Per la consueta rubrica Dantedì, oggi entriamo nel vivo del canto 21 del Purgatorio. Ci troviamo ancora una volta nella quinta cornice, dove gli avari e i prodighi espiano le loro colpe. Tema centrale di questo canto sarà l’apparizione di Stazio che si prepara all’ingresso nel Paradiso.
Lasciato l’alone tensivo del precedente canto – che si chiude con lo scoppio del terremoto, la cui causa è ignota ai pellegrini Dante e Virgilio – il canto 21 del Purgatorio si apre con un’apparizione improvvisa e misteriosa. Sulla scena irrompe uno spirito le cui sembianze sono comunemente identificate a quelle di Gesù risorto: si tratta del poeta Stazio, autore della “Tebaide”. Stazio affiancherà i due pellegrini fino al loro ingresso nel Paradiso e, differentemente da Virgilio, accompagnerà Dante fino all’ultimo atto purificatorio prima dell’ascesa in cielo. Stazio acquisirà l’eredità dottrinaria di Virgilio, incarnando così una figura preparatoria di Beatrice facendo del viaggio di Dante un viaggio poetico. Sarà Stazio, inoltre, a consacrare Dante continuatore della poesia classica rinnovata dalla spiritualità cristiana.
Canto 21, riferimenti evangelici
Proprio a specificare l’intenzione purificatrice dell’anima di Stazio, già dai primi versi del canto notiamo dei rimandi al “Vangelo”. “La sete natural che mai non sazia se non con l’acqua onde la femminetta samaritana domandò la grazia” – questi i versi in cui Dante fa riferimento ad un episodio narrato nel “Vangelo” di Giovanni (4, 5-26): l’incontro di Gesù assetato con una donna della Giudea. Al centro, infatti, il tema della sete umana; una sete di conoscenza dell’uomo che può esser appagata solo dalla conoscenza di Dio. Proprio qui, vengono difatti ribaltati i presupposti laici del precedente “Convivio”.
La stessa apparizione di Stazio, è oltretutto un palese rimando evangelico. Come Gesù risorto era apparso ai discepoli lungo il cammino per Emmaus (Luca, 24, 13-32) senza rivelare chi fosse; allo stesso modo Stazio si rivela ai due pellegrini solo in un secondo momento. Una serie di somiglianze queste che si ricollega alla parte conclusiva del precedente canto dove a seguito del terremoto tutte le anime del Purgatorio intonano il “Gloria in excelsis Deo” come ad annunciare l’avvenuta purificazione di un’anima, quella proprio di Stazio.
Stazio, il poeta
Protagonista del canto è così Publio Papino Stazio, poeta romano nato a Napoli nel 45 d.C. L’opera più importante è il poema epico “Tebaide”, composto da dodici libri e che narra le vicende di Tebe a partire dalla rivalità tra i fratelli Eteocle e Polinice. Altro suo grande poema epico, rimasto però incompiuto, è l’“Achilleide” quale elogio alle gesta dell’eroe greco. Profonda ammirazione, la sua, per il poema virgiliano “Eneide” riscontrabile nei versi finali della “Tebaide” e che raffigurano Virgilio come il bene poetico assoluto. L’incontro tra i due sommi poeti nella “Divina Commedia” sovvertirà però le loro posizioni: in quanto investito della beatitudine, Stazio acquisirà un più alto grado facendosi portavoce di un bene poetico rinnovato dalla spiritualità cristiana e che condurrà l’anima di Dante al Paradiso.
Annagrazia Marchionni
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