Conosciuto anche con il titolo di A Christmas Carol, Canto di Natale è forse il libro più letto durante il periodo natalizio.
Non è solo un racconto di Natale, è Il racconto del Natale, in onore di Esso e per tutte le persone che attendono questo giorno facendo un conto alla rovescia sin dal primo di gennaio. Perché si sa, il Natale è forse uno dei periodi più belli dell’anno: luci, colori, addobbi, decorazioni, profumi, calore, amore, serenità.
La sua fama è dovuta anche, per chi non è appassionato di lettura, al film di animazione del 2009 che vede Jim Carrey nei panni del Sig. Scrooge: un’interpretazione magnifica nonostante gli effetti speciali.
Per chi poi fosse interessato alla genesi dell’opera letteraria stessa, consiglio un altro bellissimo film: “Dickens. L’uomo che inventò il Natale” del 2017, il quale dimostra come ogni singolo personaggio della storia sia stato studiato e di come il tutto sia stato influenzato da avvenimenti e persone realmente esistite.
La trama della storia credo sia nota a tutti, ma per chi non ne avesse mai sentito parlare (verrà dalla Luna) ecco un piccolo riassunto: la storia si svolge attorno alla vita di un uomo, Scrooge appunto, che per usare le parole del libro stesso è: odioso, avaro, duro e insensibile. Come aggravante è lui stesso a dichiarare di odiare il Natale: un giorno in cui pagare i conti senza avere denaro; in cui ci si ritrova più vecchi di un anno e non più ricchi di un’ora.
Per chiunque vada in giro con la voce “Felice Natale” in bocca meriterebbe di essere seppellito nel suo stesso pudding con un ramo di agrifoglio conficcato nel cuore. Cosa dire di più? Un Grinch in carne ed ossa che preferisce la compagnia del denaro a quello delle persone, giudicate in base al loro “valore” materiale e non personale.
Solo, vecchio e incattivito dalla vita che lui stesso si è scelto, è circondato da persone che nonostante tutto brindano alla sua salute. Perché se non è questo lo spirito del Natale, che senso ha allora festeggiarlo? È erroneo pesare che i buoni propositi debbano essere scelti il primo dell’anno, dovrebbero cominciare proprio dalla notte della Vigilia ed è per questo che Scrooge riceve la visita di tre Spiriti del Natale passato, presente e futuro. Una possibilità per redimersi, per cambiare.
Al di là delle sue implicazioni “religiose”, è davvero il giorno più bello dell’anno. I membri della famiglia divisa da lavoro, città diverse, vite diverse, si riuniscono attorno ad un tavolo per augurarsi serenità e per godersi leccornie e compagnia.
Al di là del fantastico pranzo, che al Sud dura per ore con gli avanzi che perdurano per giorni, dello spacchettare i regali, del torrone, degli struffoli e castagne, le canzoni di Michael Bublè scongelate all’occorrenza, lo viviamo lasciando chiusi in una stanza problemi e preoccupazioni, fosse anche solo per un giorno.
La prima pubblicazione del libro in Italia vede la luce nel lontano 1873 con una traduzione di Eugenio De Benedetti per la tipografia editrice milanese.
L’edizione da me scelta è di BUR grandi classici Rizzoli del 2019.