In questo appuntamento del Dantedì ci troviamo nel Canto XXVIII, nella nona bolgia dell’ottavo cerchio. Dante e Virgilio trovano i dannati seminatori di discordie. Incontrano poi Maometto, che indica loro Alì, e fa una profezia sulla morte di Fra Dolcino. In questa bolgia il contrappasso consiste nel replicare sul corpo dei dannati la spaccatura che hanno provocato in vita. Per questo, Maometto ha una frattura che va dal mento al coccige. In questo canto, rispetto ai precedenti, non parla solo un personaggio, ma diversi.
Il canto XXVIII si apre quindi con la visione della nona bolgia, uno spettacolo orrido per Dante. Il poeta è infatti inorridito dalla violenza a cui assiste, dal sangue e le piaghe che gli si presentano davanti. Anche se si radunassero tutti i caduti in battaglia dell’Italia meridionale nelle guerre di Roma, dei Normanni, e le guerre scatenate dagli Angioini, non sono paragonabili alla sofferenza che vede lui in quel momento.
L’incontro con Maometto nel canto XXVIII
Il personaggio protagonista di questo canto è Maometto. Fa parte del canto XVIII , ed è tra i seminatori di discordie. La sua punizione è quella di vagare con una ferita che va dal mento al coccige; così, mette in bella mostra i suoi organi, facendo vedere a Dante il cuore e il fegato. Maometto spiega quindi che lui e il personaggio vicino a lui, suo cugino Alì, sono tra i seminatori di scandalo e scisma, per questo sono tagliati a pezzi.
È chiara la visione controversa di Dante nei confronti della religione islamica, vista, all’epoca, come simbolo di divisionismo per la religione cattolica. Infatti, all’epoca si diceva addirittura che Maometto fosse in realtà un vescovo furioso per non essere diventato Papa. Per questo quindi decide di fondare un nuovo credo. Nonostante Dante condanni profondamente la religione islamica, era comunque affascinato dagli studiosi illustri dell’epoca. Non condanna quindi totalmente il mondo arabo e la sua cultura.
La profezia su Fra Dolcino
Virgilio spiega poi a Maometto che Dante non può oltrepassare il ponte per sottoporsi alla pena perché è, in realtà, vivo. Virgilio spiega poi che sta accompagnando Dante per spiegargli e mostrargli i dannati e le loro pene. Tutti gli spiriti rimangono stupefatti da questa rivelazione, fermandosi a contemplarli. Maometto, meravigliato, rivela a Dante un’importante profezia per Fra Dolcino. Gli consiglia infatti, di provvedere a recuperare molti viveri, se non vuole che la neve lo costringa ad arrendersi ai novaresi.
Fra Dolcino è stato un eretico, condannato nel 1307. Fu bruciato vivo, dopo un lungo assedio nella zona di Biella e della Val Sesia. Il suo destino è analogo a quello di Pier da Medicina, altro eretico, di cui però non si hanno molte informazioni. Viene rappresentato senza lingua, che parla attraverso una ferita sul collo. Gli eretici fanno parte della categoria, appunto, dei seminatori di discordia. Vengono condannati duramente da Dante, che trasporta il suo disprezzo attraverso parole dure e suoni e toni aspri, per coloro che ritiene attentatori alla quiete e alla purezza della chiesa cattolica.
a cura di Marianna Soru
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