexstrada, “Can be you” e perché non possiamo farne a meno

C’è differenza tra andare dove si vuole e dove si può; c’è tra fare quello che si vuole e quello che si può. C’è tra uscire di casa senza pensieri per raggiungere i propri amici e farlo immaginando già quali siano le strade più sicure. C’è tra essere al sicuro e sentirsi al sicuro. Donnexstrada tenta di rompere quest’ultima contraddizione mettendo a disposizione delle donne il proprio tempo, speso ad ascoltare. Tramite supporto psicologico o tramite videochiamate per tenere compagnia a chi torna a casa. Si tratta di una soluzione che protegge le donne, se è ancora troppo lunga la strada per educare gli uomini. Donnexstrada non resta a guardare, ma agisce, e lo fa intrecciando l’aiuto a quella sorellanza che permette di dire che sì, posso essere io.

Si potrebbe pensare che il problema non venga risolto, che resti comunque lì, ad aspettare dietro il prossimo vicolo, dentro la prossima strada senza uscita. Nutrendosi di quella stessa paura che lo annuncia. Eppure non è così: con più di 700 persone riaccompagnate a casa al sicuro e oltre 100 mila followers su Instagram, Donnexstrada è necessario. Una donna su due subisce molestie, dice l’ultima indagine Istat. Ogni volta che anche solo una, una qualsiasi, rientra a casa al sicuro è una vittoria.

Sara Rossi