L’andamento decisamente positivo della curva epidemiologica dell’emergenza pandemica da Covid-19 delle ultime settimane, a livello globale, ha riacceso un barlume di speranza. I Governi di svariate nazioni, difatti, si dicono pronti ad una nuova fase di ripresa. In molti hanno cominciato a revocare le norme igienico-comportamentali che da due anni a questa parte ci hanno accompagnato. Mentre altri, al contrario, sono in procinto di farlo. Tuttavia, il virus sembrerebbe non essere l’unico ostacolo alla ripartenza. A ritardare, se non a vanificare del tutto gli sforzi di cittadini ed Esecutivi, ci sono le numerose proteste di coloro che si sono sempre detti contrari alle regole. Lo abbiamo visto in Italia, ma anche oltreoceano le cose non vanno di certo meglio. Stando a quanto riferisce un’Ansa dell’Ultima Ora, infatti, diverse manifestazioni no-vax starebbero bloccando la produzione in Canada, con una conseguente perdita giornaliera pari a 300 milioni di dollari.
Ford e Toyota chiudono contemporaneamente i loro stabilimenti in Canada
La pandemia ha comportato l’adozione di misure straordinarie, alle quali nessuno si è adeguato facilmente. E così, da un lato c’è chi ha deciso di aderirvi, seppur con riluttanza. Dall’altro, invece, in tanti hanno scelto di non seguirle affatto, esternando il proprio malumore. Per non parlare, poi, della grave crisi finanziaria che si è innescata a posteriori, che non ha fatto altro se non inasprire ancora di più il malanimo della popolazione. Insomma, una situazione sicuramente non facile e di insofferenza generale che, alle volte, è sfociata in autentici episodi di dissenso.
In Canada, ad esempio, da giorni i camionisti no-vax stanno bloccando l’Ambassador Bridge, fa sapere l’Ansa. Un fatto preoccupante, dal momento che si tratta della principale via di comunicazione e il più importante punto di smercio con gli Stati Uniti. Ciò significa che i suoi effetti negativi si riversano inevitabilmente sulla produzione e sull’economia del Paese. Non a caso, la Ford e la Toyota hanno indetto la chiusura temporanea dei loro stabilimenti per mancanza di pezzi, il cui arrivo viene ostacolato dalla protesta in corso. E infine, persino la Stellantis, il colosso che ha inglobato Fiat-Chrysler, ha annunciato dei ritardi.
Scritto da Diego Lanuto.
Per rimanere aggiornato sulle ultime news, seguici su: Facebook, Instagram, Twitter.